(di Mauro Faverzani su Riscossa Cristiana del 28/11/2011) La notizia è sfuggita ai media nazionali, ma a diffonderla ha provveduto il quotidiano spagnolo “Abc”: la deputata del Psoe Fatima Aburto ha fatto in tempo, prima che l’era Zapatero tramontasse, a criticare fortemente i “banchieri”, secondo lei “direttamente implicati nelle cause speculative della crisi economica”, giunti alla guida dei nuovi governi italiano e greco.
A Lukas Papademos imputa di aver fatto carte false per entrare nell’area euro con la Bce, che avrebbe chiuso più di un occhio; Mario Monti, invece, sarebbe, a suo giudizio, un “banchiere di Goldman Sachs”. Ma non si è fermata qui: la pasionaria ha anche accusato “la destra selvaggia ed i mercati” di volersi appropriare dell’Europa con modalità, che richiamerebbero quelle dell’ascesa di Hitler: “Non si stan violando le regole democratiche -ha detto- però anche il Führer giunse al potere attraverso le urne”.
Per questo, parla di una “perversione della democrazia”, che condurrebbe dritti dritti verso “l’abisso”. Un giudizio sin troppo duro e tale da attribuire, probabilmente, ai personaggi dell’attuale scacchiere europeo caratteristiche, di cui in realtà sono privi: il Reich è un incubo troppo marcatamente ideologico, perché possa interessare a chi badi solo al soldo, e tale oltre tutto da richiedere capacità strategiche oggi fortunatamente introvabili.
Ad un recente incontro, organizzato dalla Fondazione Lepanto a Roma, molto più realisticamente il noto giornalista e scrittore Lucio Lami ha definito i tecnocrati come “l’autoambulanza della Croce Rossa”, specificando quanto sia sbagliato ritenere l’economia la soluzione e condannare in blocco la politica. In effetti, è davvero singolare come l’Europa voglia affidare la cura al paziente.
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Lasciando cioè i rimedi di una crisi finanziaria alle leve di una finanza malata. Intendiamoci, non si inventa nulla: già Platone, nel dialogo “Repubblica”, ammoniva come, “quando in una città siano onorate la ricchezza ed i ricchi”, vengano “maggiormente disprezzate la virtù e gli onesti”.
Il che non è un inno ad un pauperismo anarco-socialista, come forse piacerebbe all’Aburto. Tutt’altro. E’ un grido di dolore, che invoca moralità e buon senso. Che chiede di restaurare l’ordine perduto con l’ubriacatura rivoluzionaria. Solo Benedetto XVI, all’udienza del Pontificio Consiglio per i Laici, ha avuto il coraggio di dir le cose come realmente stiano. Che cioè la crisi, “prima che economica e sociale”, è “di significato e di valori”, specificando come l’uomo che voglia “esistere soltanto positivisticamente, nel calcolabile e nel misurabile, alla fine rimanga soffocato”. Ed, in questo senso, i banchieri temo davvero possano fare ben poco.
Occorrerebbe affidare ad altro e ad altri quell’emergenza morale, educativa e culturale rispetto alla quale forse solo le identità sopravvissute alle ansie egualitaristiche possono aver ancora qualcosa da dire. Cattolici in primis. Che la nostra sia una democrazia perversa, non lo ha scoperto la deputata Aburto.
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E’ così da anni, ma non tanto e non solo in Italia: basti guardare l’Europa, dove agli amministrati si elargisce il voto sul superfluo, lasciando però le leve del comando ben salde nelle mani di segreterie e cancellerie. Non a caso bocciate le uniche volte in cui, come in Francia ed in Olanda, fu concesso ai cittadini di votare la bozza costituzionale. Il che non suggerì ai tecnocrati di eliminare le anomalie del sistema, tutt’altro: li spinse a cancellare i referendum, risolvendo così alla radice il problema del dissenso.
Soluzione coerente con le premesse ideologiche di una società egualitaristica a parole, dove -come scrive Platone- si chiama “buona educazione la tracotanza, libertà l’anarchia, magnificenza la dissolutezza, coraggio l’impudenza” e si porta “l’anarchia nelle case private”, rendendo “il padre simile al figlio”, “il meteco eguale al cittadino”, “il maestro” timoroso “degli allievi”, “i giovani alla pari degli anziani”, “i vecchi al livello dei giovani”.
Tutto questo -conclude il filosofo greco- conduce la democrazia “alla rovina”. E spalanca le porte alla tirannide, poiché “l’eccessiva libertà” sempre si muta in “eccessiva schiavitù”. Allora, la deputata Aburto probabilmente sbaglia bersaglio e tempistiche, nel dir ciò che ha detto. Ma ha scoperto l’acqua calda, sia pure partendo da premesse errate, quelle stesse anarco-marxiste che han collaborato a generare proprio ciò che lei condanna. Ma, se non ci diamo una mossa, sappiamo già cosa ci attenda.