L’onda sovranista avanza in Spagna dopo le elezioni amministrative di domenica 28 maggio. Ben dodici Comunità autonome su diciassette (con competenze equivalenti press’a poco a quelle delle nostre Regioni) e diverse grandi città che erano chiamate a rinnovare i propri parlamenti locali hanno infatti detto addio tanto ai socialisti dell’attuale premier Pedro Sanchez quanto alla variegata coalizione di no global, ecologisti e comunisti di Unidos Podemos.
Non certo per riconoscere la sconfitta ed accompagnare il ricambio politico nazionale il Governo di sinistra ha subito annunciato di voler «ridare la parola all’elettorato» già il 23 luglio, in vista del semestre di presidenza europeo della Spagna. Tradotto: Sanchez ritiene di avere migliori chance di arrestare la frana chiamando i cittadini alle urne prima che “venga giù tutto” fra sei mesi alla naturale scadenza del mandato.
Stando ai sondaggi spesso manipolati per favorire la sinistra e/o lo status quo, il Partito Socialista Operaio Spagnolo (Psoe) arrivava alle amministrative con un vantaggio non indifferente sui centristi del Partido Popular (Pp). Due punti e mezzo, in definitiva, che i risultati di domenica si sono incaricati di capovolgere completamente, assegnando il 31,5% dei voti al Pp e 28,1% ai socialisti: circa 800mila voti di differenza.
Il Psoe ha perso la Comunità autonoma di Valencia, feudo del Pp per decenni riconquistato solo di recente dalla sinistra, quella dell’Aragona e la città di Siviglia – complici non pochi scandali elettorali: ma un altro motivo per anticipare le elezioni è proprio di non lasciare che il nuovo potere locale del Pp si sedimenti e si trasformi in un assedio lungo e logorante al Governo di Madrid.
Con le elezioni anticipate la legge elettorale vigente concede ora neanche dieci giorni per presentare le liste e definire le alleanze, circostanza che potrebbe risultare decisiva per superare la componente del Pp contraria al “ticket” nazionale con i sovranisti di VOX, il movimento di Santiago Abascal fondato giusto dieci anni fa, il 17 dicembre 2013, appunto da un gruppo di dissidenti del Pp contrariati dalla prospettiva democristiana del Centro che ci portò a Sinistra.
Per il leader del Pp, Alberto Nuñez Feijoo, la scelta in molte Comunità autonome e consigli comunali appare obbligata: i centristi non potranno che governare con l’appoggio della destra di VOX. Complessivamente, infatti, il movimento di Abascal ha conquistato una percentuale al voto di domenica che lo conferma al terzo posto a livello nazionale con circa il 7,2%.
«Oggi c’è il consolidamento del progetto politico VOX come progetto nazionale! – ha dichiarato all’indomani dei risultati il leader sovranista – VOX è sempre più vicino a costruire l’alternativa per annullare tutta la legislazione della sinistra. Anche gli spagnoli possono essere certi che VOX difenderà i suoi elettori e non accetterà alcun tipo di ricatto» (post pubblicato sulla pagina personale Facebook di Santiago Abascal il 28 maggio 2023).
Ricordiamo che fra la legislazione anti-sociale da “annullare”, oltre alle diverse norme che hanno messo in atto nei vari settori le pretese del mondo Lgbt, c’è anche la recente riforma della legge sull’aborto che, a metà maggio, ha avuto il via libera dal Consiglio dei ministri spagnolo. In pratica, se finalizzata, avrebbe consentito la c.d. interruzione volontaria della gravidanza per le ragazze di 16 e 17 anni senza l’obbligo del consenso dei genitori. La nuova legge, fortemente voluta dalla “ministra” dell’Uguaglianza ed esponente di Unidas Podemos Irene Montero, apportando modifiche alla già pessima riforma del 2015 varata dal governo del precedente leader del Pp Mariano Rajoy, avrebbe portato la Spagna all’avanguardia della “cultura della morte” in Europa.
«Noi siamo necessari per costruire l’alternativa», ha ricordato in un’intervista Abascal rivolgendosi implicitamente a Núñez Feijóo, da un anno alla guida del Partito Popolare che, ricordiamolo, fino a domenica governava solo due Comunità, contro le 10 del Psoe.
Cedere a VOX, che a partire dalle ultime elezioni europeo ha deciso di collocarsi nel Parlamento di Strasburgo nella “famiglia politica” dei Conservatori e riformisti (Ecr) di Giorgia Meloni, significherebbe irrobustirne la presenza a livello sia nazionale sia europeo, mentre rinunciare al suo contributo vanificherebbe il risultato elettorale.
A due mesi dalle elezioni nazionali in Spagna, insomma, la sinistra sembra essere arrivata al capolinea, a meno che non si attivi il soccorso rosso a livello giudiziario o internazionale, si vedrà. Ma il tempo è poco, i due leader del centrodestra non sono inesperti e, come la si voglia vedere, la batosta di queste amministrative è indiscutibile. Alle precedenti elezioni locali del 2019, infatti, il Psoe era la prima forza con un vantaggio di circa 1,6 milioni di voti rispetto al Partito Popolare: da domenica, come detto, il margine di vantaggio è stato completamente sgretolato dai centristi che, ora, sono la prima forza con quasi 800.000 voti di vantaggio e possono disporre (se lo vogliono) di alleati attestati al terzo posto a livello nazionale.Chi ha colto tale importante prospettiva suscettibile di riflettersi anche in vari altri Paesi europei è il vicepremier leghista Matteo Salvini che, all’indomani dell’esito delle elezioni, ha così commentato: «grande risultato per Partito Popolare e VOX alle amministrative in Spagna – Complimenti a loro! Il centrodestra unito vince, in Italia e nel resto d’Europa».