La legge texana sul battito cardiaco del concepito sta avendo effetto?

La legge texana sul battito cardiaco del concepito sta avendo effetto?
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Dal 1° settembre 2021 in Texas l’aborto è ritornato in gran parte illegale grazie ad una legge unica nel suo genere che ha aperto una “nuova frontiera” nella difesa della vita umana innocente. Firmato dal Governatore repubblicano Greg Abbott pochi mesi dopo la drammatica fine della presidenza Trump (maggio 2021), il Senate Bill 8 – chiamato anche Texas Heartbeat Act (“legge del battito cardiaco”) – prevede sanzioni penali per qualsiasi “interruzione volontaria della gravidanza” (Ivg) a partire dalla sesta settimana dal concepimento, salvo casi d’imminente pericolo di vita della madre. Questo termine temporale coincide con la prima possibilità di individuare il battito cardiaco dell’embrione, ossia delle pulsazioni che giungono da un cuore ancora lontano dall’essere completamente formato ma che segna il lasso temporale all’interno del quale molte donne non si accorgono di essere incinta.

Di fatto il Texas Heartbeat Act, che non fa eccezioni per le gravidanze scaturite da una violenza sessuale, ha reso molto difficile l’aborto in uno Stato di quasi 30 milioni di persone dato che il 90% delle Ivg avvengono solitamente dopo le sei settimane di gravidanza.

Segnando un grande passo avanti in senso prolife nello scontro in atto da oltre cinquant’anni fra il governo federale di Washington, i singoli Stati federati e la Corte Suprema, l’attuale legislazione texana non solo è entrata in vigore quasi 10 mesi prima che la decisione Dobbs della Corte Suprema ribaltasse la famigerata sentenza Roe v. Wade del 22 gennaio 1973 e revocasse il diritto federale all’aborto, ma si differenzia da quelle di altri Stati che hanno cercato di restringere l’aborto per la modalità in cui sono previste le imputazioni a coloro che “aiutano” le donne ad “interrompere” la propria gravidanza. Infatti, il Texas Heartbeat Act inaugura un principio innovativo, ovvero che a portare in tribunale i trasgressori non siano poliziotti, sanitari o funzionari pubblici, bensì comuni cittadini residenti nello Stato o in qualsiasi altro territorio degli Stati Uniti. Se vengono a conoscenza del fatto che una donna ha abortito dopo le prime sei settimane, quindi, essi si possono collegare al sito “Pro Life Whistleblower” (al quale si può accedere solo da territorio statunitense) e denunciare non solo il medico che ha eseguito l’aborto, ma anche chiunque altro abbia “fiancheggiato” la donna, dall’associazione che le ha pagato l’intervento al taxista o autista che l’ha accompagnata in clinica, per fare solo un esempio. In questo caso l’imputato dovrà quindi difendersi in tribunale e, nel caso di sconfitta, dovrà risarcire al querelante le spese legali, più una somma a titolo di “risarcimento” di almeno 10.000 dollari (quasi 9mila euro).

Negli Stati Uniti, sono venti, oltre al Texas, gli Stati federati che hanno provato ad emanare “Heartbeat bills”, ossia leggi che limitano in qualche modo l’aborto intorno alla questione del battito dell’embrione. Queste misure sono molto diverse fra di loro, alcune richiedono semplicemente di obbligare la madre a sentire il battito dell’embrione prima di abortire, come richiesto anche in Italia nella Proposta di legge di iniziativa popolare “Un cuore che batte”, partita a giugno ed aperta alla firma dei cittadini fino al 7 novembre 2023, per integrare uno dei principali articoli della legge n. 194/1978 (l’elenco completo dei Comuni nei quali firmarla si può consultare sul sito www.oraetlaboraindifesadellavita.org), altre limitano le motivazioni per cui una persona può abortire, altre ancora riducono la finestra di tempo per compiere l’Ivg  al di sotto delle 24 settimane concesse a livello federale.

A quasi due anni dalla sua entrata in vigore il Texas Heartbeat Act si è dimostrato molto efficace nel prevenire gli aborti nello Stato, perché sempre meno donne stanno ricorrendo all’interruzione volontaria di gravidanza farmacologica a domicilio, comprando le pillole abortive su internet. Infatti, l’aborto farmacologico necessita comunque di una prescrizione medica e può essere praticato solo fino all’undicesima settimana di gravidanza, dato che dopo diventa più pericoloso e assai poco “efficiente”.  Un tempo, le donne che intendevano praticare un aborto ad ogni costo avrebbero potuto bussare alla porta della “multinazionale dell’aborto” Planned Parenthood o cliniche similari. Tuttavia, da quando l’Heartbeat Act è entrato in vigore, questi “servizi” non possono essere più erogati nello Stato del Texas e non è un caso se, come recentemente segnalato dai grandi media nazionali, la legge sul battito cardiaco ha portato finora alla nascita di 10.000 bambini in più del previsto (cfr. ad es. Gabriel Hays, CNN accused of being ‘disappointed’ Texas heartbeat law led to births of 10,000 babies, Fox News, July 7, 2023).

La notizia, totalmente ignorata dalle testate italiane, è frutto di una ricerca pubblicata sul Journal of the American Medical Association (JAMA) secondo la quale il Texas Heartbeat Act avrebbe portato alla nascita di quasi 10.000 bambini in più rispetto a quelli che ci si sarebbe aspettato di accogliere nell’arco temporale dall’entrata in vigore della legge ad oggi. I ricercatori della Johns Hopkins Bloomberg School of Public Health che hanno condotto lo studio poi pubblicato dal JAMA, hanno esaminato a tal fine «anni di registri delle nascite per capire come la legge statale possa aver influenzato le tendenze locali». Hanno quindi scoperto che, da aprile a dicembre 2022, i primi mesi che avrebbero rispecchiato gli effetti del cambiamento di politica, ci sono state circa 297.000 nascite totali: «circa il 3% in più rispetto alle 287.000 nascite che sarebbero state previste senza la legge», come ha riportato un po’ delusa la CNN. L’associazione prolife Students for Life of America (SFLA) ha twittato in proposito: «10.000 bambini nati, zero donne morte, ma la CNN pro-aborto è delusa. Accidenti». Il presidente della Fondazione Judicial Watch Tom Fitton ha aggiunto: «Dio benedica il Texas! Ringraziamo per quei 10.000 preziosi piccoli!». C’è anche da aggiungere che il Texas Heartbeat Act ha fatto diminuire gli aborti non solo in Texas ma anche in sei Stati adiacenti del 38%, come riportano i ricercatori della Johns Hopkins nel loro studio.

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