Nuova vittoria legale pro-life negli Stati Uniti. La multinazionale dell’aborto, Planned Parenthood ha abbandonato la battaglia legale scatenata contro la più grande città americana, quella di Lubbock, nel Texas: qui pertanto i bambini non nati continueranno ad essere tutelati da una specifica ordinanza, votata a schiacciante maggioranza nel giugno scorso dalla popolazione. Un’ordinanza, che vieta letteralmente l’aborto, redatta oltre tutto in una forma blindata, a prova di tribunale. In cosa consiste? Nel ritenere i piccoli nel grembo materno qual sono ovvero esseri umani preziosi, che meritano protezione da parte della legge. Per questo entro i confini urbani gli aborti sono stati proibiti con relative, precise conseguenze legali per qualunque trasgressore. Unica eccezione, quando la vita della madre sia in pericolo. Nessuna penalizzazione, invece, per le donne, che si sottopongano all’aborto.
Sostanzialmente l’ordinanza rende chiunque compia l’aborto e quanti lo abbiano assistito «responsabile di illecito civile nei confronti di un familiare o parente sopravvissuto del nascituro abortito, compresi la madre, il padre, i nonni, i fratelli o i fratellastri» del bimbo non nato. Ciò significa citare in giudizio i pro-choice e trascinarli in tribunale.
L’impianto della norma ha un’applicazione privata, non avendo né la città di Lubbock in quanto tale, né i suoi amministratori alcun ruolo nella sua esecutività, ed un’applicazione pubblica, che prevede invece vere e proprie multe contro chi pratichi aborti e chi li assista entro i confini urbani.
In effetti, dopo un primo ricorso già respinto, Planned Parenthood si è resa conto che anche l’appello non avrebbe incontrato migliore fortuna presso la magistratura, per cui ha ritenuto opportuno abbandonare il campo. La stessa cosa fece l’anno scorso anche un’altra organizzazione analoga, l’Aclu-American Civil Liberties Union, intuendo di non aver alcun margine di spuntarla. Anche per questo si tratta di una vittoria storica, in quanto è la prima scampata alla prova dei tribunali dai tempi della famigerata sentenza Roe vs. Wade del 1973. Ad oggi oltre 40 città hanno approvato ordinanze analoghe ed altre stanno attrezzandosi, per fare altrettanto.
Il Texas si conferma così lo Stato più amico della vita di tutti gli Usa: qui è già in vigore da tempo anche la nota «legge sul battito cardiaco», che vieta gli aborti dopo la ventesima settimana di gravidanza.
Buone notizie anche dall’Europa, dalla Polonia in particolare, grazie ad una nuova iniziativa varata per incoraggiare le giovani coppie ad avere figli. Il ministro del Lavoro, della Famiglia e delle Politiche Sociali, Marlena Malag, è al lavoro, per varare una nuova, coraggiosa politica pro-family e garantire così ai genitori un migliore impiego, un migliore alloggio e sostegni finanziari, sperando di innalzare ulteriormente il tasso di natalità ad un livello almeno sostenibile, contrastando un progressivo, preoccupante innalzarsi del tasso d’invecchiamento della popolazione. Già col nuovo anno è partito un nuovo regime di assegni familiari supplementari, assegnando alle famiglie 2.610 euro per ogni bambino dopo il primogenito tra i 12 ed i 36 mesi.
Decisioni importanti, anche perché, qualora non vi fosse un’importante inversione di tendenza, entro i prossimi trent’anni la Polonia perderebbe altri 4 milioni di abitanti.
Tra le ombre, invece, figura la maxi-donazione da oltre 350 milioni di dollari, stanziati negli ultimi cinque anni dalla Fondazione Hp, per promuovere l’aborto. Secondo una delle tre figlie del defunto David Packard, co-fondatore dell’azienda tecnologica Hewlett-Packard, ciò corrisponderebbe alle sue disposizioni, lasciate prima di morire nel 1996, in quanto preoccupato dai «tassi di natalità alle stelle» e deciso a sostenere il «controllo della popolazione»: un’ideologia maltushiana da tempo sconfessata dai fatti, ma responsabile dell’eliminazione di milioni di bambini non nati e, purtroppo, mai nati.A livello di “guerriglia pro-choice” si colloca la ripicca di un ristoratore di Washington, che ha letteralmente cancellato la prenotazione di un pranzo, dopo aver scoperto ch’era stato organizzato da una sigla pro-life in occasione della recente Marcia per la Vita americana, svoltasi nella capitale lo scorso 21 gennaio. L’obiettivo dei promotori era quello di raccogliere fondi a sostegno dei candidati antiabortisti, in occasione delle prossime elezioni americane. Saputolo, il titolare del locale ha restituito loro la caparra e negato gli spazi, benché nessuna norma imponga restrizioni in tal senso. Si noti che quello stesso ristorante, in passato, era stato più volte concesso a Planned Parenthood, per organizzare i propri eventi. Si tratta di un’autentica discriminazione, che v’è da sperare non resti impunita.