Radicali, Rita Bernardini indagata. Piano riuscito

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(di Giuliano Guzzo)  «Sono indagata. Il reato che mi viene contestato è la violazione dell’art. 73 del DPR 309/90 “in relazione alla detenzione illegale di sostanza stupefacente” – “accertato il 9 novembre 2012  in Roma”». Non l’ha presa poi così male, Rita Bernardini, la notizia dell’indagine in corso nei suoi confronti dopo che, durante una delle tante manifestazioni di disobbedienza civile, è stata sorpresa insieme ad altri con un totale 592,85 grammi di marijuana. «Non proprio una modica quantità», ironizza poi la Bernardini lagnandosi di essere indagata ma di non essere stata arrestata come «fanno quotidianamente con migliaia di coltivatori fai-da-te».

Forse perché non è vero che «quotidianamente» vengono arrestati «migliaia di coltivatori fai-da-te»? Alla Bernardini, naturalmente, il dubbio non viene. Mentre a noi viene il sospetto che il fatto di essere formalmente indagati, dopotutto, sia proprio l’obbiettivo dei Radicali che, con le loro azioni dimostrative, mirano in questo caso a dimostrare che è del tutto normale circolare con della marijuana e che l’unico a non averlo compreso è il Legislatore. Morale: urge depenalizzare. È il solito trucco, la strategia già usata mille volte, roba vecchia. Che però i Radicali – dando prova di notevole abilità, occorre riconoscerlo – utilizzano sempre con grande maestria. Detto ciò, ribadiamo brevemente le ragioni per cui la marijuana – terapeutica o meno che sia – non deve essere legalizzata. Partendo da quella terapeutica, si annota da un lato come essa, spesso, venga utilizzata anche da persone alle quali non è prescritta (fr. “Journal of the American Academy of Child & Adolescent  Psychiatry”, 2012; 51(7):694–702), configurando il serio rischio di abusi, e d’altro lato, come sottolineato dal dott. Zaninetta, già presidente della Società italiana di cure palliative, come essa non costituisca affatto un “farmaco miracoloso” dato che «serve un dosaggio molto alto e, a quel punto, il risultato è che presenta gli stessi effetti collaterali della morfina. Che è già disponibile e non costa nulla» (“Corriere della Sera”, 3 maggio 2012, p. 27).

Tutto questo i Radicali lo sanno bene, eppure non si danno per vinti nella speranza di poter giungere al loro obbiettivo che non è, ovviamente, la legalizzazione della sola marijuana terapeutica. Quello è solo un pretesto per arrivare ben oltre. Questo anche se, afferma l’ultima Relazione sullo stato delle tossicodipendenze in Italia, da noi il consumo di stupefacenti è in continuo calo, come evidenzia il calo di consumo nella popolazione generale: – 0,09% per l’eroina , – 0,14% per la cocaina, – 0,11% per gli stimolanti, – 0,05% per gli allucinogeni e addirittura – 1,18% per la cannabis. Dati che fanno a pezzi la teoria secondo cui urge legalizzare per abbattere il consumo e che demoliscono una volta di più la leggenda nera contro la legge Fini-Giovanardi, che non ha cagionato alcuna impennata di consumi, anzi.

Cosa che purtroppo non si poteva dire fino a qualche anno fa; per esempio fra il 1995 al 1999, quando la percentuale di coloro che dichiararono di aver provato la cannabis – come risulta dalle precedenti Relazioni sullo stato delle tossicodipendenze – salì, e salì  a dir poco vertiginosamente: + 33%. Questo dicono i numeri o, se preferite, i fatti. Fatti che contraddicono senz’appello la propaganda anti-proibizionista e quanto affermano i Radicali. I quali però non hanno alcuna intenzione di arrestarsi. Semmai, come nel caso di Rita Bernardini, di farsi arrestare così da poter recitare (ancora!) l’antico copione dei politici martiri e filantropi. Sperando che qualcuno, magari un po’ distratto e senza memoria, li prenda ancora sul serio. (Giuliano Guzzo)

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