(Cristina Siccardi) Il mese mariano di maggio è passato, tuttavia il profumo di Maria nella devozione popolare non viene mai meno: il 20 giugno la Chiesa di Torino ha celebrato la Vergine Consolata, sua patrona, ovvero la Consolatrix afflictorum; il 27 si festeggerà la Madonna del Perpetuo Soccorso, culto legato ad un’icona di scuola cretese, già conservata nella chiesa agostiniana di San Matteo in Merulana, tra le basiliche di San Giovanni in Laterano e Santa Maria Maggiore a Roma, demolita durante l’occupazione francese nel 1799, e l’effigie venne poi trasferita in quella di Sant’Alfonso all’Esquilino, chiesa retta dai religiosi della Congregazione del Santissimo Redentore, ai quali papa Pio IX assegnò l’incarico di promuoverne il culto.
Il 21 giugno, invece, il Santuario della Vergine di Loreto di Graglia (Biella) ha festeggiato i 400 anni dell’effige della Madonna qui pregata. Si trova a valle della più maestosa cima del Mombarone, quasi al confine con la Valle d’Aosta ed è dedicato alla Madonna Nera, culto collegato a Nostra Signora di Loreto, nelle Marche. Il Santuario è inquadrato all’interno dei complessi devozionali prealpini che caratterizzarono una diffusa religiosità popolare mariana e cristiana, che si espresse fra il Piemonte e la Lombardia a partire dal XVI secolo, sviluppando un ciclo artistico sulla rievocazione della Passione di Cristo proprio vicino a Graglia, nel paese di Sordevolo, ma anche in altre località come il Sacro Monte di Arona, il Sacro Monte di Oropa, il Sacro Monte di Crea, il Sacro Monte di Varallo, il Sacro Monte di Ghiffa.
Ecco che, nel tempo delle abnormi contraddizioni religiose e culturali, osserviamo da un lato l’esistenza di culti e devozioni a cui moltissimi credenti continuano ad essere profondamente legati e dall’altro assistiamo all’incapacità delle più alte gerarchie ecclesiastiche a trasmettere i veri insegnamenti della Madre di Dio, in aperta antitesi con le tesi relativiste, femministe, globaliste, ambientaliste, interreligiose e di Fratellanza universale tanto care ai nostri tempi. A modo tutto suo, quindi, papa Francesco ha posto pubblicamente, proprio in questi giorni, la sua attenzione mariana dirigendola alle proprie personali simpatie. L’iniziativa, presentata dalla Congregazione del Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti il 20 giugno, in una lettera indirizzata ai presidenti delle conferenze episcopali, si è caratterizzata dall’aggiunta di tre titoli alle Litanie lauretane, così chiamate a motivo del riferimento al Santuario della Santa Casa di Loreto: Mater Misericordiae, Mater Spei, Solacium migrantium, ossia Madre della Misericordia, Madre della Speranza, Conforto dei migranti.
«Innumerevoli sono i titoli e le invocazioni che la pietà cristiana, nel corso dei secoli, ha riservato alla Vergine Maria, via privilegiata e sicura all’incontro con Cristo», scrivono nella lettera il cardinale Robert Sarah e l’arcivescovo Arhur Roche, rispettivamente prefetto e segretario del dicastero vaticano, inoltre precisano che «la prima invocazione sarà collocata dopo Mater Ecclesiae, la seconda dopo Mater divinae gratiae, la terza dopo Refugium peccatorum».
Le litanie lauretane sono di carattere squisitamente tradizionale, ovvero si tratta di un florilegio di appellativi riferiti alla Madonna, che si è arricchito lungo i secoli, ma conservando sempre caratteristiche associate propriamente alla Vergine, oppure indicando la sua protezione diretta a coloro che appartengono non a categorie culturali e/o politiche, bensì a stati di anime che rimandano ad un’appartenenza propriamente cristiano-cattolica con significato assolutamente spirituale, senza mai e poi mai inserire termini che possano in qualche modo riferirsi ad un gruppo sociale sul quale fanno leva gli interessi politici (siano essi di destra o di sinistra), come quello, nella fattispecie, dei migranti. Facendo un salto cronologico, si potrebbe dire che, negli anni in cui il mondo della fabbrica suscitava ovunque forte interesse politico e mediatico, il Papa regnante avrebbe potuto inserire come titolo mariano quello di «Conforto degli operai»; ma ciò sarebbe stato assolutamente fuori luogo nell’ambito dei titoli assegnati a Maria Santissima, che tutti devono avere necessariamente un sapore celeste.
È evidente che la crisi della Chiesa non può non essere affrontata dalla Chiesa stessa con una semplicistica affermazione come questa: «è riesplosa la lotta tra conservatori e progressisti: purtroppo è un ritorno indietro». A dirla è il cardinale Angelo Scola, già arcivescovo di Milano, nella sua autobiografia aggiornata e in uscita in questi giorni, dal titolo Ho scommesso sulla Libertà, edita da Solferino. Il libro è introdotto da un nuovo saggio sul futuro del cristianesimo, nel quale il cardinale dichiara che il credente deve affetto, rispetto e obbedienza al Papa in quanto «segno visibile e garanzia dell’unità della Chiesa», per questo gli attacchi «sempre più insolenti contro papa Francesco», soprattutto «quelli che nascono all’interno della Chiesa, sono sbagliati».
Eminenza Reverendissima, la lotta è riesplosa perché fin tanto che le gerarchie ecclesiastiche non affrontano il problema della netta differenza fra Verità di Cristo e le mille verità del mondo, la spaccatura fra coloro che custodiscono il deposito della Fede e coloro che lo svendono, la questione non sarà mai risolta, con gravi conseguenze sia per l’alleanza con la Santissima Trinità, sia per la salvezza delle anime, a cui è vocata la Chiesa.
Le modalità di dissenso nei confronti delle scelte di papa Francesco sono diverse fra di loro e in un’epoca come la nostra, dove chi grida si illude di essere maggiormente ascoltato (i social ne sono specchio evidente), dove la serenità dei ragionamenti, l’equilibrio psicologico, la pace nel cuore, sono diventate rare eccezioni e doni dello Spirito Santo, è evidente che i toni si alzino fino all’eccesso. La vera sostanza del dibattito in corso e degli schieramenti che militano nella Chiesa sta nel prendere finalmente atto che tutta la crisi della Chiesa non ruota intorno al Pontefice attuale, bensì intorno alle idee che sono venute a originarsi, a crescere, a maturare e a svilupparsi dal Modernismo in poi, fino a giungere al Concilio Vaticano II, dove gli uomini di Chiesa, in soggezione rispetto ai poteri culturali, politici, scientifici, mediatici…, hanno smesso di dire, secondo le linee della Verità trascendente, ciò che era giusto e ciò che era errore, smettendo, di fatto, di essere guida spirituale nel mondo e accodandosi alle ideologie del mondo, per farne compiacentemente parte.
Il titolo alla Madre di Dio, Uno e Trino, di Solacium migrantium, è stridente, non perché Ella non possa confortare i migranti, come tutti gli altri figli di Dio e suoi, ma perché Ella agisce solo in virtù di Cristo, Capo della Chiesa, venuto al mondo per convertire le genti a Sé e non al suo vicario, chiunque egli sia.