(di Danilo Quinto) Con la manovra di bilancio approvata qualche giorno fa – pari a 6,5 miliardi di euro – il Comune di Roma prevede di vessare i cittadini per ulteriori 244 milioni di euro rispetto al 2013.
Aumenteranno la tassa di occupazione di suolo pubblico, la Tasi, la tassa di soggiorno, i pedaggi relativi alle strisce blu e ztl, le tasse per le scuole e gli asili nido, la Prip, l’Imu. Già all’inizio dell’anno, il Consiglio Comunale di Roma Capitale si avvalse della possibilità fornita dalla legge di aumentare le addizionali comunali Irpef 2014, che si è tradotto con un incremento percentuale dell’aliquota comunale di altri 0,3 punti, portandola dallo 0,9% all’1,2% – tra le più alte in Italia – da applicare sui redditi a partire da 8.000 euro.
Questo significa che per il 2014, i contribuenti romani con redditi lordi pari a 20mila euro, hanno pagato 812 euro contro i 420 euro pagati fino ad oggi. Il bilancio approvato, invece, non prevede nessun taglio per il miliardo di euro l’anno di spesa corrente, compresi i 62 mila dipendenti – di cui 37 mila relative alle municipalizzate – che gravano ogni anno per 327 milioni di euro e per le 26 società municipalizzate, compresi i grandi “carrozzoni” di Acea (energia e acqua), Ama (rifiuti) e Atac (trasporti).
Il disastro dell’amministrazione comunale guidata da Ignazio Marino – il Sindaco che sembra avere come unica priorità la chiusura di tratti consistenti del centro storico, prima l’area dei Fori Imperiali, ora viene annunciata la chiusura anche dell’area di Piazza di Spagna – è certificato da questi numeri e da queste mancate scelte.
Sostieni Corrispondenza romana
Come “consolazione”, è stato però deciso che la prossima volta che qualcuno chiederà di affittare l’antico stadio dei Romani, il Circo Massimo, non pagherà più 8mila – com’è accaduto per il concerto dei Rolling Stones nello scorso mese di giugno – ma 200mila euro. Una cifra del resto irrisoria rispetto alla fantascientifica stima che fece Marino – 25 milioni di euro – relativa alla ricaduta che quell’evento portò agli alberghi, ai taxi, ai ristoranti e ai bar della città. «Se a questo aggiungiamo– disse il Sindaco – che abbiamo una delle band più importanti della nostra storia recente che suona all’interno della storia archeologica di Roma. Penso che davvero sia un risultato straordinario».
Il Sindaco di Roma sembra conoscere solo le tematiche care agli omosessuali. Mentre interviene al Gay Pride e al Gay Village per affermare che Roma è pronta al varo del registro delle unioni civili e al riconoscimento del matrimonio tra persone dello stesso sesso celebrato all’estero, si dimostra sprovveduto su tutti i più gravi problemi che attanagliano la città: la crisi abitativa; il degrado urbano, che coinvolge il centro storico e le periferie; l’inefficiente servizio di smaltimento dei rifiuti; la sporcizia delle strade e della rete della metropolitana; il traffico; il colabrodo della rete fognaria e di quella che dovrebbe far scorrere le acque piovane; l’insufficiente rete di trasporto; i numerosi cantieri aperti del tutto inattivi; le voragini che si aprono in pieno centro – lo scorso primo agosto, vicino alla stazione Termini, un mezzo cingolato è finito in una voragine profonda circa due metri – e in periferia, come quella di 7 sette metri che si è aperta qualche giorno fa in Via di Torrevecchia; la totale insicurezza rispetto alla criminalità: i dati diffusi alla fine dell’anno scorso, relativi al 2013, parlano di 77 furti al giorno, ovvero un furto ogni tre minuti e 325 mila reati denunciati.
Ignazio Marino ha ancora quattro anni di tempo per perseverare, a meno che il Campidoglio non venga inondato da lettere e telegrammi di cittadini che ne chiedano le immediate dimissioni. Sarebbe una “rivolta” popolare e civile – che auspichiamo – che la storia di Roma meriterebbe di vivere. (Danilo Quinto)