La metafisica del Caos e il Soggetto Radicale di Aleksandr Dugin (3a parte)

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(P. Paolo M. Siano) Nella scorsa puntata (qui) ho attinto dal libro del politologo e filosofo russo Aleksandr DuginLa Quarta Teoria Politica” (NovaEuropa Edizioni, Milano 2017) per esporre, in sintesi, i due capisaldi della sua metafisica: la metafisica del Caos e il Soggetto Radicale.

Ritorno sul tema del Soggetto Radicale esaminando un altro testo di Aleksandr Dugin, Il Sole di Mezzanotte. Aurora del Soggetto Radicale (AGA Editrice). È una raccolta di brani dell’autore selezionati da Francesco Marotta, Andrea Scarabelli e Luca Siniscalco che sintetizzano il pensiero di Dugin ampiamente illustrato nel suo libro Teoria e fenomenologia del Soggetto Radicale (AGA Editrice, Milano 2019, 432 pagine).
Indico in grassetto concetti e brani che ritengo molto importanti.

Nel libretto Il Sole di Mezzanotte. Aurora del Soggetto Radicale, nel capitolo “Il Sole di Mezzanotte”, Dugin spiega il simbolo che fa cogliere meglio l’«essenza» del Soggetto Radicale: è «il Sole di Mezzanotte», ossia «qualcosa di assolutamente paradossale» (p. 9), «qualcosa di inesistente» (p. 9), ovvero «un’ontologia dell’inesistenza che ci riporta dritti al mondo del mito» (p. 9).

La Mezzanotte è «il dominio di Dioniso – nei Misteri greci chiamato anche Sole della Notte – nonché del Soggetto Radicale», è «il regno di Giano», in cui splende il «Sole Nero» (cf. p. 10). Il «Sole di Mezzanotte» è un «Sole Nero» (p. 10).

Apro una parentesi: il “Sole Nero” è un simbolo apprezzato anche in ambienti esoterici tedeschi di primo Novecento, poi in ambienti nazisti e neo-nazisti fino ai nostri giorni (qui).

Torniamo al testo “Il Sole di Mezzanotte”.
Dugin afferma: «Il Soggetto Radicale è immortale, attraversa la morte e costituisce la radice del soggetto normale – è un Sole Nero situato nell’abisso più profondo e interiore. È un soggetto apofatico (termine che indica il non-ancora-manifestato) situato all’interno del soggetto positivo, di cui costituisce la radice immortale, invisibile e indistruttibile» (p. 11).

«Per fare nascere il divino, occorre avere in sé il seme del Sole di Mezzanotte, il Soggetto Radicale. Il Sole di Mezzanotte è il cielo che entra nella terra, il processo che dà vita al limpido cielo diurno. È la base, il fondamento (Grund) dell’Essere. Non l’Essere in se stesso, ma quella dimensione che lo rende possibile. È l’abisso più abissale (Urgrund) di cui parla Heidegger: per trovarlo, occorre spingersi sempre più in profondità, di fondamento in fondamento, fino a raggiungere ciò che è privo di fondamento. Ecco il Soggetto Radicale, da un punto di vista mitologico e metafisico» (p. 12).

Secondo Dugin, mentre nella modernità «vi sono ancora residui del mondo tradizionale, della luce, della soggettività, della razionalità e dell’interezza» (p. 13), la «postmodernità» è la Mezzanotte, «è una società liquida (Bauman) in cui tutto si dissolve», è «una distruzione caotica delle strutture che sprigiona una gran quantità di energia, subito dissolta in un processo entropico. È un’ininterrotta caduta verso il basso. Il Sole di Mezzanotte sorge solo al culmine di questo processo discendente» (p. 13).

L’Occidente è, in tedesco, «Abendland, la “terra della sera”», è perciò «il luogo in cui nasce la modernità» (p. 13) e «la caduta di Lucifero avviene a Occidente» (p. 14). Perciò, secondo Dugin, rifiutare il Diavolo implica rifiutare anche l’Occidente e la modernità (cf. p. 14). Dugin demonizza così l’intero Occidente, in primis gli USA; questo pregiudizio ci sembra un residuo dell’era sovietica.

Dugin afferma che nel «momento più nero del nero, quando tutto è perduto e l’oblio dell’Essere è totale, appare il Soggetto Radicale, fenomeno della Tradizione calato nella postmodernità» (p. 15).

L’«uomo differenziato» di Evola e il Soggetto Radicale di Dugin combattono la postmodernità senza «alcun tipo di appoggio esterno», senza poter nemmeno «appellarsi al cielo», ma solo con la «scintilla sacra nella propria interiorità», ossia il Sole di Mezzanotte (cf. p. 15).

Secondo Dugin nella postmodernità non c’è trascendenza, non c’è possibilità di fare riferimento o appello a Dio. Tutto è dissolto: identità culturali, religiose, familiari, sessuali… La «dissoluzione del sesso», il trionfo LGBT e femminista sono inarrestabili, «gli argomenti dei conservatori […] sono del tutto inutili» (p. 16), non così invece – secondo Dugin – la teoria di Evola sugli archetipi maschile e femminile indicata nel libro evoliano “Metafisica del sesso” (cf. Dugin, op. cit., p. 16).

Quando regnerà il «nichilismo trionfante», allora apparirà il Soggetto Radicale che non vuole salvare nulla di quanto c’era in precedenza, ma vuole mettersi alla prova, «ambire all’abisso ontologico più profondo» (cf. p. 17).

Dugin scrive: «Il Soggetto Radicale – in cui risiedono il Sole, la luce e la Tradizione – è questa prova estrema, la fine della discesa ciclica e, forse il bagliore di un Nuovo Inizio. È una realtà che va creata, tramite una mente attiva, radicale, che appare solo nel momento più critico del ciclo cosmico» (pp. 17-18).

Ancora Dugin: «Gli Antichi credevano che il Sole non sorgesse da sé ma solo se propiziato da un rito, operato dalla comunità. Per farlo nascere, occorreva lavorare sodo, con una grande concentrazione spirituale. In caso contrario, il Sole avrebbe potuto non sorgere mai più. In una prospettiva ontologica e sacra, albe e tramonti non sono processi meccanici (al pari dell’uomo, che non è un ente tra gli altri ma fa parte del processo cosmico). Se l’uomo non prega, in sostanza, il Sole diurno non sorge. Lo stesso discorso vale per il Sole di Mezzanotte. Dobbiamo celebrare un rito incentrato sul Soggetto Radicale, dio oscuro e occulto, il Deus adveniens di Heidegger, l’ultimo Dio. Questa figura filosofica, fondamentale e metafisica dev’essere al centro di un rituale specifico, di un culto ignoto. Ciò non ha nulla a che fare con una nuova religione; è piuttosto un’ontologia escatologica, basata sulla necessità di stabilirci nella Mezzanotte senza confonderci con essa, attualizzando radicalmente, ritualmente e metafisicamente il Soggetto Radicale. Ecco la sfida dei tempi ultimi» (p. 18).

Nel capitolo “Aurora del Soggetto Radicale”, Dugin afferma che il Soggetto Radicale «appare» quando tutto è dissolto; esso viene «risvegliato dalla volontà post-sacrale» la quale «non coincide con il sacro», «non è generata dalla Tradizione, né ammessa dalle religioni» (cf. p. 21).

La «volontà post-sacrale» è «l’attributo principale del Superuomo» (p. 21), «essa viene emanata dal Soggetto Radicale a cui fa ritorno: esige un risveglio immediato e incondizionato. Il suo senso più profondo risiede nell’essere slegata dalla Tradizione» (cf. p. 21). «Legata al Soggetto Radicale, la Nuova Metafisica di cui ho parlato più volte può essere chiamata Metafisica della Fine» (p. 22).

«Il Soggetto Radicale non va associato a un’immagine religiosa, né a una figura del tradizionalismo classico. Egli partecipa a un processo traumatico del tutto insormontabile, senza pari, in un certo senso situato fuori – o, quantomeno, all’estrema periferia – della metafisica tradizionale» (p. 23).

Dugin fa capire che il Soggetto Radicale e ciò che è legato ad esso è «un problema fondamentale che stravolge in modo assoluto tutti i concetti tradizionali della metafisica» (p. 23). Dunque, il Soggetto Radicale è oltre le immagini religiose, è al di fuori della «metafisica tradizionale» (cf. pp. 23-24).

Il Soggetto Radicale vive nel mondo, «vive ai margini», «non ha nulla da spartire con i terroristi e gli alcolizzati che vivono con lui – da cui, anzi, tiene a distanziarsi», «è una specie di angelo perduto» (cf. p. 25). Ripeto, per Dugin il Soggetto Radicale «è una specie di angelo perduto» (p. 25). Non è finita qui. Dugin afferma che nel postmoderno il Soggetto Radicale è «crudele», «inumano» (cf. p. 25), «è il pre-uomo, la radice dell’uomo; non dipende dall’uomo ma ne è la condizione di possibilità assoluta» (p. 26).

Inoltre: «In epoca moderna, il Soggetto Radicale ha la morte accanto. È un assassino» (p. 26). Dugin prosegue (davvero inquietante!): «Poiché gli uomini, ai suoi occhi, svalutano il significato della vita, per dimostrar loro quanto sia preziosa, quale sia il suo valore, li uccide» (pp. 26-27).

Dugin prosegue: «All’inizio di Così parlò Zarathustra, Nietzsche parla di un pallido delinquente, seduto di fronte a un giudice rosso. Costui dice: “Perché questo delinquente ha assassinato? Egli voleva rapinare”. Zarathustra aggiunge: “La sua anima voleva sangue, non rapina; egli agognava la felicità del coltello”. E infatti ruba solo dopo aver assassinato, incapace di vivere sapendo di aver commesso un omicidio per nulla. Se si fosse limitato a rubare, il giudice non lo avrebbe messo a morte; se avesse rubato e ucciso, lo avrebbero giustiziato; se avesse ucciso e basta, sarebbe stato un Soggetto Radicale» (p. 27).

Dugin prosegue: «L’ipotesi dell’assassino che restituisce all’uomo il gusto della vita è una funzione fondamentale del Soggetto Radicale. Egli non è un guerriero – concetto, ai suoi occhi, troppo plebeo – ma un assassino privo di scopi, freddo, spersonalizzato, al soldo di nessuno. È un angelo distruttore, un angelo terrificante» (p. 27).

Dugin prosegue: «Il Soggetto Radicale dona all’uomo moderno il senso della morte, ma anche della vita – sennonché, si tratta di una vita talmente frenetica da risultare più terribile della morte stessa, una vita che lacera lo stesso laceramento. Non è la vita normale, che nella Tradizione riunisce ciò che è sparso e nella modernità si trascina per inerzia, ma una vita particolare che esacerba la rottura. Meglio non avvicinarvisi: è terribile. Ha per nome quella forza che lega tutto, simboleggiata dal Fascio Littorio, le cui verghe indicano i dodici segni zodiacali…» (pp. 27-28).

Dugin spiega che «la metafisica dell’Eurosiatismo» [il progetto politico di Dugin: l’Euroasia, ovvero la grande alleanza Europa-Asia, Russia inclusa, contro gli USA e l’Occidente filo-americano…] o l’«Eurasiatismo metafisico» è legato a un’interpretazione particolare del tradizionalismo che vede nella storia un continuo regresso, dall’Età dell’Oro all’Età del Ferro, fin nel «Solstizio d’Inverno dell’Essere». Ci stiamo avvicinando alla «Grande Mezzanotte» da cui occorre «distanziarci» e tale è il programma del Soggetto Radicale (cf. p. 28).

Ma Dugin sembrerebbe contraddirsi poiché, secondo la sua metafisica del Caos e le teorie del suo libretto, il Soggetto Radicale si manifesta solo in quella Mezzanotte o Solstizio d’Inverno dell’Essere…

Dugin presenta il Soggetto Radicale e il suo apparire come «un inaudito stravolgimento metafisico degli scenari tradizionali e delle pulsazioni dell’Essere» (p. 29).

Dugin accenna alla teoria dell’«uomo differenziato», illustrata da Evola nel libro “Cavalcare la tigre”, e afferma: «Proprio a partire da questa idea nasce il Soggetto radicale, vale a dire l’uomo della Tradizione gettato in un mondo senza Tradizione» (p. 29). Il Soggetto Radicale «è un uomo differenziato» (p. 30).

Dugin afferma: «Il Soggetto Radicale occupa un posto centrale nel Nuovo Programma di Filosofia» (p. 30) e l’8° ed ultimo punto di questo «programma» e «progetto» è: «8) il risveglio del nuovo fuoco, che distruggerà l’antico mondo; arresto dei cicli cosmici; nascita del Soggetto Radicale; inizio della realtà impossibile» (p. 31).

Nel capitolo “La Voce dell’Abisso”, Dugin afferma che secondo René Guénon il mondo della Tradizione coincide con la fase in cui l’Uovo del Mondo è aperto dall’alto e il principio divino agisce in esso. Poi con il materialismo e l’Illuminismo (il «mondo moderno») l’Uovo viene chiuso dall’alto (cf. pp. 35-36). Alla fine del XX secolo inizia la terza fase, quella in cui «l’Uovo del Mondo si apre dal basso» (p. 36): è il «postmoderno» in cui il mondo subisce «una vera e propria invasione demoniaca» (p. 36) e «l’uomo (o, meglio, il post-uomo) non contiene più Dio ma un complesso diabolico, una legione di demoni» (p. 36).

Poi: «Alla dissoluzione finale, secondo la Tradizione, segue la Fine dei Tempi. Allora si rivela la vera struttura ciclica della realtà: l’Uovo del Mondo viene capovolto, il ciclo si chiude e il mondo ricomincia. Inizia una nuova Età dell’Oro» (p. 36).

Dugin accosta «il Superuomo di Nietzsche, “vincitore di Dio e del nulla”» al Soggetto Radicale (cf. p. 37). Poi racconta una «visione metafisica» che – parole di Dugin – «predeterminò il percorso della mia filosofia», ovvero il «processo discendente» dell’uomo (cf. pp. 37-38).

Riassumo la «visione».
L’«uomo-dio – androgino» vive «in uno stato paradisiaco» ma vuole scendere «più in basso, in luoghi proibiti» (p. 38), «al di fuori del Paradiso» (p. 38) e allora scende, acquista «fisicità» e diviene mortale, conosce la sofferenza, ma vuole scendere sempre più in basso, non vuole tornare indietro, vuole «qualcosa di ancor più terribile» (cf. p. 39). Questo uomo-dio androgino afferma: «La mia grandezza vuole giungere sino alla fine, assaporando l’ultimo abisso» (p. 39).

Il Soggetto giunge «al postmoderno, all’apertura dell’Uovo del Mondo dal basso» (p. 39) e «sembra non distinguersi dai “demoni” che lo circondano, coi quali è integrato a vari livelli» (p. 39). Egli «formalmente, è identico al mondo demoniaco e apocalittico» (p. 39). Dugin afferma che è un «pellegrinaggio nell’abisso» in cui il «soggetto» non ha speranza né volontà di tornare indietro. È il Soggetto Radicale (cf. p. 40).

Segue un’altra riflessione di Dugin, più terribile delle precedenti. In sintesi, è il Soggetto Radicale che causa la degradazione e crea gli inferni, il Kali Yuga, e infine, per affermarsi superiore a tutto, scende in qualcosa che somiglia all’inferno dantesco.

Ora cito testualmente: «E se l’intero processo ciclico di degradazione dall’Età dell’Oro all’Età del Ferro non fosse altro che una conseguenza dell’avventura del Soggetto Radicale? E se questo soggetto generasse i vari piani di un inferno sempre più condensato al fine – singolare, forse addirittura riprovevole – di mettersi alla prova nell’abisso della realtà? Andando in direzione dell’Età del Ferro – creandola, in sostanza, contribuendo all’istituzione del Kali Yuga e del postmoderno – il Soggetto Radicale cerca di affermare qualcosa di assoluto e radicale in sé, non legato interamente alle condizioni paradisiache in cui la sua natura regale era evidente. In altre parole, egli intende mostrare la propria natura superiore non sul trono regale ma nelle vesti di un contadino, di uno spazzacamino, di un mendicante, di un mostro» (pp. 40-41).

Dugin prosegue: «Fautore della chiusura dell’Uovo del Mondo dall’alto e della sua apertura dal basso, il Soggetto Radicale è vincitore di Dio, ma anche del nulla, nel senso che, pur provocando l’arrivo della Fine dei Tempi, non vi s’identifica. È un uomo differenziato (Evola), un uomo integrale. Non intende ripristinare alcunché, né tornare indietro, ma ambisce a dimostrare l’indimostrabile, ciò che non è passibile di verifica; la possibilità di essere assolutamente se stessi, sperimentare la grandezza dell’auto-identificazione anche in condizioni fondamentalmente avverse. Il Soggetto Radicale attende la desacralizzazione del mondo per affermare se stesso, la purezza d’acciaio del suo spirito, sempre identico a sé e assolutamente invincibile. Il suo essere ama il materialismo, vedendovi una sfida – gli piace meno l’idealismo, perché lo dà per scontato. Il suo spirito brama l’ultima prova, la prova più terribile: l’immersione nella gelida cascata delle acque materiali e infernali. È lì che affermerà la propria dignità e un’incomparabile superiorità» (p. 41).

Non fa meraviglia che al termine di una conferenza tenuta il 16 novembre 2019 ad Aprilia (LT), Maurizio Murelli, editore-tipografo di AGA Editrice, colui che ha sovvenzionato la traduzione e la pubblicazione delle opere di Dugin in Italia, si è chiesto: «E se il Soggetto Radicale fosse Lucifero?» (qui). Penso che la risposta possa essere affermativa. (continua)

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