Secondo alcuni recenti sondaggi condotti a livello nazionale, l’opinione pubblica si starebbe caratterizzando in maniera più chiara che nel passato riguardo ai temi oggetto delle preferenze politiche. Per la stragrande maggioranza degli italiani, infatti, la questione del controllo dell’immigrazione sembra ormai influenzare come primo fattore l’orientamento personale, sia a livello politico sia elettorale.
È quanto si rileva, fra gli altri, dal sondaggio pubblicato il 18 settembre scorso dall’istituto di ricerca Tecnè che, allo specifico argomento, ha dedicato ben tre domande.
Alla prima, «Quanto ritiene importante, oggi, la tematica dell’immigrazione e le politiche migratorie?», il 31,6% degli intervistati ha risposto “molto” e il 42,6% “abbastanza”, con il dato che ne scaturisce di tre italiani su quattro – il 74,2% – per i quali il tema immigrazione costituisce attualmente una priorità nazionale. Una priorità da risolvere però con strumenti politico/legislativi di apertura o chiusura dei confini?
Stando ai risultati della seconda domanda rivolta da Tecnè, la seconda sembra la risposta corretta, con l’orientamento della grande maggioranza degli italiani, non solo di centrodestra, che ne scaturirebbe connotato da una chiara tendenza anti-immigrazionista. Di conseguenza, dopo almeno tre decenni di propaganda, per la prima volta la sinistra italiana (quella post-comunista e quella cattolica) sembra sia divenire isolata su questo punto.
Il secondo quesito riportato dalla ricerca demoscopica citata chiede così conto agli italiani circa il modo di affrontare la questione-migranti: «Pensando al tema dell’immigrazione mi dica se promuove o boccia l’operato del Governo Meloni svolto fino a oggi». La “promozione” dell’attuale esecutivo, il cui programma è già (in teoria) caratterizzato da un orientamento contrario alla politica dei “porti aperti”, arriva solo da parte del 25,9% degli intervistati, che bocciano quindi il Governo Meloni nel 59,3% delle risposte.
La terza domanda, infine, che permette di precisare l’orientamento maggioritario anti-immigrazionista degli italiani, con una porzione che va molto al di là della percentuale dei potenziali elettori della coalizione di centrodestra, è formulata nei seguenti termini: «Per quelli che sono i suoi valori e le sue convinzioni, che cosa manca al nostro attuale Governo per gestire al meglio il fenomeno migratorio e degli sbarchi?». A tale quesito il 36,6% degli intervistati ha risposto chiedendo “maggiore durezza”, il 45,4% invocando “maggiore organizzazione” da parte dell’esecutivo e, quindi, una percentuale davvero minima, al di sotto di circa un terzo rispetto alla quota elettorale attualmente attribuita dai sondaggi al Partito Democratico (il 19,2% secondo il sondaggio Euromedia del 19 settembre), chiede “maggiore apertura e accoglienza”, il 13,2%.
Ulteriore novità che caratterizza ancor di più il quadro sopra descritto è stata quella di una critica esplicita all’orientamento immigrazionista del Pd proveniente per la prima volta in maniera esplica dal leader del principale partito alleato, l’avv. Giuseppe Conte.
Nell’ambito di una conferenza stampa tenutasi giovedì scorso alla Camera dei deputati sulle proposte in materia d’istruzione, il presidente del Movimento 5stelle ha manifestato una polemica inedita per lui chiedendosi provocatoriamente: «I Pd non si sentono riassunti dal termine accoglienza indiscriminata? In passato mi sembra che sia stata questa la declinazione dei governi loro, se non è così ce lo chiariscano».
Sempre nel corso dello stesso intervento il presidente Conte si è anche rivolto idealmente alla segretaria del Partito Democratico Elly Schlein con parole di chiara intonazione anti-immigrazionista: «la sinistra chiarisca quali sono le sue reali proposte, perché questo non è un Paese che può accoglierli tutti». Ritornando al centrodestra, nonostante la premier Giorgia Meloni abbia bandito nel suo discorso del 21 settembre alle Nazioni Unite la necessità di una «guerra globale» agli scafisti, chi sta salendo nel gradimento degli italiani per la coerenza anti-immigrazionista è la Lega di Matteo Salvini. Il vicepremier e ministro delle infrastrutture sta pungolando per questo la Meloni pur rassicurando sulla «totale sintonia» sul tema immigrazione. Mentre la leader di FdI insiste però su politiche d’impatto ma dai tempi (e risultati) lunghi come il “piano Mattei”, l’alleato e leader della Lega continua a battere su soluzioni immediate e concrete come l’adozione del “modello Sunak” o delle interdizioni da lui sperimentate da ministro dell’interno, condendo il tutto con termini tipo «guerra in atto» contro l’Italia tramite l’immigrazione, il tutto a rimarcare la priorità assoluta di una rinnovata determinazione e coraggio da parte del Governo. La linea di Salvini sembra premiare a livello di consensi, perché stando al sondaggio Euromedia la Lega avrebbe rosicchiato un punto percentuale a FdI e le prospettive di miglioramento appaiono importanti nella prospettiva delle prossime elezioni europee e dell’effetto-traino continentale della probabile crescita globale di preferenze per le formazioni sovraniste. A paventare quest’ultimo orizzonte vi sono, da ultimo, i risultati di un recente sondaggio sugli orientamenti elettorali nei Paesi UE pubblicato dal The Guardian. Secondo la ricerca recentemente pubblicata dal quotidiano britannico, infatti, un europeo su tre sarebbe intenzionato a votare per partiti anti-establishment. A trarne vantaggio in occasione delle consultazioni europee del 9 giugno 2024, quindi, dovrebbero essere non solo i partiti e movimenti identitari ma anche quelli di estrema destra.