Intervenuto in audizione sul Documento di economia e finanza (DEF) di fronte alle commissioni Bilancio congiunte di Camera e Senato a Palazzo Madama, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha espresso considerazioni storiche sul tema natalità.
«Vedendo le previsioni sulla spesa previdenziale dei prossimi anni – ha affermato l’esponente della Lega – è chiaro che dobbiamo mettere in campo un’azione choc. Non sono sciocco da pensare che solo un incentivo fiscale possa produrre una ripresa della curva demografica. Più che parlare di politiche contro la denatalità dobbiamo eliminare i disincentivi alla natalità, ad esempio non possiamo tassare allo stesso modo chi è single e chi ha una famiglia con figli perché hanno spese differenti».
In attesa di verificare come il ministro passi dalle parole ai fatti ed i tecnici di via XX Settembre calibrino tale ragionevole differenza di trattamento fiscale tra chi è sposato con figli (adottivi o naturali) e chi non ha in carico responsabilità genitoriali, occorre sottolineare che tassare in maniera diversa i single e le famiglie con figli è un fatto del tutto assodato in Paesi democratici e che hanno saputo migliorare (non certo risolvere perché il problema è fondamentalmente culturale) l’inverno demografico in corso nell’Occidente post-cristiano.
Pensiamo ad esempio ad un Paese che gode di ottima considerazione da parte dei grandi media nazionali come la Germania. Qui, a partire dal 2007, sono stati notevolmente rafforzati gli interventi a sostegno delle famiglie, ma non solo con assegni familiari, parentali e di formazione ma, soprattutto, con detrazioni fiscali legate a specifiche spese per i figli fino a 14 anni nei nuclei in cui entrambi i genitori lavorano che arrivano a coprire fino ai due terzi dei costi sostenuti. Sembra questa la direzione presa dall’annunciato “Piano italiano” per la natalità, e la cosa non può che edificare, se però sappia correggere l’unilateralità di approccio del modello tedesco che prevede la titolarità dell’assegno solo nel caso in cui entrambi i genitori lavorino per il mercato (le detrazioni da noi andrebbero quindi previste anche quando uno solo dei due genitori abbia un’occupazione).
Con le misure citate la Germania, che dieci anni fa aveva un numero di figli per donna uguale a quello dell’Italia, nel 2020 ha toccato il livello di 1,53 figli per donna in età fertile contro quel minimo storico di 1,3 che ormai vede il nostro Paese ai primi posti fra quelli meno fecondi in tutto il mondo.
L’aspetto vincente della politica familiare tedesca, che ci auguriamo possa essere mutuato e rilanciato anche con i prossimi interventi sul welfare del Governo Meloni, riguarda l’erogazione diretta delle misure economiche direttamente alle famiglie. Sarebbe necessario infatti evitare che, le erogazioni in denaro ai nuclei, possano ancora una volta essere sostituite da previste (e poi non concretizzate) ulteriori dispendiose ed inefficienti misure di incremento dei servizi sociali,i quali rischierebbero di mantenere inalterata la situazione dal punto di vista familiare e natalistico ma non certo da quello dei conti pubblici!
Dopo le dichiarazioni di Giorgetti sono stati due importanti senatori leghisti come il presidente della commissione Finanze Massimo Garavaglia e il sottosegretario al ministero delle Imprese e del Made in Italy Massimo Bitonci a rendere più concrete le affermazioni di principio espresse in sede di presentazione del DEF. Entrambi hanno sostenuto l’ipotesi di una detrazione annua di diecimila euro per ogni figlio a carico, per tutti e senza limiti di reddito, fino alla conclusione del percorso di studi. Si tratterebbe senz’altro di un impegno economico oneroso per le casse dello Stato. Tanto che da parte del partito della premier (Fratelli d’Italia) è stato fatto filtrare che il modello preferito sarebbe un altro, quello del quoziente familiare sul modello francese ma utilizzato anche nei paesi nordici europei. L’importante a nostro avviso è che rimanga il sacrosanto principio della “differenziazione” di trattamento fiscale che, successivamente, il ministro dell’Economia ha così specificato: «Chi ha dei figli ha dei costi che in qualche modo alterano il concetto, tanto caro a tanti qui presenti, della progressività del carico fiscale. Quello che dobbiamo in qualche modo fare è rimuovere gli ostacoli e i limiti per quanto riguarda la natalità».
«Accogliamo con favore le proposte – ha dichiarato il nuovo presidente del Forum delle associazioni familiari Adriano Bordignon –, passeremmo finalmente dai brodini alle bistecche. Serve uno choc per evitare il declino demografico».
Il percorso è ancora lungo ma, ci auguriamo, che possa essere condiviso il più possibile a livello parlamentare, anche associando alla elaborazione del Piano singoli esponenti qualificati del perimetro politico al di fuori dell’attuale maggioranza. Infatti, come insegna la storia, temi come quelli della natalità e della famiglia non possono riguardare solo specifiche parti politiche, perché intaccano, soprattutto in periodi come l’attuale, la sopravvivenza e il futuro dell’intera nazione. Il tavolo tecnico, almeno, è stato ufficialmente (e meritoriamente) aperto da parte del Governo. L’obiettivo è riportare i neonati dall’attuale quota inferiore alle 400mila unità verso l’obiettivo dei 500-600mila nuovi nati l’anno. Naturalmente stiamo parlando di mezzo milione (almeno) di nuovi cittadini italiani…