(di Mauro Faverzani) Le prossime presidenziali, in Francia, le si gioca nelle Logge. I candidati all’Eliseo fanno ormai a gara per conquistarsi le simpatie e soprattutto l’appoggio della massoneria in vista della chiamata alle urne nel 2017.
Dopo l’incontro a porte chiuse con il co-fondatore del Partito di Sinistra, Jean-Luc Mélenchon (di cui abbiamo dato notizia: https://www.corrispondenzaromana.it/notizie-brevi/manovre-della-massoneria-francese-verso-la-sinistra-estrema/), che sull’Europa ha deluso il Gran Maestro, Daniel Keller, è stata la volta del ministro per l’Economia, l’Industria e per il Digitale, Emmanuel Macron, promosso invece a pieni voti lo scorso 21 giugno.
Ha fatto l’en plein: era gremitissimo il “tempio” intitolato ad Arthur Groussier, che ha ospitato la riunione riservata, promossa dalle Logge Il cantiere degli Eguali, Raphaël Biliard, La Luce e Aletheia ed aperta solo alle obbedienze amiche.
280 posti a sedere, tutti occupati nella sede del Godf, il Grand’Oriente di Francia, per ascoltare l’illustre esponente del governo Valls. Che ha diligentemente esposto il suo progetto repubblicano di trasformazione della società, per riparare i danni della globalizzazione. Ed ha assicurato di voler lavorare ad «una costruzione politica dell’Unione Europea», dimostrando di non aver colto oppure di infischiarsene totalmente della volontà popolare, diretta da tutt’altra parte, Brexit docet.
A cercar di riportare invano la massoneria francese coi piedi per terra ci ha provato l’ambasciatore russo in Francia, Alessandro Orlov, pure invitato all’ennesimo incontro a porte chiuse svoltosi lo scorso 15 giugno, nella stessa sede del Grand’Oriente, a Parigi. Orlov non ha usato giri di parole: «La vostra laicità non è la nostra. La Russia è laica, ma Dio è con noi».
Parole, che hanno stupito i presenti, senza sconvolgerli però. Nella superba convinzione d’aver capito tutto, quasi con compatimento l’ex-Gran Maestro Filippo Guglielmi gli si è avvicinato, invitandolo a tornar da loro, per spiegargli cosa sia realmente «la laicità alla francese». Dimostrando così, per l’ennesima volta, come una parte della Francia sia convinta che la Rivoluzione, in realtà, non sia ancora finita. (Mauro Faverzani)