Nella battaglia del premio Acqui sono i laici a far vincere de Mattei

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(Nicoletta Tilliacos su “Il Foglio” del 05/10/2011) Roma. A giugno, quando tra i finalisti del premio “Acqui storia 2011” fu selezionato “Il Concilio Vaticano II. Una storia mai scritta” (Lindau), dello storico cattolico tradizionalista Roberto de Mattei (vedi il Foglio del 26/06), nulla faceva immaginare che la decisione di assegnargli la vittoria avrebbe provocato l’ira funesta e le dimissioni preventive del presidente della giuria, lo storico Guido Pescosolido.

Il quale ha detto al Corriere della Sera di non aver voluto “legittimare neppure con un voto di minoranza l’assegnazione del premio a un libro il cui autore non esercita la funzione critica di storico, ma quella di militante in favore di determinate tesi”.

Tesi che Alberto Melloni, sul Corriere di ieri, definisce “di revisionismo (anti) conciliare”, capaci di provocare “entusiasmi” nella “galassia tradizionalista” ma indegne di un riconoscimento conferitogli da chi (la giuria dell’“Acqui storia”) avrebbe “sciupato un prestigio che non sarà facile ricostruire”.

Eppure, a voler premiare de Mattei sono stati, oltre all’unico componente cattolico della giuria, Massimo De Leonardis, solo studiosi laici: lo storico della massoneria Aldo A. Mola, l’allievo di De Felice Francesco Perfetti, il giornalista e saggista Gennaro Sangiuliano; Giuseppe Parlato, storico del fascismo, si è limitato a un semplice voto contrario.

Lo stesso Pescosolido, a giugno aveva controfirmato le motivazioni collettive dell’inserimento di de Mattei nella cinquina, nelle quali si dice che quel libro “costituisce una originale e completa ricostruzione del Concilio Vaticano II, in una prospettiva storiografica attenta anche al contesto generale dell’epoca e non solo alle vicende ecclesiali e teologiche… Basata su un’ampia letteratura e su accurate ricerche d’archivio, l’opera si colloca in maniera originale nel dibattito sulla continuità o rottura rappresentata dal Concilio”.

de Mattei ci dice che è abituato alle polemiche aspre, “ma qui si vuole squalificare il premio che mi hanno dato perché ho ‘determinate tesi’ e non perché ho falsificato le fonti o le ho distorte. Melloni sa che ho lavorato e studiato nel suo istituto, gentilmente ospitato nella stanza di Alberigo, e che il mio è un libro di seicento pagine, basato su una serie di documenti inediti. La battaglia delle idee prevede confutazione, non denigrazione”.

Lo storico ricorda anche che in passato Pescosolido non gli aveva lesinato attestati di stima e lo aveva sostenuto (senza successo) in un concorso di ordinariato alla Cattolica di Milano. E forse “la lobby accademica che mi giudica indegno ha certamente avuto la sua parte nel farglielo pesare. Non penso a complotti ma all’influenza di un ambiente che vede alleati radical-laicisti e progressisti cattolici”.

Il “giurato” Francesco Perfetti è piuttosto sconcertato dalla piega presa dalla polemica: “Ho votato convintamente per de Mattei. All’inizio avevo anche io qualche pregiudizio verso il suo libro, poi l’ho trovato bello. L’interpretazione critica del Vaticano II emerge solo alla fine e, rispetto ad altre opere militanti, per esempio marxiste, è un gioiello di asetticità. Si tratta di un’opera di grande interesse, supportata da materiali documentali di livello”. Con gli stessi criteri usati contro de Mattei, conclude, “andrebbero squalificate opere fondamentali come quella di Taine sulla storia della Rivoluzione francese, perché viziate da ostilità verso il giacobinismo”. (nic.til)

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