Se il Sinodo o sinodalità non porta la Verità tradisce la propria missione

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Premessa

Non stiamo disertando il Sinodo e non invitiamo alcuno a porsi CONTRO qualcuno… vogliamo solo che sia chiaro che un Sinodo è uno strumento attraverso il quale o passa LA VERITA’ o non passa nulla di buono, tertium non datur, non esiste un’altra via o una via di mezzo, il compromesso perché, come afferma sant’Ireneo proprio contro le eresie: Si tratti di un grande oratore o di un misero parlatore, tutti insegnano la medesima verità. Nessuno sminuisce il contenuto della tradizione. Unica e identica è la fede. Perciò né il facondo può arricchirla, né il balbuziente impoverirla”...”


Cari Amici, da tempo non facciamo altro che sentire parlare di “sinodalità“, persino il Messaggio per la Quaresima 2023 del Pontefice Papa Francesco ha avuto come cuore del discorso non la conversione a Cristo o il pentimento dei propri peccati, ma alla sinodalità… convertirsi alla sinodalità!

In questa Quaresima anziché sentire parlare di penitenza, conversione al Cristo, pentimento dei propri peccati, tutto è rivolto all’attenzione al Sinodo di ottobre prossimo a tal punto che persino molti Esercizi spirituali di questo Tempo, hanno avuto come tema la sinodalità…

Premesso che il “Sinodo” è un evento ed uno strumento legittimo nella Chiesa che, in questi duemila anni, ha sempre avuto lo scopo di riunire i Vescovi, ascoltare i vari problemi ecclesiali e risolverli dottrinalmente; altra cosa è il concetto che da anni si vuole esprimere ed imporre, come un mantra, con il termine di “sinodalità”…

Dicevamo, dunque, che il Sinodo c’è sempre stato nella Chiesa, vale allora la pena di domandarci e capire perché Paolo VI sentì la necessità di “fondare” una nuova “istituzione” di Sinodo?

Fu, infatti, papa Paolo VI che lo istituì il 15 settembre 1965 in risposta al desiderio dei padri del Concilio Vaticano II per mantenere viva, si diceva, l’esperienza dello stesso Concilio. Il documento con cui fu istituito questo “nuovo” Sinodo è la lettera apostolica in forma di Motu proprio Apostolica sollicitudo.

In questo documento, inoltre, il Pontefice sottolinea che «il Sinodo dei Vescovi, per il quale vescovi scelti nelle varie parti del mondo apportano al supremo pastore della Chiesa un aiuto più efficace, viene costituito in maniera tale che sia: una istituzione ecclesiastica centrale; rappresentante tutto l’Episcopato cattolico; perpetua per sua natura; quanto alla sua struttura, svolgente i suoi compiti in modo temporaneo ed occasionale».

Il primo Sinodo dei Vescovi, tenutosi nel 1967, è stato incentrato sul tema “La preservazione e il rafforzamento della fede cattolica, la sua integrità, il suo vigore, il suo sviluppo, la sua coerenza dottrinale e storica”.

Se il Concilio fu una sorta di Cavallo di Troia – vedi qui se volete davvero capire ed approfondire – attraverso il quale teologi modernisti imposero le loro ideologie, bisogna anche dire che lo stesso sta accadendo per lo strumento del Sinodo.

Infatti fin da subito si manifestò chiaramente di voler usare i vari sinodi per modificare la dottrina della Chiesa, contrariamente al monito fatto dallo stesso Paolo VI. A dirlo non siamo noi, ma fu una sua denuncia chiara che – il 24 agosto 1968 – ebbe a lamentarsi di questa situazione grave interna, con i Vescovi dell’America Latina, con queste parole:

 “…siamo tentati di storicismo, di relativismo, di soggettivismo, di neo-positivismo, che nel campo della fede inducono uno spirito di critica sovversiva ed una falsa persuasione che, per avvicinare ed evangelizzare gli uomini del nostro tempo, dobbiamo rinunciare al patrimonio dottrinale, accumulato da secoli dal magistero della Chiesa e che possiamo modellare, non tanto per migliore virtù di chiarezza espressiva, ma per alterazione del contenuto dogmatico, un cristianesimo nuovo, su misura d’uomo, e non su misura dell’autentica parola di Dio“…

e non è forse vero che – con la scusa dei nuovi approcci pastorali – si cercano anche nuove IDEE perché, si dice, le sfide sono cambiate e perciò la dottrina non serve più??

Quella che invece non è cambiata affatto è la tentazione di cui parlava Paolo VI con profetica lungimiranza, ossia la pretesa di:

modellare un cristianesimo a misura d’uomo anziché a misura dell’autentica parola di Dio“, rafforzando piuttosto la fede cattolica, la sua integrità con la sua coerenza dottrinale e storica, come ebbe a dirsi nel primo sinodo sopra citato.

Che poi, a ben vedere, è la stessa tentazione che soggiaceva (e anche qui la musica non è cambiata ma è peggiorata) alle dispute ecclesiologiche degli anni ’70 e ’80, dove s’impose come un mantra la nuova parola d’ordine: inculturazione, dialogo a tutti i costi, aperture, fino all’accompagnamento. Accompagnare sta bene, ma per condurre dove?

Infine occorre sottolineare che il Sinodo – seppur aperto anche ai Laici a motivo però delle proprie competenze in campo ecclesiale, a seconda delle opportunità che si valutano di volta in volta – non è un organo “operativo” … ma è un organo consultivo che si conclude con un elenco di proposte e riflessioni consegnate dai padri sinodali al Papa al quale spetta il Documento finale che diventa “magistero ordinario”. Tutti i testi dalle consultazioni o di lavoro (Instrumentum laboris), sia a livello diocesano quanto dei decanati o comunitari-parrocchiali, tutti i testi che ne derivano restano fermi solo a livello di consultazione o materia di discussione, nessuno può imporre cambiamenti specialmente poi a livello dottrinale attraverso questi testi… l’ultima parola spetta al Pontefice attraverso il Documento finale.

Va anche sottolineato come sia Paolo VI, quanto Giovanni Paolo II e lo stesso Benedetto XVI, tutti loro avevano compreso il rischio di una strumentalizzazione del Sinodo e – bisogna dirlo per onestà della ragione – entrambi si opposero a certe deviazioni ponendo sempre, con i loro propri Documenti finali, una chiave di lettura dottrinale che metteva così la parola “fine” ad ogni tentativo malsano di corruzione della dottrina stessa. Non per nulla Giovanni Paolo II con l’allora cardinale Ratzinger, compresero l’urgenza del Catechismo – vedi qui – non per adattarlo ai tempi ma strutturato per le esigenze di questi tempi e proprio in difesa della dottrina.

L’idea di ristabilire i Sinodi, come nella Chiesa antica, era già sorta nella fase preparatoria del Concilio Vaticano II.  Il cardinale Silvio Oddi, allora nunzio apostolico nella Repubblica Araba Unita (Egitto), presentò una proposta il 15 novembre 1959 per istituire un organo di governo centrale della Chiesa, o, per usare le sue parole, un organo consultivo. Diceva: «Da molte parti del mondo giungono lamentele perché la Chiesa non ha un organo consultivo permanente, a parte le congregazioni romane. Pertanto dovrebbe essere istituito una sorta di “Concilio in miniatura” che includa persone provenienti dalla Chiesa di tutto il mondo, che s’incontrino periodicamente, anche una volta all’anno, per discutere le questioni più importanti e per suggerire nuove possibili vie nell’operato della Chiesa. Un organo insomma che si estenda a tutta la Chiesa come le Conferenze Episcopali riuniscono tutta o parte della Gerarchia di un Paese, come altri organi, per es. C.E.L.A.M. (la Conferenza Episcopale dell’America Latina) estendono la propria attività a beneficio di tutto un continente».

“Lamentele” inopportune, perché fanno parte di una serie di iniziative moderniste, ammantate di “servizio alla Chiesa”, delle quali abbiamo già discusso e che semmai specificheremo in un altro articolo.

Durante i suoi 26 anni di pontificato, Giovanni Paolo II ha presieduto 13 Sinodi dei Vescovi. Il secondo dei tre Sinodi Straordinari ebbe luogo nel 1985, per il 20.mo anniversario della conclusione del Concilio Vaticano II. Sotto il suo pontificato iniziarono i Sinodi Speciali dedicati a specifiche aree geografiche. Sinodi che furono seguiti da un’Esortazione apostolica post-sinodale.

Papa Benedetto XVI, nei suoi 8 anni, ha presieduto 5 Sinodi, di cui 2 Assemblee Speciali. Anche lui ha contribuito al ricco patrimonio dottrinale della Chiesa pubblicando Esortazioni apostoliche dopo ogni Sinodo.

Oggi, da dieci anni, le cose sono cambiate – in peggio – da quel primo sinodo di questo pontificato che era sulla Famiglia, dal quale scaturì il confuso e ambiguo documento di Papa Francesco chiamato “Amoris laetitia” il quale – a causa delle tante ambiguità contenute, appunto, vedi qui – spinse 4 Cardinali a dover intervenire con i famosi “Dubia” ai quali, ovviamente, papa Francesco non solo non ha mai risposto ma, senza pronunciarsi fa sempre più intendere di essere contro quei Dubia… vedi qui l’intervista al cardinale Caffarra, uno dei firmatari dei Dubia. Qui l’intervista al cardinale R.Burke.

Lo scopo del Sinodo, dunque, era chiaro: offrire all’episcopato cattolico lo strumento per prestare al Papa “una più efficace collaborazione” nel governo della Chiesa universale, una cooperazione stabile e continuata. Oggi – e fu questa la vera novità fondamentale voluta da Palo VI nell’istituzione del Sinodo –  l’aiuto che l’episcopato dà al Papa non è più un fatto occasionale, perché vi provvede un organismo stabile…

Ma, come dicevamo sopra: un conto è il Sinodo attraverso il quale I VESCOVI si riuniscono per cooperare con il Papa al quale, per altro, spetta sempre l’ultima parola alla conclusione dei lavori; altra cosa è LA SINODALITA’… e questa no che non era prevista da Paolo VI, come neppure da Giovanni Paolo II e neppure da Benedetto XVI.

Se il termine “Sinodo” etimologicamente significa “convegno, riunione” e, nel nostro caso sono i Vescovi che si riuniscono, appunto, per chiarire i vari problemi da risolvere con e aiutando il Papa, il termine “sinodalità”, invece, significa “camminare insieme” e indica il cammino del popolo di Dio, al quale vi si è aggiunto quel “suo radunarsi in assemblea in ascolto reciproco e dello Spirito Santo o intorno all’Eucaristia”…. Nulla a che vedere con il “Sinodo” sia quello usato dai Vescovi in duemila anni di storia, sia quello istituito da Paolo VI.

A qualcuno potrebbe sembrare una cosa da nulla, lana caprina direbbe, e invece no, è molto importante capire cosa sta accadendo, si legga anche qui per capire meglio.

Per Papa Francesco il Sinodo e la sinodalità sono diventati sinonimo… non si tratta più di eventi nella Chiesa, ma di processi di cambiamento della Chiesa … ossia: vescovi, clero, religiosi e laici, tutti devono “CAMMINARE INSIEME”, insieme anche ai non cattolici si badi bene, è un cammino di discernimento spirituale, di discernimento ecclesiale, che si fa nell’adorazione (quando?), nella preghiera (quando e quale?), a contatto con la Parola di Dio (di quale interpretazione parliamo se il Catechismo è stato bandito dalle parrocchie e dalle comunità ecclesiali?)… un cammino che dovrebbe aprirci al discernimento, illuminandolo.

Salvaguardando tutte le buone intenzioni di Papa Francesco, i conti non tornano. Diceva a ragione il grande cardinale Caffarra: “Una Chiesa con poca attenzione alla dottrina non è più pastorale, è solo più ignorante”, leggete qui… così è per tutta questa enfasi che viene data alla sinodalità che, senza più un minimo accenno alla dottrina da insegnare, creerà di fatto, future comunità veramente ignoranti!!

Sempre il grande Caffarra proprio da quelle ambiguità sorte dal sinodo per la Famiglia e dal documento Amoris laetitia, diceva senza mezze misure: «E quando sentite qualche discorso (…) anche se fatto da sacerdoti, vescovi, cardinali, e verificate che non è conforme al Catechismo, non ascoltateli. Sono ciechi che conducono altri ciechi».

«Newman – ricorda Caffarra – dice che “se il Papa parlasse contro la coscienza presa nel vero significato della parola, ossia essa deve essere “retta”, commetterebbe un vero suicidio, si scaverebbe la fossa sotto i piedi”. Sono cose di una gravità sconvolgente. Si eleverebbe il giudizio privato a criterio ultimo della verità morale (che è verità divina, non una opinione umana). Non dire mai a una persona: “Segui sempre la tua coscienza”, senza aggiungere sempre e subito: “Ama e cerca la verità circa il vero ed unico bene”. Gli metteresti nelle mani l’arma più distruttiva della sua umanità».

Non stiamo quindi disertando il Sinodo e non invitiamo alcuno a porsi CONTRO qualcuno… vogliamo solo che sia chiaro che un Sinodo è uno strumento attraverso il quale o passa LA VERITA’ o non passa nulla di buono, tertium non datur, non esiste un’altra via o una via di mezzo, il compromesso.

E se è vero che un cammino sinodale potrebbe certamente essere un mezzo efficace per affrontare i tanti problemi che oggi ci soffocano e ci sovrastano, si deve dire senza mezze misure che questo “cammino sinodale” per come lo si sta attuando, non solo non c’entra nulla con il vero Sinodo, ma non è neppure un cammino onesto. Basti pensare al “cammino” sinodale generato nella chiesa in Germania e un po’ in varie diocesi del mondo, come ora anche in Italia… sembrano cammini di gente fotocopia della rivoluzione Sessantottina… tutti a rivendicare presunti ed inesistenti diritti, mentre scompaiono proprio i diritti di Dio l’Unico, anzi, che può esigere dei diritti. Le donne che nella Chiesa VOGLIONO, pretendono con superbia ruoli che non gli appartengono; laici che si sentono parte della Gerarchia; sacerdoti che non sanno più chi sono e quale è, cosa è la loro identità sacerdotale; Vescovi sempre più impotenti, inermi, incapaci di reagire, e chi più ne ha più ne metta che tanto non sbaglia!

Per comprendere quanto abbiamo meditato leggiamo anche da un editoriale interessante tratto da “infovaticana.com” (sito in spagnolo) e riportato dall’Osservatorio Cardinale Van Thuan il quale, non a caso, sta avviando una serie di incontri – vedi qui – dedicati al magistero della Dottrina sociale di Benedetto XVI che ha per titolo “Il posto di Dio nel mondo”…

Infovaticana fa giustamente osservare che: Non è la verità che deve essere sinodale. È la sinodalità che deve essere vera.

Si fa notare che Gesù disse a Tommaso nel Vangelo: «Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno va al Padre se non per mezzo di me».. – «Forse anche voi volete andarvene?» (Gv.6,15) dirà Gesù a Pietro quando gli fa notare che molti discepoli se ne stavano andando a causa delle sue parole sull’Eucaristia… Il Signore, perciò, non parla in nessun momento di mettere alla prova la Verità di volta in volta in modo che sia più comodo per i suoi seguaci seguirlo, mettersi a tavolino e cercare un compromesso che vada bene a tutti. Il compito di conoscere e vivere nella Verità è un compito arduo per tutti i cristiani, ma è questa la missione della Chiesa. È quindi un invito a rinnegare noi stessi, a portare la nostra croce e a seguirlo da vicino, cioè nella sua Chiesa con la sua dottrina.

Convertitevi: il regno dei cieli è vicino!” (Mt.3,1-12); “Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al Vangelo” (Mc.1,15) – “Vedendo molti farisei e sadducei venire al suo battesimo, Giovanni disse loro: «Razza di vipere! Chi vi ha fatto credere di poter sfuggire all’ira imminente? Fate dunque un frutto degno della conversione…» (Mt.3,7-9) Conoscere Dio, perciò, non è un fatto astratto, spirituale, personale, sentimentale: se io lo conosco le mie opere DEVONO manifestarlo e solo allora porterò luce, preparerò la via del Signore e la percorrerò secondo il suo progetto e non secondo le mie vanità, senza paura, come Giovanni non solo ha insegnato, ma ha testimoniato con la propria vita. A questo servono i Sinodi, a questo deve portare la sinodalità affinché, questi frutti, siano DEGNI DELLA CONVERSIONE al Cristo… Molti padri sinodali, purtroppo, e strenui difensori del movimento sinodale hanno invece dimenticato che la Verità è una e inamovibile ed è nel Vangelo.

Purtroppo, è sempre più frequente trovare, quasi quotidianamente, affermazioni e proposte di alti vertici ecclesiastici che si scontrano con la tradizione, la morale o la dottrina cattolica. Insomma, sono contrari alla verità contenuta nel Vangelo – vedi anche qui la lectio di Padre Serafino Maria Lanzetta –

La via sinodale, non solo in Germania, viene utilizzata per cercare di riformulare alcuni aspetti del cattolicesimo. Tutti conoscono l’ossessione imperante in certi ambienti ecclesiali di modificare la morale sessuale della Chiesa, la posizione sull’omosessualità, il celibato sacerdotale o fin anche l’apertura del diaconato e del sacerdozio alle donne.

È inutile negarlo: «Si cela un ambizioso progetto di riforma della Chiesa universale, col rischio di scardinarla dalle fondamenta, o di reinventarla su basi diverse da quelle volute da Nostro Signore» (Diego Benedetto Panetta, Il cammino sinodale tedesco e il progetto di una nuova Chiesa, pubblicato da Tradizione Famiglia Proprietà).

I promotori di questi cambiamenti radicali all’interno della Chiesa trattano la Sposa di Cristo come se fosse un partito politico che organizza un “congresso” (democratico-liberale) per riformulare alcuni suoi postulati al fine di allargare la sua base elettorale anche a costo di rompere con i principi fondanti della Chiesa stessa. Come si dice colloquialmente, “in politica tutto va beneo che il fine giustifica i mezzi”, ma non si tratta di fare politica. Si tratta di salvaguardare la fede e la Verità ereditata in 2000 anni di tradizione che ci è stata consegnata, per continuare a conservarla per essere trasmessa intatta.

Ricordava il Venerabile Pio XII:

“(san Bernardo) quando combatte gli errori di Abelardo…; quando della grazia, sa di Pelagio; quando della persona di Cristo, sa di Nestorio… egli non discute le sottili, contorte e ingannevoli fallacie e cavilli, li dissolve e li confuta, ma scrive altresì al Nostro predecessore d’immortale memoria Innocenzo II per simile motivo queste gravi parole: «Occorre riferire alla vostra autorità apostolica ogni pericolo… quelli soprattutto che riguardano la fede. Penso esser giusto che ivi soprattutto si riparino i danni della fede, dove la fede non può venir meno. E questa è la prerogativa di tale sede… È tempo, Padre amatissimo, che voi riconosciate la vostra potestà… In questo fate veramente le veci di Pietro, del quale occupate la sede, se con i vostri moniti confermate gli animi incerti nella fede, se con la vostra autorità sterminate i corruttori della fede»…” (Venerabile Pio XII Enciclica “Doctor Mellifluus” per l’VIII Centenario della morte di San Bernardo, 24.5.1953)

E sì, va conservata TUTTA intatta perché la Verità non varia secondo le esigenze sociali né si conforma al mondo. La missione principale della Chiesa e quindi del Pontefice e dei Vescovi – e quindi dei Sinodi – è attrarre il mondo alla Verità “Radicati nella Fede” (cfrCol.2,7) non nella sinodalità, e in nessun caso offuscarla, camuffarla o modificarla con il falso pretesto di renderla “più gentile”, o adattarla alle mode per renderla più attraente.

Così si esprimeva ancor prima dal trattato «Contro le eresie» sant`Ireneo, vescovo (Lib. 1, 10, 1-3; PG 7, 550-554)

«Avendo ricevuto tale messaggio e tale fede, la Chiesa li custodisce con estrema cura, tutta compatta come abitasse in un’unica casa, benché ovunque disseminata. Vi aderisce unanimemente quasi avesse una sola anima e un solo cuore. Li proclama, li insegna e li trasmette all’unisono, come possedesse un’unica bocca. Benché infatti nel mondo diverse siano le lingue, unica e identica è la forza della tradizione. Per cui le chiese fondate in Germania non credono o trasmettono una dottrina diversa da quelle che si trovano in Spagna o nelle terre dei Celti o in Oriente o in Egitto o in Libia o al centro del mondo. Come il sole, creatura di Dio, è unico in tutto l’universo, così la predicazione della verità brilla ovunque e illumina tutti gli uomini che vogliono giungere alla conoscenza della verità. E così tra coloro che presiedono le chiese nessuno annunzia una dottrina diversa da questa, perché nessuno è al di sopra del suo maestro. Si tratti di un grande oratore o di un misero parlatore, tutti insegnano la medesima verità. Nessuno sminuisce il contenuto della tradizione. Unica e identica è la fede. Perciò né il facondo può arricchirla, né il balbuziente impoverirla»…

Come non inserire nel cuore del dovere di un sinodo o della sinodalità le parole di san Paolo? Egli ci rammenta: “Ti scongiuro davanti a Dio e a Cristo Gesù che verrà a giudicare i vivi e i morti, per la sua manifestazione e il suo regno: annunzia la parola, insisti in ogni occasione opportuna e non opportuna, ammonisci, rimprovera, esorta con ogni magnanimità e dottrina. Verrà giorno, infatti, in cui non si sopporterà più la sana dottrina, ma, per il prurito di udire qualcosa, gli uomini si circonderanno di maestri secondo le proprie voglie, rifiutando di dare ascolto alla verità per volgersi alle favole. Tu però vigila attentamente, sappi sopportare le sofferenze, compi la tua opera di annunziatore del vangelo, adempi il tuo ministero.” (2Tim.4,1-6)

.. e come dimenticare il monito del profeta Ezechiele? “Così dice il Signore Dio: «Se il malvagio si allontana da tutti i peccati che ha commesso e osserva tutte le mie leggi e agisce con giustizia e rettitudine, egli vivrà, non morirà. Nessuna delle colpe commesse sarà più ricordata, ma vivrà per la giustizia che ha praticato. Forse che io ho piacere della morte del malvagio – oracolo del Signore – o non piuttosto che desista dalla sua condotta e viva? Ma se il giusto si allontana dalla giustizia e commette il male, imitando tutte le azioni abominevoli che l’empio commette, potrà egli vivere? Tutte le opere giuste da lui fatte saranno dimenticate; a causa della prevaricazione in cui è caduto e del peccato che ha commesso, egli morirà. Voi dite: Non è retto il modo di agire del Signore. Ascolta dunque, casa d’Israele: Non è retta la mia condotta o piuttosto non è retta la vostra? Se il giusto si allontana dalla giustizia e commette il male e a causa di questo muore, egli muore appunto per il male che ha commesso. E se il malvagio si converte dalla sua malvagità che ha commesso e compie ciò che è retto e giusto, egli fa vivere se stesso. Ha riflettuto, si è allontanato da tutte le colpe commesse: egli certo vivrà e non morirà».” (Ez.18,21-28)

Qualcosa del genere non sta forse accadendo da anni nella Chiesa, sfruttando e strumentalizzando il tema prima del Concilio ed oggi della sinodalità? Osserviamo come l’invito fatto dal sinodalismo sia quello di adattare la Verità rivelata all’uomo assonnato del nostro tempo, pigro e lento quando si tratta di acquisire virtù e di convertirsi ripudiando il proprio peccato. Non si tratta di riempire le chiese di persone per calmare in qualche modo le coscienze e far sembrare che si stia svolgendo un compito di evangelizzazione della società parlando, spropositatamente, di “frutti”…

La Santa Madre Chiesa non ha motivazione più grande che quella di condurre le anime verso la salvezza. Per questo è necessario denunciare ed indicare con nomi e cognomi coloro che, dovendo svolgere questo compito si dedicano, invece, a confondere le anime sulla base della prostituzione, ossia del tradimento e della mercificazione del corpo stesso della Chiesa, giungendo a plasmare la Verità ai desideri individuali, come si fa rilevare in questa raccolta di articoli dal mondo, del sito di Corrispondenza Romana. Ecco perché il protestantesimo esiste già… non dobbiamo inventarlo noi, oggi.

Per concludere, visto che abbiamo iniziato con Paolo VI, con lui ricordiamo: nell’Udienza generale del 19 gennaio 1972, egli torna a ribadire questo concetto: Saldo e intangibile il «depositum fidei», lamentandosi delle gravi derive dottrinali interne alla Chiesa. Citando proprio la Pascendi di san Pio X afferma: “Così è, Figli carissimi; e così affermando, la nostra dottrina si stacca da errori che hanno circolato e tuttora affiorano nella cultura del nostro tempo, e che potrebbero rovinare totalmente la nostra concezione cristiana della vita e della storia. Il modernismo rappresentò l’espressione caratteristica di questi errori, e sotto altri nomi è ancora d’attualità..”…

e mirabilmente denuncia e conferma con queste gravi e sublimi espressioni:

“Noi possiamo allora comprendere perché la Chiesa cattolica, ieri ed oggi, dia tanta importanza alla rigorosa conservazione della Rivelazione autentica, e la consideri come tesoro inviolabile, e abbia una coscienza così severa del suo fondamentale dovere di difendere e di trasmettere in termini inequivocabili la dottrina della fede; l’ortodossia è la sua prima preoccupazione; il magistero pastorale la sua funzione primaria e provvidenziale; l’insegnamento apostolico fissa infatti i canoni della sua predicazione; e la consegna dell’Apostolo Paolo: Depositum custodi (1 Tim. 6, 20; 2 Tim. 1, 14) costituisce per essa un tale impegno, che sarebbe tradimento violareLa Chiesa maestra non inventa la sua dottrina; ella è teste, è custode, è interprete, è tramite; e, per quanto riguarda le verità proprie del messaggio cristiano, essa si può dire conservatrice, intransigente; ed a chi la sollecita di rendere più facile, più relativa ai gusti della mutevole mentalità dei tempi la sua fede, risponde con gli Apostoli: Non possumus, non possiamo (Act. 4, 20).”

Se dunque, al Sinodo e in nome della sinodalità, vorranno imporci nuove dottrine seguendo le mode del mondo, siamo autorizzati a rispondere con le parole stesse di Paolo VI e di tutta la Chiesa, in modo caritatevole ma “intransigente”: Non possumus, non possiamo

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