L’incredibile è che siano donne, per natura portate ad accogliere la vita nel proprio grembo, non ad ucciderla. Entrambe sono madri, la prima di due figlie, la seconda di due figli. Tutto questo non è bastato per indurre Laura Kelly, governatrice del Kansas, e Katie Hobbs, governatrice dell’Arizona, a non porre il proprio veto sulle due leggi pro-life,finite sulle loro scrivanie.
La prima legge avrebbe tutelato i bambini sopravvissuti ad un aborto “fallito”, assicurando loro «lo stesso grado di competenza professionale, cura e diligenza che un operatore sanitario avrebbe reso a qualsiasi altro bambino nato vivo». Inoltre, prevedeva che il personale medico, che non avesse prestato le cure necessarie o che avesse continuato a tentare di uccidere il piccolo, venisse riconosciuto colpevole di reato. Ma la governatrice Kelly ha definito tale disegno di legge «fuorviante» e «non necessario», essendo il suo intento «quello di interferire con decisioni mediche, che dovrebbero rimanere tra i sanitari e le loro pazienti». In realtà, secondo l’Abortion Survivors Network ogni anno 1.734 piccoli nascono vivi dopo l’aborto chirurgico, 85.817 dai tempi della sentenza Roe v. Wade,ancor di più quelli sopravvissuti all’aborto chimico. Senza tutele legali – ed attualmente in Kansas non ce ne sono -, sono tutti suscettibili d’esser sottoposti ad un secondo aborto, per ottenere l’obiettivo di partenza, quello di ucciderli. A far la differenza, qui, può essere il Partito repubblicano, che detiene la maggioranza assoluta nell’Assemblea legislativa e può quindi annullare il veto della governatrice democratica. V’è davvero da sperarlo…
La seconda legge, quella dell’Arizona, avrebbe costretto i medici a fare il proprio mestiere ovvero a curare i piccoli sopravvissuti all’aborto “fallito”, come con qualsiasi altro essere umano. La governatrice Hobbs ha bollato il testo come un tentativo d’interferire con «i diritti riproduttivi» ed ha sottolineato con entusiasmo come il suo veto corrisponda a quanto promesso in campagna elettorale ovvero di opporsi a qualsiasi legge pro-life.
Le due governatrici sono entrambe donne, entrambe madri, ma – anche – entrambe democratiche ed hanno risposto ai diktat di partito, facendo obbedientemente quanto l’amministrazione Biden voleva da loro.
Ancor più assurdo quel che è accaduto in Colorado, dove sono state tristemente approvate tre proposte di legge pro-aborto, oltre tutto col voto favorevole di politici sedicenti “cattolici”. Che cosa prevedono le nuove normative? Il divieto dei trattamenti d’inversione della pillola abortiva pena multe da 20 mila dollari e la perdita della licenza sanitaria, limitano drasticamente la pubblicità dei centri per la gravidanza ed a favore della vita, costringono le assicurazioni a pagare gli aborti ed eliminano l’obbligo d’informare i genitori delle minorenni decise ad abortire.
Immediate le reazioni. Vi sono cliniche cattoliche pro-life, come la Bella Health and Wellness,che hanno immediatamente fatto ricorso contro il divieto per i trattamenti d’inversione della pillola abortiva. Inoltre, con una lettera dello scorso 14 aprile, i vescovi del Colorado hanno avvertito i politici “cattolici”, che hanno dato il proprio voto a tali proposte di legge, di astenersi dal ricevere la Comunione, per non vedersela negare, almeno fino a quando non mostreranno pubblicamente di essersi pentiti d’averle votate e non avranno ricevuto l’assoluzione nella Confessione sacramentale.
Ha dichiarato lo scorso 14 aprile l’arcivescovo di Denver, mons. Samuel Aquila: «Le lacrime di Dio sono scese su Denver, quando il nostro governatore ha firmato tre proposte di legge sull’aborto estremo, scegliendo una cultura di morte al posto di una cultura della vita. Continuiamo a pregare per la conversione dei cuori e delle menti».
Le uniche buone notizie giungono dal Portogallo, dove il presidente, Marcelo Rebelo de Sousa, cattolico praticante, ha respinto per la quarta volta consecutiva un progetto di legge, mirante a legalizzare l’eutanasia nel Paese, approvato dall’Assemblea lo scorso 31 marzo, pur con molti voti contrari, soprattutto provenienti dalla maggioranza del Partito socialdemocratico conservatore, dall’estrema destra e dal Partito comunista.
Troppe le cose che, secondo il presidente, restano da chiarire. Ad esempio, la differenza tra suicidio assistito ed eutanasia: l’eutanasia sarebbe stata ammessa solo quando il suicidio assistito non fosse stato possibile, ma chi lo stabilisce? E come? Particolari non secondari… Il testo del disegno di legge è stato pertanto rinviato di nuovo all’Assemblea, senza essere promulgato. La partita è ancora aperta. Speriamo che, a vincere, sia la vita.