Il 19 aprile scorso, in occasione di un discorso tenuto al Festival Internazionale del Giornalismo di Perugia, Mons. Vincenzo Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita (PAV), ha rilasciato delle equivoche dichiarazioni sul tema del suicidio assistito. Per tale motivo, la John Paul II Academy of Human Life and the Family (JAHLF), nata a seguito delle deviazioni manifestate dalla PAV sul tema della vita e presieduta dal Dr. Thomas Ward, ha ritenuto di dover rispondere con una lettera aperta e chiarificatrice che si riporta qui di seguito. Le enfasi nelle citazioni riportate sono state aggiunte dagli estensori della lettera, la cui versione originale può essere reperita direttamente sul sito della JAHLF.
“Qui tacet consentire videtur“.
“Chi tace acconsente“.
San Tommaso Moro, ex Lord Cancelliere d’Inghilterra, 1 luglio 1535.
«Personalmente non praticherei il suicidio assistito, ma comprendo che la mediazione giuridica può costituire il maggior bene comune concretamente possibile nelle condizioni in cui viviamo», afferma Mons. Paglia, Presidente della Pontificia Accademia per la Vita, 19 aprile 2023 in un discorso al Festival Internazionale del Giornalismo di Perugia, Italia.
«Penso che la legge 194 sia ormai un pilastro della nostra vita sociale» (la legge 194/1978 ha legalizzato l’aborto procurato in Italia) … in una domanda successiva la conduttrice ha chiesto all’Arcivescovo Paglia se intendesse mettere in discussione questa legge, e lui ha risposto: «No, assolutamente, assolutamente!» (cfr. Trasmissione Agorà Estate del 26 agosto 2022, le affermazioni qui riportate si possono vedere a 1 h e 05 min e leggere in Catholic News Agency).
«È stato un tentativo, certamente non perfetto, di accogliere l’invito contenuto in Veritatis Gaudium (par. 3) a un radicale cambio di paradigma nella riflessione teologica, o meglio – oserei dire – a “un’audace rivoluzione culturale”», risponde l’Arcivescovo Vincenzo Paglia in un’intervista sul libro Etica teologica della vita. Scrittura, tradizione, sfide pratiche (cfr. Vatican News e nota 27 della Costituzione Apostolica Veritatis Gaudium).
L’arcivescovo Paglia afferma «che la mediazione giuridica [riguardo al suicidio assistito] può costituire il maggior bene comune concretamente possibile nelle condizioni in cui viviamo». Ma non potrà mai costituire il maggior bene comune legalizzare un meccanismo che permetta ad un medico di fornire ad un paziente un veleno con cui uccidersi. Non c’è alcuna differenza morale tra questo caso e quello di un medico o un infermiere che somministrano a qualcuno una dose eccessiva di morfina. Eccellenza, il principio “non uccidere” si applica ugualmente a entrambe le situazioni. Inoltre, la cosiddetta “mediazione giuridica” del suicidio assistito è semplicemente un passo tattico nel processo di facilitazione della legalizzazione dell’eutanasia. In pratica il suicidio assistito sarà visto dai medici come un’autentica ipocrisia morale e li porterà quindi alla pratica dell’eutanasia diretta.
La dichiarazione pubblicata dall’ufficio stampa della PAV il 24 aprile 2023, a seguito della legittima indignazione dell’opinione pubblica per la sua posizione, è di per sé fuorviante nel proclamare che «Il Presidente della Pontificia Accademia per la Vita, in piena conformità con il Magistero della Chiesa, riafferma il suo “No” all’eutanasia e al suicidio assistito» pur ribadendo il suo sostegno ad una “iniziativa legislativa” che specifichi le condizioni di depenalizzazione del reato (cfr. Fine Vita – Dichiarazione della Pontificia Accademia per la Vita).
Alla luce della suddetta assenza di una correzione e di inequivocabili scuse per questo scandaloso tradimento di pazienti vulnerabili, i restanti membri pro-life della PAV, per non esserne complici, devono chiedere a Papa Francesco di licenziare l’Arcivescovo Paglia, sostituendolo con un Presidente che, con coraggio, proclami inequivocabilmente gli insegnamenti perenni della Chiesa e di Papa Giovanni Paolo II sia sulla vita che sulla sua protezione legale.
In caso contrario, questi membri pro-life dovrebbero anch’essi dimettersi da questa istituzione vaticana, ormai screditata.