Si prevedono lunghi dibattiti e discussioni sia in Parlamento che in ambienti religiosi. La Gran Bretagna nel 2005 aveva reso legali le cosiddette “civil partnership”, legami civili tra omosessuali che da un punto di vista legale sono equivalenti al matrimonio (per quanto riguarda lo status civile, il diritto di ereditare, la pensione e cosí via). Da allora 26mila coppie sono state unite in partnership. Finora però la cerimonia doveva essere strettamente laica e non era consentito di utilizzare simboli religiosi, letture dalla Bibbia o inni sacri. Per questo da tempo alcuni gruppi omosessuali definiscono la civil partnership una sorta di ‘matrimonio di seconda classe’ o di serie B che non ha lo stesso valore simbolico.
Secondo le intenzioni del Governo le diverse religioni dovranno essere libere di decidere se consentire o meno l’uso delle loro Chiese, moschee, sinagoghe o altri luoghi di culto per i nuovi ‘matrimoni’. I Quaccheri, che già nel 2009 riconoscono come legittimi i matrimoni tra gay, saranno i primi a celebrare i nuovi riti. Altrettanto netta, sul fronte opposto, la posizione dei leader della Chiesa cattolica e della religione Islamica, assolutamente contrari. La religione ebraica è invece divisa tra rabbini liberali, che si sono già detti a favore della riforma, e rabbini ortodossi che sono contrari.
La Chiesa d’Inghilterra ha reagito con molta freddezza all’annuncio, dichiarando che non intende mettere a disposizione le proprie chiese per questo tipo di cerimonia. Un portavoce ha esortato il Governo a procedere “con grande cautela” per evitare “conseguenze difficili e non volute”. C’è anche il timore che, una volta modificata la legge, le coppie gay possano fare causa alle Chiese che rifiutano di ospitare i matrimoni tra omosessuali, innescando una serie di lunghe e complesse liti in sede legale.
La proposta del Governo crea ancora piú difficoltà per la Chiesa anglicana perché rischia di creare un’ulteriore divisione al suo interno tra conservatori e liberali. Un gruppo di vescovi anglicani si è già schierato a favore della riforma, sostenendo che non è giusto “negare alle coppie gay la scelta tra matrimonio civile e matrimonio religioso che le coppie eterosessuali hanno”.