(di Corrado Sforza Fogliani su Italia Oggi del 15/12/2011) Ascoltata in audizione alle Commissioni riunite Bilancio e Finanze di Senato e Camera assieme (solo) a Banca d’Italia, Corte dei conti, Enti previdenziali, Aifa, Comuni, Province e Conferenza delle Regioni, Confedilizia non ha mancato (dati alla mano) di evidenziare che l’anticipazione al 2012 dell’Imu (l’imposta sostitutiva della vecchia Ici) porterà come minimo ad un maggior gettito pari a 11 miliardi di euro: il 65 per cento circa delle nuove entrate previste dalla manovra Monti, valutate in 17 miliardi.
Gli effetti di questa manovra a senso unico sono al centro dell’undicesima Conferenza organizzativa della Confedilizia che si svolge oggi a Roma. Di certo il mercato immobiliare ne soffrirà pesantemente, sia sotto il profilo delle compravendite che sotto quello delle locazioni. Un aiuto (molto relativo) all’investimento immobiliare potrà venire solo dal calo di fiducia nei titoli di Stato.
L’aggravamento della fiscalità immobiliare ha preteso di trovare una giustificazione nel presupposto che, in Italia, essa sia inferiore a quella degli altri Paesi. Ma il confronto con questi ultimi basato sul rapporto Fisco-Pil è viziato alla radice del fatto che il nostro Pil include anche il sommerso (per cui le tasse sembrano minori di quel che in realtà sono, incidendo su una più ristretta base).
La Confedilizia lo ha ripetutamente rappresentato alle autorità di Governo, sottolineando altresì che fuori d’Italia le imposte di trasferimento sono ragguardevolmente inferiori rispetto alle nostre ed evidenziando, ancora, che il confronto con l’estero non può prescindere dalla considerazione che i proprietari di casa (la cui imposizione fiscale si basa su rendite che di fatto fanno, incostituzionalmente, riferimento al valore dei beni e non, come la legge catastale prescrive, al reddito degli stessi) patiscono in Italia una tassazione patrimoniale (e quindi surrettiziamente, e progressivamente, espropriativa) che non ha paragoni, mentre altrove è caratterizzata dall’essere ancorata al reddito e al civile principio (formalmente stabilito, per la Germania, dalla stessa Corte costituzionale, ancora nel ’95) che il prelievo fiscale non può essere superiore alla concreta capacità di reddito dei beni colpiti.
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Ma tant’è. Con la situazione di emergenza per i nostri conti pubblici, si è preteso di giustificare (come già nel ’92) una manovra che è la confessione dell’incapacità di colpire la ricchezza dove essa effettivamente si annida. Confedilizia continuerà a battersi per un ritorno all’equità e contro ogni discriminazione fiscale, anche nello stesso settore immobiliare.