Pellegrinaggio della Fondazione Lepanto sulla tomba di sant’Alfonso Maria de’ Liguori a Pagani

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Il 15 ottobre scorso, per iniziativa della Fondazione Lepanto, si è svolto un pellegrinaggio di due giorni a Pagani (SA), paese in cui visse, operò e morì Sant’Alfonso Maria de’ Liguori (1696-1787), grande Vescovo, proclamato Dottore della Chiesa nel 1871 dal beato Pio IX (1792-1878), noto per aver fondato l’Ordine dei Redentoristi e per le sue bellissime e numerose composizioni musicali (tra le più famose si annoverano “Tu scendi dalle stelle” e “Fermarono i Cieli”). Meno conosciuta è la sua grande attività di teologo morale che ha avuto il suo apice nell’opera Theologia Moralis (1743), che gli è valso il titolo di protettore dei moralisti e dei confessori. È proprio per rendere omaggio ad un tale esempio di santità, attualissimo per i tempi confusi e oscuri che viviamo, che si è voluto fare questo pellegrinaggio.

Il primo giorno è stato dedicato alla visita del Convento e della Basilica dove riposano le spoglie mortali del santo Dottore. I pellegrini sono stati accolti da fra Matteo, un frate redentorista che, oltre all’abito, ancora conserva lo spirito di Sant’Alfonso e che ha preservato memoria storica degli eventi legati alla vita del santo. Infatti, ha guidato i pellegrini per un’ora all’interno del Convento, intrattenendoli con aneddoti e storie che meriterebbero d’essere maggiormente conosciute, non di rado arrivando anche a commuoversi durante la narrazione. 

Una delle più grandi grazie concesse ai pellegrini per intercessione di Sant’Alfonso e di Santa Teresa d’Avila (1515-1582), festeggiata proprio 15 ottobre, è stata quella di poter assistere, la mattina seguente, alla Santa Messa proprio in una bellissima cappella dove il santo Vescovo era solito celebrarla. L’omelia del sacerdote che accompagnava i pellegrini, tenuta da un pulpito, proprio accanto ad una bellissima statua di Santa Teresa, è stata incentrata su una delle massime di Sant’Alfonso: «Chi prega si salva, chi non prega si danna». Soprattutto nel tempo presente bisognerebbe riscoprire questa profonda verità.

A seguire, in un convento a pochi passi dalla Basilica, si è tenuta una conferenza del professor Roberto de Mattei, dal titolo Sant’Alfonso Maria de’ Liguori, un faro nella crisi spirituale e morale del nostro tempo, dove si è ricordata la storia del santo, il suo attualissimo insegnamento morale, l’appassionata lotta alle eresie del suo tempo, ma anche il florilegio di opere spirituali di cui è stato autore e che ancora funge da nutrimento salutare per tanti cattolici. Solo per citarne alcune, si annoverano tra queste la Pratica di amar Gesù Cristo, Le Glorie di Maria, Apparecchio alla Morte e Del gran mezzo della preghiera. «La Rivoluzione francese era alle porte – ha concluso il prof. de Mattei – e sant’Alfonso era consapevole della gravità della crisi che affliggeva la Chiesa e la società. Ma Alfonso univa una straordinaria capacità di analisi dei mali del suo tempo a un profondo senso soprannaturale e a un grande equilibrio. Fu incompreso e criticato da molti suoi contemporanei, perfino dal Papa e dai suoi confratelli. Però il suo esempio e il suo insegnamento oggi illumina il nostro cammino e noi siamo qui per chiedere il suo aiuto».Prima di rientrare a Roma, i pellegrini hanno effettuato una sosta a Nola per visitare l’importante complesso archeologico di Cimitile, dove si ammirano i resti delle basiliche paleocristiane dedicate a san Felice martire (seconda metà del I secolo d.C.) e a san Paolino (354-431), ambedue vescovi di Nola. Non è stato possibile venerare le reliquie dei santi, che riposano, il primo nella parrocchia di Cimitile e il secondo nella Cattedrale di Nola, ma i pellegrini hanno potuto contemplare la bellezza, anche artistica, prodotta dalla fede cattolica tra il IV e il V secolo d.C., di cui sant’Alfonso raccolse e diffuse lo spirito.

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