Alle radici dell’incontro tra supercapitalismo e comunismo

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FONTE IMMAGINE: Edizioni Solfanelli (https://www.edizionisolfanelli.it/)
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di Franco Maestrelli

L’avvento sulla scena politica italiana e la sua elezione ai vertici del Partito Democratico di Elly Schlein ha fatto rimarcare a molti commentatori politici la sua vicinanza a un certo supercapitalismo internazionalista come dimostrano i suoi tre passaporti e le sue esperienze nella campagna elettorale di Obama.  Il Partito Democratico erede del vecchio Partito Comunista Italiano dopo l’implosione dell’URSS non guarda più a Mosca ma guarda ad ambienti finanziari di oltreoceano. Il vecchio PCI che dichiarava di rappresentare i lavoratori è stato sostituito dal PD che intende farsi difensore di tutti gli pseudo diritti conculcati.

Questa metastasi però non è recente come pensano alcuni. A rinfrescare la memoria giunge opportunamente un libro dello storico cattolico Roberto de Mattei, I padrini dell’Italia rossa edito a fine 2022 dalle Edizioni Solfanelli che raccoglie alcuni suoi articoli pubblicati sulla rivista Cristianità, organo di Alleanza Cattolica, negli anni dal 1975 al 1979. Quegli anni Settanta per l’Italia e per il mondo intero furono veramente densi di eventi e di trasformazioni sociali. In Europa finirono i due regimi statuali ancora fondati su principi cattolici, Spagna e Portogallo,  le truppe americane abbandonavano il Vietnam al comunismo (a cui seguiranno Cambogia e Laos) a causa della debolezza politica USA e dell’influenza dei media. In Iran si instaurava la teocrazia degli Ayatollah di Khomeini.  In Italia dopo gli sconvolgimenti portati dal Sessantotto (che qui durerà a lungo) l’elezione del Presidente della Repubblica Giovanni Leone nel 1971 con i voti del MSI sembrò indicare una svolta a destra della DC di Giulio Andreotti alla guida di un governo monocolore. Nelle elezioni anticipate del maggio del 1972 il MSI – Destra Nazionale guadagnò un milione di voti e il secondo governo Andreotti vide l’inserimento in esso del Partito Liberale. 

Questa svolta però non fu apprezzata dall’establishment politico finanziario internazionale che aveva sostenuto tutti i governi di centro-sinistra. E il governo cadde presto non per mancanza di voti ma per le violente campagne denigratorie sollevate su tutta la stampa. Come scriverà nel 1978 la giornalista  Stefania Vaselli, stretta collaboratrice di Andreotti, nel suo saggio Da Wall Street alle Botteghe Oscure aggiunto alla traduzione del saggio Il capitalista nudo  (Armando editore) dell’ex agente FBI W. Cleon Skousen, la svolta a destra non rientrava nei disegni del “sistema” finanziario internazionale che prevedeva l’attacco politico all’egemonia democristiana, lo scardinamento della cultura e della morale cattolica e la minaccia all’indipendenza economica del Vaticano. L’esito delle campagne mediatiche condotte secondo lo schema indicato da Skousen portarono all’eliminazione (temporanea) di Andreotti e Forlani e alla riedizione del centro-sinistra di Mariano Rumor. Gli anni dal 1973 al 1978 vedono un’Italia in cui il PCI di Berlinguer che raggiunge il massimo del consenso elettorale, le vicende di Calvi e Sindona e della loggia massonica P2 di Licio Gelli, i sanguinosi attentati delle Brigate Rosse, l’approvazione della legge omicida che permette l’aborto perché Andreotti,  che era un pragmatico,  tornato al governo stavolta guardando a sinistra, la approverà per non provocare la caduta dell’esecutivo.

Enrico Berlinguer dopo il fallimento del governo Allende in Cile cambierà strategia: perché il PCI possa entrare nel governo è necessario farlo con i cattolici e non contro di essi e troverà un aiuto in questa strategia gramsciana in un altro politico democristiano, Aldo Moro, che proprio mentre si apprestava a fare entrare il PCI nelle stanze del potere veniva rapito e assassinato dal braccio armato di quel comunismo di cui sosteneva l’intrinseca bontà.

Roberto de Mattei nel libro ricostruisce questa storia di anni terribili a partire dal lungo lavorio dell’Istituto Affari Internazionali di Altiero Spinelli (fondato a Roma nel 1966 con i finanziamenti di alcune banche e società petrolifere come BP, Esso ed ENI)  in combutta con il Council on Foreign Relations decisi a fare entrare nel governo italiano i comunisti. A questo primo articolo che dà il titolo al libro seguono poi una nota sul Bilderberg Club (un’altra espressione del sistema supercapitalista internazionale) a cui partecipano giornalisti come gli italiani Arrigo Levi e Piero Ottone direttore del Corriere della Sera dopo la sua svolta a sinistra (che portò all’uscita di Indro Montanelli) e politici come Henry Kissinger e Zbigniew Brzezinski che si affannerà a rilasciare patenti di democrazia ai comunisti.

Nel successivo articolo de Mattei evidenzia come proprio Brzezinski esponente anche della Commissione Trilateral  (si noti l’interscambio di personaggi fra questi enti CFR, Bilderberg e Trilateral) costruirà a tavolino il democratico  trentanovesimo Presidente USA James Earl Carter.  Il libro poi ricorda di quegli anni Settanta la “distensione” bancaria ovvero l’insediamento di banche occidentali nei paesi comunisti, quello di banche comuniste nei paesi occidentali e la creazione di banche trans ideologiche. Il quinto articolo della raccolta partendo dal libro di Aleksander Solzenicyn “Lenin a Zurigo”, pubblicato in Italia nel 1976, evidenzia gli stretti legami tra alcune lobbies supercapitaliste e la Rivoluzione d’Ottobre, concretizzatisi in cospicui finanziamenti tedeschi procacciati dal misterioso Aleksander Helphand detto Parvus.

Gli ambienti politico militari germanici favorirono il rientro di Lenin in Russia al fine di destabilizzarla e ottenerne la resa militare. Ma a fianco di questi finanziamenti anche le lobbies supercapitaliste internazionali provvidero a fornire ai rivoluzionari comunisti altre ingenti risorse come bene documentate dallo storico Anthony C. Sutton nel suo saggio Wall Street and the Bolshevik Revolution.

Merito di de Mattei aver già allora ricordato questo studioso americano del tutto ignorato in Italia che tolse il velo ai finanziamenti delle lobbies internazionali a movimenti politici e rivoluzioni apparentemente opposti come la Rivoluzione bolscevica e il Nazionalsocialismo (nel suo Wall Street and the rise of Hitler). Quindi questa raccolta di articoli conserva ancora interesse e soprattutto può essere utile ai più giovani per comprendere la storia di quegli anni Settanta che la scuola italiana non insegna senza scadere nel “complottiamo” d’accatto che abbonda ai nostri giorni.

Roberto de Mattei, I padrini dell’Italia rossa. Presentazione di Pucci Cipriani e prefazione di Massimo de Leonardis. Edizioni Solfanelli, Chieti 2022.  Pagine 110, euro 10,00.

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