Questo è il momento di attaccare sul ddl Zan, non di cedere!

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(Fabio Fuiano) È notizia recente che il Ddl Zan sembra essersi arenato in quanto al Senato son venuti meno i voti sufficienti per poterlo approvare. Al che, uno dei firmatari della legge, Ivan Scalfarotto, già famoso per aver proposto un disegno di legge a suo nome su omofobia e transfobia nel 2013, si è fatto avanti affermando come necessaria una “marcia indietro” dal Ddl Zan al vecchio Ddl contro l’omofobia. Quando una giornalista del Corriere fa notare a Scalfarotto che il suo testo non recava i termini “identità di genere” e “orientamento sessuale” lui ha risposto: «È una questione terminologica, rilevante, lo so. Capisco bene che utilizzare le parole giuste è importantissimo. Ma mi chiedo se la pur importante bandiera delle parole valga di più del portare a casa la legge e se per raggiungere un risultato di principio possiamo rischiare di restare senza una legge contro l’odio ancora per chissà quanti anni» (il corsivo è nostro).

Queste parole rivelano il vero obiettivo: ottenere un risultato di principio, in un modo o nell’altro, volto a ridefinire la natura umana stessa. Come ebbi a dire in una mia audizione al Senato, il loro obiettivo non è quello di portare avanti una semplice opinione, ma un errore che si sostituisca in toto alla verità sull’uomo. Tuttavia l’aspetto più preoccupante è che tale marcia indietro al vecchio testo contro l’omofobia sembra essere accolta con un certo favore da chi vi si oppone, in quanto, si dice, il Ddl Zan avrebbe una portata distruttiva di molto superiore e, pur di bloccarlo, sarebbe lecito “cedere” sul Ddl Scalfarotto. Così facendo però si farebbe il gioco dei nostri avversari, i quali agiscono in maniera perfettamente coerente con i dettami della Rivoluzione. Il filosofo Plinio Corrêa de Oliveira nel suo saggio Rivoluzione e Contro-Rivoluzione aveva ben spiegato che: «Questo processo rivoluzionario si manifesta con due diverse velocità. L’una, rapida, generalmente destinata al fallimento sul piano immediato. L’altra è stata abitualmente coronata da successo, ed molto più lenta».

E aggiungeva: «È necessario studiare la parte di ciascuna di queste velocità nella marcia della Rivoluzione. Si direbbe che i movimenti più veloci siano inutili. Ma non è vero. L’esplosione di questi estremismi alza una bandiera, crea un punto di attrazione fisso che affascina per il suo stesso radicalismo i moderati, e verso cui questi cominciano lentamente a incamminarsi. Così, il socialismo respinge il comunismo, ma lo ammira in silenzio e tende a esso. Ancora prima nel tempo si potrebbe dire lo stesso a proposito del comunista Babeuf e dei suoi seguaci negli ultimi bagliori della Rivoluzione francese. Furono schiacciati. Ma lentamente la società sta percorrendo la via sulla quale essi avevano voluto portarla. Il fallimento degli estremisti è, dunque, soltanto apparente. Essi danno il loro contributo indirettamente, ma potentemente, alla Rivoluzione, attirando lentamente verso la realizzazione dei loro colpevoli ed esasperati vaneggiamenti la moltitudine innumerevole dei “prudenti”, dei “moderati” e dei mediocri».

Tali parole descrivono in maniera precisa e cristallina il fenomeno a cui stiamo assistendo col Ddl Zan e a cui abbiamo assistito in tanti altri campi. Il Ddl Zan costituiva certamente una marcia veloce, estremista, ma voleva essere solo una bandiera alzata per indirizzare il processo di dissoluzione della natura umana nel nostro ordinamento giuridico. Similmente, nel 2013, tale ruolo era ricoperto dal Ddl Scalfarotto, che infatti aveva fallito. Oggi invece, improvvisamente, il Ddl Scalfarotto appare non solo come desiderabile rispetto al Ddl Zan, ma addirittura “necessario” per arrestare, seppur solo in apparenza, l’estremismo di quest’ultimo. La strategia è la medesima utilizzata nel 1978 con l’aborto: si è approvata la 194, si diceva, per ottenere una legge meno estrema, che non liberalizzasse completamente l’aborto. Risultato: l’aborto ormai è considerato come una “conquista da difendere” e tra aborti chirurgici, RU486 e cripto-aborti da “contraccezione d’emergenza” il numero di innocenti che ne stanno facendo le spese non è più quantificabile.

Nel 2004, si approvò la legge 40 per evitare il c.d. “far west procreativo” ed “impedire” l’avvento della fecondazione eterologa, non limitata alle sole coppie uomo-donna. Ebbene, la Corte Costituzionale ha demolito uno dopo l’altro i paletti imposti dalla legge 40 ed oggi possiamo assolutamente asserire di essere piombati in quel “far west procreativo” che si diceva di voler frenare.

Nel 2016 fu approvata la legge Cirinnà sulle Unioni Civili cercando di evitare la c.d. “stepchild adoption”, ovvero l’adozione di bambini da parte di coppie omosessuali. Ciononostante la Cassazione, nel giugno successivo all’approvazione della legge, con apposita sentenza, permetteva l’adozione “in casi particolari”. Non passerà molto tempo che tale pratica verrà totalmente sdoganata.

Nel 2017 sono state approvate le Disposizioni Anticipate di Trattamento con la legge 219 per “evitare” la legalizzazione dell’eutanasia. Detto che le DAT, come giustamente sottolinea il magistrato Giacomo Rocchi nel suo libro “Licenza di uccidere”, hanno de facto già introdotto l’eutanasia anche in Italia, la legge 219 è stata utilizzata come grimaldello per scardinare il suicidio assistito (con la sentenza n. 242 del 2019) e sarà utilizzata probabilmente per sdoganare in toto l’eutanasia attiva (come già proposto dai Radicali che hanno depositato un quesito referendario alla Cassazione per l’abrogazione dell’art. 579 del c.p. sull’omicidio del consenziente).

A quanti altri esempi dobbiamo assistere per capire le dinamiche della Rivoluzione ed instaurare un sano e santo processo contro-rivoluzionario volto a ristabilire l’ordine voluto da Dio?

Possibile che, in anni e anni di dissoluzione, ancora si prediliga il “male minore” piuttosto che il “bene maggiore”? Non si può fare un male, per quanto piccolo, neanche per ottenere un bene e questi esempi sono esplicativi di come, quando si commette il male minore, si finisce puntualmente al male peggiore possibile. È quindi giunto il momento per attaccare questi disegni di legge alla radice, contestando il principio di cui si fanno portatori e rinunciando alla fallace strategia del “cedere per non perdere”! 

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