L’europarlamento incalza l’Italia sulle unioni gay

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l'europa incalza Italia(di Alfredo De Matteo) Dalla UE arriva l’ennesimo tentativo di pressing sul governo italiano affinché esso giunga a prevedere una qualche forma di riconoscimento giuridico delle unioni omosessuali.

L’Europarlamento ha infatti chiesto ai nove stati aderenti, tra cui l’Italia, di considerare la possibilità di offrire alle coppie gay strumenti giuridici come la coabitazione, le unioni di fatto registrate ed il matrimonio.

La richiesta dell’Europarlamento è inserita nel paragrafo 85 del rapporto sulla Situazione dei diritti fondamentali nella Ue approvato a Strasburgo. Con tale risoluzione l’Europarlamento chiede anche alla Commissione Ue di presentare una proposta di normativa ambiziosa che garantisca il riconoscimento mutuo delle unioni e dei matrimoni registrati in altri paesi, in modo da «ridurre gli ostacoli amministrativi e giuridici discriminatori che devono affrontare i cittadini per esercitare il loro diritto alla libera circolazione».

Nel capitolo dedicato ai diritti delle persone omosessuali, Strasburgo condanna «con la massima fermezza la discriminazione e la violenza» commesse contro questo gruppo di persone e chiede agli Stati di sanzionare le cariche pubbliche che insultano o stigmatizzano omosessuali e transessuali. Per questi ultimi l’Europarlamento chiede di facilitare le procedure burocratiche per il riconoscimento del nuovo genere (ilgiornale.it, 8 settembre 2015).

La strategia di accerchiamento della Ue non conosce pause od esitazioni: l’obiettivo è “costringere” i Paesi ancora non completamente allineati al gender diktat a legiferare in senso contrario al diritto naturale, con la consapevolezza che qualsiasi provvedimento giuridico pro unioni omosex servirebbe ad innescare quel processo di distruzione della moralità pubblica peraltro già abbondantemente in atto a livello culturale.

Tutto ciò mentre la commissione Giustizia di Palazzo Madama si appresta ad esaminare gli emendamenti al ddl sulle unioni civili e lo scontro tra le opposte fazioni si fa sempre più serrato. (Alfredo De Matteo)

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