(Corrado Gnerre, Il Cammino dei Tre Sentieri – 26 luglio 2021) Qualcosa su ciò che è avvenuto nelle piazze italiane lo dobbiamo pur dire. Non se ne può fare a meno. Se non altro per non essere equivocati. Il silenzio è sempre silenzio; e può essere interpretato in tutti i modi possibili. Per cui, seppur brevemente (così come è nello stile del C3S), dividerò il discorso in due parti. La prima sui vaccini; la seconda sulle proteste contro il green pass.
I vaccini
Per il vaccino ci sono due questioni che devono essere prese in considerazione. Quella della loro costruzione e quella della loro rapida realizzazione.
La costruzione, cioè il fatto che essi si basano (chi più e chi meno) sull’utilizzazione di linee cellulari di feti abortiti. E’ vero che, utilizzandoli, si tratterebbe di una cooperazione remota (in realtà nemmeno cooperazione) che eviterebbe un peccato di complicità; ma è pur vero che -come afferma a riguardo la Congregazione- l’utilizzazione di questi vaccini può essere moralmente lecita solo in casi di reale necessità; cosa che -riguardo il Covid 19- non è totalmente chiara. Inoltre, non si intravede da parte dei cattolici una reale denuncia pubblica di queste tecniche di costruzione dei vaccini che, in tal modo, potrebbero essere ulteriormente reiterate.
Passando alla questione della realizzazione dei vaccini, si pone un significativo problema, ovvero l’estrema rapidità con cui li si è prodotti. E’ vero che negli ultimi tempi le tecniche si sono perfezionate, ma è pur vero che in merito ai vaccini anti-Covid si può nutrire un ragionevole dubbio che siano saltati decisivi passaggi di sperimentazione. Indubbiamente c’è stata una corsa. Che -a mio parere- attesta come il Covid lo si voglia risolvere quanto prima, pena un’impasse dell’economia da cui sarebbe difficile venire fuori. Proprio questa questione della fretta ritengo sia alla base del fatto che il governo italiano (e anche altri) non abbia il coraggio di imporre l’obbligo vaccinale, che pur potrebbe costituzionalmente fare.
Le manifestazioni anti green pass
Vengo alla questione delle manifestazioni. Qui devo dire ai cattolici che vi hanno partecipato -o che vi parteciperanno- che farebbero bene a fare un po’ di ripasso di Dottrina Sociale della Chiesa. Vi spiego perché.
Se la protesta avesse come contenuti ciò che ho detto più su, è un conto, ma se la protesta fosse motivata solo dalla questione del green pass come limitazione delle libertà personali, allora il ripasso sulla Dottrina Sociale della Chiesa ci vuole, eccome.
Devono sapere i cattolici protestatari che il bene comune viene prima del bene individuale. Già Aristotele afferma -e san Tommaso riprende ciò che lo Stagirita scrive nella Politica– che l’uomo è un animale naturalmente sociale. Attenzione a questo avverbio “naturalmente“. Egli non dice “sostanzialmente” sociale, il che significherebbe che l’uomo debba soccombere e dissolversi totalmente ad una prospettiva collettivistica (il socialismo). Aristotele non utilizza nemmeno l’avverbio “accidentalmente“, il che significherebbe che l’uomo, come individuo possa disinteressarsi degli altri, convinzione questa fatta propria dall’individualismo liberale. No, l’uomo è individuo, ma individuo collocato naturalmente nella società.
A meno che non si sposino derive anarcoidi, va riconosciuto che lo Stato deve esistere per diritto naturale. E, proprio per legge naturale e cristiana, lo Stato ha il dovere di salvaguardare il bene comune. Un bene comune che va integralmente inteso, cioè come realizzazione completa dell’uomo, ovvero facendo precedere il bene spirituale a quello materiale, ma un bene comune che non sia da intendersi (come pretende il liberalismo) come semplice somma dei beni individuali.
Il bene comune non nasce dalla somma dei desideri soggettivi dei cittadini, ma li precede, li ordina e li legittima. Pio XII nel Messaggio per il Natale del 1942 dice: “Tutta l’attività dello Stato, politica ed economica, serve per l’attuazione duratura del bene comune; cioè di quelle estreme condizioni, le quali sono necessarie all’insieme dei cittadini per lo sviluppo (…) della loro vita materiale e religiosa.
Il fine della Dottrina Sociale della Chiesa è la realizzazione del bene comune. Nell’ambito delle parti soggettive della virtù cardinale della Giustizia viene trattata la cosiddetta giustizia legale: cioè la virtù che inclina i membri del corpo sociale a dare alla società tutto quello che le è dovuto in ordine al bene comune. E’ “legale” perché si fonda sull’esatta osservanza delle leggi che, quando sono giuste, obbligano in coscienza. Dal momento che il bene comune prevale sul bene particolare, i cittadini possono alle volte essere obbligati a sacrificare dei loro beni, e persino la loro stessa vita, per difendere il bene comune della società, per esempio: la partecipazione ad una guerra giusta.
Pertanto -venendo al dunque- in caso di reale necessità, lo Stato può imporre un obbligo vaccinale e anche -sempre in caso di necessità- delle limitazioni alle libertà personali. A riguardo, questi cattolici sedicenti “tradizionalisti”, dovrebbero informarsi come Stati tradizionali e confessionalmente cattolici (per esempio: il Regno delle Due Sicilie e lo stesso Stato Pontificio…) a suo tempo utilizzarono l’obbligo vaccinale.
Addirittura, fa specie che alcuni di questi cattolici tradizionalisti arrivino ad impugnare la Costituzione del ’48, diventandone strenui paladini, quando invece dovrebbero sapere che proprio la “filosofia” sottostante quella Costituzione ha comportato come conseguenza il processo di secolarizzazione e scristianizzazione dell’Italia.
Insomma, ne sono più convinto: tra le conseguenze di questa pandemia vi è anche la nascita di un tradizionalismo cattolico liberale… il che è quanto dire sul piano della coerenza, dell’intelligenza politica e del caos che ormai imperversa.