Riporto qui il § 5 del Comunicato:
“5) Quando le circostanze concrete di una coppia lo rendano possibile, specialmente quando entrambi siano cristiani all’interno di un cammino di fede, si può proporre l’impegno di vivere in continenza. Amoris Laetitia non ignora le difficoltà di questa scelta (cf. nota 329) e lascia aperta la possibilità di accedere al sacramento della riconciliazione, quando non si riesca a mantenere questo proposito (cf. nota 364 in conformità con l’insegnamento di Giovanni Paolo II al card W. Baum del 22 marzo 1996)” [2].
Si sarebbe potuto sperare che la citazione indebita di GS 51 in Amoris laetitia fosse stata una svista, seppur grave, ad opera di un ghost writer, tanto vanitoso da citare implicitamente più volte se stesso (a futura memoria?) quanto inerudito da sbagliarsi a citare il Concilio [3]. Invece no! Questo vero e proprio gioco delle tre carte con i testi conciliari viene ripresentato dai Vescovi della regione argentina di Buenos Aires ed approvato dal Pontefice.
Inoltre, sempre nello stesso paragrafo, vien detto che Amoris laetitia lascia aperta la possibilità di accedere al sacramento della riconciliazione, quando non si riesca a mantenere questo proposito.
Non è Amoris laetitia che lascia aperta questa possibilità, ma è la morale di sempre che esige sì il proposito fermo di non peccare, ma non pretende che ciò sia realizzato di fatto tutte le volte che uno si confessa: altrimenti non ci si potrebbe confessare una seconda volta; al contrario la confessione frequente è un mezzo per liberarsi dalle cadute frequenti in peccato mortale. Il problema è che si vuole ammettere ai sacramenti anche chi non emette neppure il proposito, considerando la castità come qualcosa di irraggiungibile e impraticabile! E così veniamo alla seconda grande menzogna, contenuta nel § 6 del Comunicato.
“6) In altre circostanze più complesse e quando non è possibile ottenere una dichiarazione di nullità, la scelta menzionata può essere di fatto non praticabile. Nonostante ciò , è comunque possibile un cammino di discernimento. Se si giunge a riconoscere che, in caso concreto, ci siano limitazioni che attenuano la responsabilità e la colpevolezza (cf. note 301-302), in particolare quando una persona constati che ricadrebbe in un’ulteriore colpa danneggiando i figli della nuova unione, Amoris laetitia apre la possibilità di accesso ai sacramenti della riconciliazione e dell’Eucaristia (cf. note 336 e 351). Questi a loro volta dispongono la persona a continuare a maturare e a crescere con la forza della grazia” [4].
“…i sacramenti della riconciliazione e dell’Eucaristia (cf. note 336 e 351). Questi a loro volta dispongono la persona a continuare a maturare e a crescere con la forza della grazia”.
Per maturare e crescere con la forza della grazia, prima bisogna essere in grazia, bisogna giungere alla grazia, bisogna prepararsi alla grazia; e qui è doveroso e benedetto accompagnare i fratelli che vivono in una situazione coniugale irregolare. Ma ciò è cosa ben diversa dall’accedere ai sacramenti come se si fosse in grazia…
Che fare?
Coraggio, si possono infangare gli Acta, ma non l’Immacolata fede della Chiesa, custodita – non adulterata da alcun dubbio – nel Cuore Immacolato di Maria. Rifugiamoci in questo Cuore, per resistere in questo tempo di tempesta anticristica.
Al momento mi vengono in mente un brano della Sacra Scrittura e uno tratto dalle memorie di Suor Lucia.
Il brano biblico, dal Salmo 80, ci dice che prima ci facciamo santi, prima finisce la notte:
Sal 80, 9 Ascolta, popolo mio, ti voglio ammonire; Israele, se tu mi ascoltassi!
10 Non ci sia in mezzo a te un altro dio e non prostrarti a un dio straniero.
11 Sono io il Signore tuo Dio, che ti ho fatto uscire dal paese d’Egitto; apri la tua bocca, la voglio riempire.
12 Ma il mio popolo non ha ascoltato la mia voce, Israele non mi ha obbedito.
13 L’ho abbandonato alla durezza del suo cuore, che seguisse il proprio consiglio.
14 Se il mio popolo mi ascoltasse, se Israele camminasse per le mie vie!
15 Subito piegherei i suoi nemici e contro i suoi avversari porterei la mia mano.
16 I nemici del Signore gli sarebbero sottomessi e la loro sorte sarebbe segnata per sempre;
17 li nutrirei con fiore di frumento, li sazierei con miele di roccia».
Continuiamo a pregare e a offrire sacrifici, avendo come esempio la Beata Giacinta Marto, la pastorella di Fatima, secondo il racconto di Suor Lucia:
“Ci vennero ad interrogare due sacerdoti, che ci raccomandarono di pregare per il Santo Padre. Giacinta domandò chi era il Santo Padre e quei buoni sacerdoti ci spiegarono chi era e come aveva molto bisogno di preghiere. Giacinta cominciò ad amare tanto il Santo Padre che, ogni volta che offriva i suoi sacrifici a Gesù aggiungeva: è per il Santo Padre” [6].
[1] Qui è possibile trovare il testo del Comunicato in lingua originale, qui la lettera di Papa Francesco, qui una prima ottima sintesi in francese, qui un’altra sintesi in italiano.
[6] P. Luigi Kondor, SVD – P. Dr. Joaquin M. Alonso, CMF (†1981) a c. di, Memorie di Suor Lucia, Volume I, Fatima: Secretariado dos Pastorinhos, 2005, p. 50.
don Alfredo Morselli
blog.messainlatino.it