(di Emmanuele Barbieri) Il “caso” dei Frati Francescani dell’Immacolata continua a suscitare reazioni nel mondo cattolico. Il vaticanista Sandro Magister ha pubblicato sul suo sito (http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/1350603) un’analisi critica del Decreto di commissariamento dell’Istituto, svolta da quattro docenti universitari cattolici: lo storico Roberto de Mattei, il filosofo del diritto Mario Palmaro, il costituzionalista Andrea Sandri, il filosofo Giovanni Turco.
I quattro studiosi, che coordinano una commissione denominata Bonum veritatis, hanno inviato il 14 settembre il loro esposto al Segretario di Stato entrante, mons. Pietro Parolin, al cardinale João Braz de Aviz, Prefetto della Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica, al Segretario della stessa Congregazione, Arcivescovo José Rodriguez Carballo, al cardinale Raymond L. Burke, Presidente del Tribunale supremo della Segnatura Apostolica, al Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, Arcivescovo Gerhard Ludwig Müller, al Vice-Presidente della Pontificia Commissione Ecclesia Dei, Arcivescovo Augustine Di Noia e al segretario della stessa Commissione, l’arcivescovo Guido Pozzo.
Nella lettera con cui accompagnano l’esposto, gli studiosi affermano di riscontrare nel decreto «una serie di gravi problemi che attengono al rispetto della legge naturale e del diritto canonico, nonché della “lex credend”’, e che hanno rilevanza per tutto il mondo cattolico». Infatti, scrivono nel documento: «Il decreto impone ai frati francescani dell’Immacolata – contrariamente a quanto disposto dalla bolla “Quo primum” di san Pio V e dal motu proprio “Summorum pontificum” di Benedetto XVI – il divieto di celebrare la messa tradizionale. Ciò facendo priva di un bene di valore incommensurabile – la messa (celebrata in rito romano antico) – sia i frati, sia i fedeli che attraverso il ministero dei frati hanno potuto partecipare alla messa tridentina, sia tutti coloro i quali avrebbero potuto, in futuro, eventualmente parteciparvi.
Il decreto, perciò, non riguarda solo un bene – e con ciò, “il” bene – di cui sono privati (salvo espressa autorizzazione) i frati, ma anche un bene – e con ciò, “il” bene – spirituale dei fedeli, che mediante il ministero dei frati desideravano e desiderano accedere alla messa tradizionale». L’analisi del decreto di commissariamento dei Francescani dell’Immacolata è un’iniziativa del comitato “Bonum Veritatis”, a difesa dei Francescani dell’Immacolata, senza che questi ne siano gli ispiratori né i mandatari e si collega ad altre iniziative, come la campagna In sostegno dei francescani dell’Immacolata e la Messa tradizionale. Tra il 1 e l’8 agosto, in seguito a questa campagna, 3515 e-mail sono pervenute direttamente alle caselle degli stessi prelati che oggi ricevono lo studio critico.
Nelle lettere si legge che il Decreto di commissariamento dei Francescani dell’Immacolata «costituisce un atto ingiusto nei confronti di quest’Istituto religioso, di cui lede l’onore, ma soprattutto rappresenta una violazione delle leggi universali della Chiesa, in particolare del motu proprio Summorum Pontificum del 7 luglio 2007 di papa Benedetto XVI, mai abrogato, che concede, ad ogni sacerdote, la libertà di celebrare la Messa secondo la forma detta “straordinaria”».
Anche Sandro Magister, nel suo articolo del 17 settembre, osserva che «quella libertà di celebrare la messa in rito antico che papa Joseph Ratzinger aveva assicurato a tutti col motu proprio “Summorum pontificum” oggi non ha più estensione universale, perché è stata revocata dal suo successore a una congregazione religiosa e conseguentemente anche ai fedeli che assistevano alle sue messe». Ciò spiega il grande movimento di reazione, che “Corrispondenza Romana” ha documentato continuerà a documentare nella speranza che ai Francescani dell’Immacolata e a tutti i fedeli sia restituita la lex orandi a cui hanno diritto. (Emmanuele Barbieri)