Un appello alla cooperazione catto-massonica da Siracusa?

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(di P. Paolo M. Siano) Lo scorso 12 novembre si è svolto a Siracusa il convegno Chiesa e Massoneria. Così vicini, così lontani? organizzato dal Grande Oriente d’Italia – Palazzo Giustiniani (GOI). Relatori: il teologo mons. Maurizio Aliotta, mons. Antonio Staglianò (Vescovo di Noto), Sergio Rosso e Santi Fedele (Gran Maestri Aggiunti del GOI).

Perché quel convegno? Su Avvenire, 1° novembre 2017, Don Ennio Stamile lascia intendere che «nonostante le differenze» è bene «intraprendere percorsi autentici di servizio al bene comune e all’impegno trasparente e responsabile per la giustizia sociale». Si tratta di una cooperazione catto-massonica a livello di giustizia sociale e solidarietà? Vediamolo attraverso i principali interventi.

1) Nel suo intervento di soli 11 minuti, mons. Aliotta dimostra una buona conoscenza della Massoneria indicando alcuni elementi che la rendono incompatibile con la Chiesa: antropocentrismo, religiosità ed iniziazione «sovra-confessionale», tolleranza relativistica. Aliotta, pur consapevole del pericolo di strumentalizzazioni cui espone il dialogo, sembra auspicare «la collaborazione intorno a progetti che contribuiscono a camminare verso una sempre maggiore umanizzazione».

2) Sergio Rosso (minuti 18:50) illustra l’opera filantropica del GOI e rivolge grandi elogi all’azione caritativa della Chiesa Cattolica nel mondo. Rosso non convince quando cerca di distinguere e separare il «laicismo» massonico dall’«anticattolicesimo». Anche lui raccomanda la cooperazione catto-massonica sul terreno della solidarietà per «ripristinare una […] era dello Spirito che ci è vicino»…  Quale Spirito ?

3) La conferenza di mons. Staglianò, la più lunga, dura circa 50 minuti. Da quella relazione emerge una conoscenza approssimativa della Massoneria. Lui stesso ammette di aver dichiarato in un’intervista che non sa nulla di Massoneria… All’inizio mons. Staglianò cita alcune parole de Il Flauto Magico, celebre opera del compositore, cattolico e massone, Wolfgang Amadeus Mozart (1756-1791). Staglianò cita e loda il teologo Hans Urs Von Balthasar il quale definì Il Flauto Magico «un’opera dai tratti divini» (parole di Staglianò)… Sua Eccellenza riporta anche il giudizio di Hans Küng sull’appartenenza di Mozart alla Massoneria: Mozart vi aderì perché trovò solo in essa gli ideali di uguaglianza, fraternità, libertà dell’Illuminismo, che invece non vedeva nella gerarchia cattolica di Salisburgo…

Forse il relatore avrebbe fatto bene a sottolineare che già nel Settecento l’appartenenza alla Massoneria (anche quella del tempo di Mozart) era incompatibile con la Fede Cattolica a motivo dell’indifferentismo religioso, relativismo, razionalismo, esoterismo, giuramenti massonici (con pene cruente per i massoni traditori)… Certo, Mons. Staglianò dice poi che non si può essere cattolici e massoni, ma non enuncia e non sviluppa chiaramente le ragioni di tale incompatibilità, invece accennate con precisione da mons. Aliotta che avrebbe meritato molto più spazio. Comunque mons. Staglianò non è tenero coi Massoni.

Ha detto più volte che sono scomunicati, c’è una scomunica, perché nel 1983 il Card. Ratzinger, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede (CDF), l’ha confermata… Perciò tra massoni e cattolici c’è «un’abissale distanza», c’è «scomunica in atto». «Siete totalmente fuori, proprio fuori», ha detto il Vescovo ai massoni presenti. Addirittura mons. Staglianò ha accennato alla “voce” secondo cui ci sarebbero anche preti e Vescovi in Massoneria… Se ciò fosse vero – sottolinea – quei preti e quei Vescovi sono anch’essi scomunicati, con problemi di identità…

Purtroppo mons. Staglianò non dice, o non lo dice chiaramente, perché i massoni sono scomunicati, o perché la Massoneria è incompatibile con la Chiesa. Al riguardo desidero fare una precisazione. Il can. 2335 del Codice di Diritto Canonico (CIC) del 1917, che comminava la scomunica latae sententiae ai cattolici iscritti alla Massoneria, non è stato riassunto nel nuovo CIC del 1983 (in vigore dal 27-11-1983).

In virtù del can. 2335 del CIC del ‘17, il cattolico era ipso facto scomunicato nell’atto della sua adesione, o iniziazione, alla Massoneria. Nella dichiarazione del 26-11-1983 la CDF ha ribadito semplicemente la incompatibilità tra Massoneria e Chiesa precisando che i cattolici membri della Massoneria si trovano in stato di peccato grave e non possono ricevere la Santa Comunione. Punto. Non si parla di scomunica. Rimando ad alcuni miei articoli sull’argomento (https://www.corrispondenzaromana.it/listruzione-della-s-penitenzieria-suprema-ecclesiae-bona/; http://amicideltimoneferrara.blogspot.it/2017/09/la-massoneria-negli-acta-del-concilio.html; http://amicideltimoneferrara.blogspot.it/2017/11/la-massoneria-vista-dalla-congregazione.html ). Dunque, sembra che attualmente, dal punto di vista canonico, i cattolici massoni non siano scomunicati ipso facto nell’atto di aderire, o di essere iniziati, alla Massoneria (in 1° grado di Apprendista).

Tuttavia se nella loro formazione massonica abbracciano e palesano dottrine eterodosse, o cadono nell’apostasia, allora incorrono nella scomunica prevista per il delitto di eresia o apostasia (cf. can. 1364, CIC ‘83). Duole constatare che mons. Staglianò sferza quei cattolici che si sono dimostrati perplessi per la sua partecipazione a quel convegno: li stigmatizza come cattolici che si ritengono «doc» e «puri» e che invece sono abissalmente «lontani» (da lui? dalla Chiesa? da Cristo?); li rimprovera di avere problemi di identità cattolica…

Il Vescovo di Noto dice ai massoni che se ci sono «urgenze, chiamiamole, antropologiche» e se anch’essi vogliono alzare la voce per difendere la dignità umana, la libertà religiosa, allora devono «mostrare» il loro volto, così chi li ha scomunicati [la Santa Sede] possa riconoscere di aver scomunicato «una realtà che non esiste»… Staglianò li esorta perciò: «Camminiamo insieme in quella direzione»… Ma chiediamoci: che vuol dire mostrare il volto? Inoltre, la scomunica o lontananza verrebbe meno solo se i massoni mostrassero il volto? Se da un lato mons. Staglianò biasima energicamente l’abissale lontananza nella vicinanza (quella dei cattolici «puri»; catto-massoni inclusi?), dall’altro però sembra troppo vago nell’ipotizzare una vicinanza nella lontananza.

Infatti mons. Staglianò insiste molto sulla coscienza dicendo ai massoni che lui non vuole misurare la loro vicinanza o lontananza, ma devono essere loro in coscienza, nella loro antropologia, a dire che non sono ladri, né corrotti, né ideatori di trame, ecc… Ma in tal modo i massoni non sono lasciati nel loro soggettivismo? In effetti quei cattolici che aderiscono alla Massoneria seguono già la loro coscienza… Perciò il richiamo alla coscienza non è sufficiente, ma bisogna dare anche indicazioni chiare e nette, ad esempio: i massoni del  Grande Oriente (GOI), se vogliono essere più vicini a noi cattolici, rinuncino all’esoterismo, alla Gnosi, al laicismo, all’avversione ai dogmi di fede e di morale…

5) Forse alquanto irritato dalle parole dure di mons. Staglianò, il Gran Maestro Aggiunto Santi Fedele (minuti 17:50) difende il GOI, la «trasparenza» pubblica e la privacy del GOI… Fedele definisce l’On. Rosy Bindi una «catto-comunista»… Fedele nega che i massoni compiono «strani rituali magici nel Tempio» (anche su questo avrei qualcosa da obiettare)… esalta la «morale laica» della Massoneria, ammette che il Grande Architetto dell’Universo della Massoneria di Anderson (1723) è deista. Infine (replicando ancora contro Staglianò), si dichiara orgoglioso della «serena consapevolezza» di trovarsi «fuori della comunità dei credenti».

Mi permetto di rimandare ad alcuni miei articoli (https://www.corrispondenzaromana.it/per-il-bussante-del-grande-oriente-ditalia-iniziazione-e-gnosi/; https://www.corrispondenzaromana.it/la-massoneria-del-grande-oriente-ditalia-dialogo-ed-esoterismo/ ) nei quali, sulla base di fonti massoniche, sottolineo l’essenza iniziatica ed esoterica della Massoneria del GOI. Iniziazione ed esoterismo (gnosi): ecco il vero “cuore” della Massoneria, ben oltre dunque il razionalismo, il laicismo, l’attività umanitaria.

Perciò – chiediamoci – in che misura, e fino a che punto, è possibile cooperare pubblicamente in opere di giustizia sociale e solidarietà, con chi pratica riti esoterici, gnostici, molto probabilmente aperti all’influsso sovra-umano o preternaturale ? (P. Paolo M. Siano)

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