Povera Chiesa! Sempre più è giusto interrogarsi su cosa stia accadendo. L’ultimo episodio clamoroso in ordine di tempo risale all’omelia, pronunciata nella IV domenica di Avvento da mons. Carlos Castillo, arcivescovo di Lima e primate del Perù, secondo cui in croce la morte di Gesù non sarebbe stata il «sacrificio di un olocausto», giungendo così a negare quanto chiaramente affermato dalla dottrina cattolica.
L’art. 606 del Catechismo, infatti, precisa come sia «il Figlio di Dio disceso dal cielo non per fare la Sua volontà, ma quella di Colui che l’ha mandato (…). Ed è appunto per quella volontà che noi siamo stati santificati, per mezzo dell’offerta del corpo di Gesù Cristo, fatta una volta per sempre”. (…) Il sacrificio di Gesù “per i peccati di tutto il mondo” è l’espressione della Sua comunione d’amore con il Padre». Concetto ripreso all’art. 613: «La morte di Cristo è contemporaneamente il sacrificio pasquale che compie la redenzione definitiva degli uomini per mezzo dell’Agnello che toglie il peccato del mondo e il sacrificio della Nuova Alleanza, che di nuovo mette l’uomo in comunione con Dio, riconciliandolo con Lui mediante il sangue versato per molti in remissione dei peccati». Ed ancora al n. 614: «Questo sacrificio di Cristo è unico: compie e supera tutti i sacrifici. Esso è innanzi tutto un dono dello stesso Dio Padre, che consegna il Figlio Suo per riconciliare noi con Lui. Nel medesimo tempo è offerta del Figlio di Dio fatto uomo, che, liberamente e per amore, offre la propria vita al Padre Suo nello Spirito Santo, per riparare la nostra disobbedienza». Precisa ancora il n. 616: «È l’amore sino alla fine, che conferisce valore di redenzione e di riparazione, di espiazione e di soddisfazione al sacrificio di Cristo. “L’amore del Cristo ci spinge al pensiero che uno è morto per tutti e quindi tutti sono morti” (II Cor 5,14). Nessun uomo, fosse pure il più santo, era in grado di prendere su di sé i peccati di tutti gli uomini e di offrirsi in sacrificio per tutti. L’esistenza in Cristo della Persona divina del Figlio, che supera e nel medesimo tempo abbraccia tutte le persone umane e lo costituisce Capo di tutta l’umanità, rende possibile il Suo sacrificio redentore per tutti», mentre il n. 617 evidenzia «il carattere unico del sacrificio di Cristo come causa di salvezza eterna». Del resto, il Sacramento dell’Eucaristia è chiamato anche «Santo Sacrificio, perché attualizza l’unico sacrificio di Cristo Salvatore» (n. 1330 del Catechismo). E via elencando, tutti testi che non lasciano adito ad alcun dubbio.
E invece cosa ha dichiarato l’arcivescovo Castillo? Esattamente l’opposto! Ecco le sue parole: «Gesù non muore, facendo un sacrificio di olocausto, Gesù muore come un laico assassinato, che decide di non rispondere con la vendetta e che accetta la croce per darci un segno di vita. E muore come un laico, che dà speranza all’umanità. Muore come un essere umano, come tutti voi che siete qui presenti».
Allora, è giusto tornare alla domanda iniziale… Che cosa sta accadendo? Il vescovo spagnolo José Ignacio Munilla, per ora amministratore apostolico di San Sabastián ma da febbraio a capo della diocesi di Orihuela-Alicante, non ha dubbi: nel corso di una recente conferenza, ha detto chiaramente di ritenere che ormai gnosticismo e New Age siano dentro la Chiesa e non solo fuori ed abbiano letteralmente impregnato di sé tanto la teologia quanto la spiritualità e la pastorale. Non solo: il modernismo dilagante nel tempio «ha cercato di tradurre l’immagine di Dio nella cultura odierna, eliminando o reinterpretando tutto quanto strida con la sensibilità di oggi». Ciò rappresenta «una rinuncia a cristianizzare il mondo», anzi corrisponde, di converso, al proposito di «mondanizzare il Cristianesimo», a «negare i misteri della fede», a reinterpretarli «a partire da categorie mondane», invitando i fedeli a scoprire la Verità dentro di sé, anziché cercarla dov’è ovvero in Cristo, negando così l’evento della Rivelazione. In tal senso, qualunque cosa aiuti ad interiorizzare, a raggiungere la pace, l’«armonia cosmica»,andrebbe bene, indistintamente, il che richiama quella «confluenza di tutte le religioni», proclamata dal New Age. Da qui l’invito eretico ad «avere il coraggio di dubitare delle certezze religiose» ed a «staccarsi dalla fede, per passare alla consapevolezza di sé», spogliandosi «delle verità rivelate dai dogmi» e cancellando così il «Dio personale», ridotto ad «energia», tutti veleni mortali per l’anima.
A fronte di un panorama e di prospettive di questo tipo, certo non stupiscono più o stupiscono decisamente meno affermazioni quali quelle pronunciate dall’arcivescovo di Lima durante l’omelia, segno evidente tuttavia di quanto stia avanzando quell’«apostasia silenziosa», di cui parlava già nel 2003 Giovanni Paolo II al n. 9 dell’Esortazione apostolica Ecclesia in Europa.