Vita sotto attacco in Francia e in Italia

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(di Wanda Massa) Il prossimo 24 giugno, festa di San Giovanni Battista, la Corte di Cassazione francese si riunirà per giudicare il destino di Vincent Lambert, in seguito al ricorso presentato dalla Corte di Appello di Parigi in merito alla decisione di non interrompere alimentazione e nutrizione, in attesa del responso del Comitato dell’ONU sui diritti delle persone con disabilità.

La sentenza potrebbe essere emessa in tempi brevi, con la tragica conseguenza di riattivare il protocollo di morte, che il dottor Sanchez, medico dell’ospedale universitario di Reims,  aveva già freddamente messo in atto lo scorso 20 maggio (si veda il video https://www.youtube.com/watch?v=Hicm51OMx4Y&t=117s).

Da allora, la nutrizione e l’idratazione di Vincent Lambert sono state ripristinate. Oggi il giovane è sveglio e vivo.I genitori, il fratello David e la sorella Anne continuano a battersi per il suo trasferimento in una struttura specializzata, dove possa ricevere le terapie, cui ha diritto. Ma, come spiega Luisella Scrosati su La Nuova Bussola, il governo francese ha fretta di eliminare Vincent.La soppressione del giovane tetraplegico permetterebbe di allargare le maglie dell’attuale legge sull’eutanasia, attraverso una sentenza che regolerebbe i casi futuri, risparmiando a Macron di dover nuovamente affrontare una Manif pour tous, mentre è ancora in difficoltà nell’arginare le proteste dei Giletsjaunes (i “gilet gialli”).

Senza contare che: «Vincent deve morire lì dov’è. Perché se per caso dovesse lasciare l’unità di cure palliative dell’Ospedale di Reims e andare, come da anni la famiglia richiede, in un’unità specializzata per pazienti con coscienza minimale, potrebbe accadere che Vincent migliori la sua situazione e trovi persino una modalità comunicativa. Verrebbe dunque alla luce che il mantra che i vari medici, invitati dai grandi media, continuano a ripetere – e cioè che per Vincent non c’è alcuna speranza di miglioramento – potrebbe risultare falso. Ad onta di una porzione della classe medica che pensa di saperne più del Padreterno.E potrebbe anche accadere che Vincent trovi un canale comunicativo per ringraziare i suoi genitori e dire che vuole continuare a vivere e lottare, mandando così in frantumi il dogma che tiene in piedi le dichiarazioni anticipate di trattamento; quello, cioè, che la decisione sulla propria vita presa quando si sta bene debba per forza essere la stessa di quando invece si sta male. Rischi troppo grossi per quella volpe di Macron: meglio mandare avanti la magistratura e togliersi al più presto questa patata bollente» (http://lanuovabq.it/it/ecco-perche-il-governo-macron-vuole-vincent-morto).

E’ importante dunque firmare la petizione online in sostegno di Vincent Lambert: http://www.jesoutiensvincent.com/lappel/signez-lappel/. E’ inquietante e significativo al tempo stesso che, a fronte di una popolazione francese superiore di oltre il 10% rispetto a quella italiana, questo tipo di pazienti nella nazione governata da Macron sia la metà, rispetto a quelli nel nostro paese.Se si pensa che in Francia la normativa sul fine vita è in vigore dal 2005 con la legge Leonetti contro l’accanimento terapeutico ed è stata costantemente aggiornata in senso eutanasico, non è difficile immaginarne la ragione.

Anche in Italia è prevista in calendario la discussione della Legge sul fine vita, causa di un forte contrasto tra la Lega e il M5S. I pentastellati, forti dell’appoggio di radicali e PD, propongono una forma di eutanasia sul modello belga, per la soppressione nelle strutture pubbliche dei malati terminali e dei disabili cronici.

Nel caso in cui non si giungesse ad un accordo, c’è sempre la minaccia dell’intervento della Magistratura, con la scusa di colmare il vuoto legislativo e garantire malintesi diritti.Eppure non esiste alcun vuoto legislativo al riguardo, mentre va ribadita la validità dell’articolo 580 del Codice Penale che vieta l’aiuto al suicidio, contro i tentativi di depenalizzazione e le sentenze salva Cappato. (Wanda Massa)

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