Il prof. Renzo Puccetti è un noto medico e bioeticista che, fin dall’inizio, ha seguito attentamente la pandemia di Covid-19 (Chiarezza sul Covid-19: intervista al Dr. Renzo Puccetti e Coronavirus: intervista al dott. Renzo Puccetti).
Facciamo con lui il punto della situazione su vaccini e no-vax.
Sono apparsi alcuni articoli secondo cui i dati provenienti da paesi con un ampio numero di vaccinati, come l’Inghilterra o Israele, dimostrerebbero che la percentuale di nuovi infetti tra i vaccinati è maggiore di quella tra i non vaccinati. Se è vero, come si spiega questo apparente paradosso?
C’è un modo corretto di leggere un dato epidemiologico ed uno scorretto, così come può avvenire per la comprensione di un testo, o di uno spartito musicale. L’assunto da cui si deve partire è che nessun vaccino, così come nessun farmaco, è efficace al 100%. Il vaccino contro il morbillo ha un’efficacia del 93% con una dose e del 97% con 2 dosi. Per la parotite, le cifre sono del 78 e 88%, rispettivamente con una e due dosi. Gli antibiotici hanno tassi di efficacia che variano in base alla sensibilità o resistenza del ceppo batterico e un intervento chirurgico ha probabilità di successo e di fallimento. In medicina si ragiona sempre in termini di probabilità e di rapporti di rischio e beneficio. Così avviene anche per il vaccino Covid che, secondo i più recenti dati inglesi, ha una efficacia del 96% nel prevenire il ricovero ospedaliero da variante Delta del Covid-19.
Con questo concetto in mente, immaginiamo che tutte le persone di una Nazione siano vaccinate; poiché l’efficacia è del 96% e non del 100%, alcune persone, nonostante il vaccino finirebbero comunque in ospedale. Allo stesso tempo non troverei nemmeno una persona ricoverata senza la vaccinazione semplicemente perché tutt’Italia la popolazione è stata vaccinata. A quel punto, chi non sapesse leggere i dati, poiché i ricoverati sono tutti vaccinati, arriverebbe a concludere in maniera erronea che il vaccino è totalmente inefficace.
L’efficacia di un trattamento nei confronti di un preciso effetto nocivo lo si deve però calcolare non in questo modo, ma come rapporto di probabilità che l’effetto nocivo si verifichi in chi è stato sottoposto al trattamento e in chi invece non ha ricevuto il trattamento. Il 15 di agosto la popolazione non vaccinata in Inghilterra era il 13,1% contro il 74,3% che aveva completato la vaccinazione. A quella data gli infetti da virus Delta era lo 0,22% tra la popolazione con doppia dose di vaccino e il 3,1% tra la popolazione non vaccinata. Questo ci dice che una persona non vaccinata aveva in quei dati una probabilità 14 volte maggiore di infettarsi rispetto a una con ciclo completo. Questo è il modo corretto di leggere i dati per comprendere l’efficacia del vaccino.
C’è chi sostiene che a fronte di una mite epidemia i danni collaterali provocati dai vaccini sono maggiori dei benefici che essi apportano. Che cosa ne pensa?
Mi viene da sorridere a ricordare che qualcuno ha parlato di “polmonite mite”. Quando leggo commenti volti a sottovalutare la gravità del Covid dicendo che nel 99% dei casi si guarisce dalla malattia, mi cascano le braccia. Se fai correre liberamente una malattia con uno 1% di letalità e con un grado di infettività che è 5 volte quello dell’influenza, che è il livello che caratterizza la variante Delta, al termine dell’epidemia devi attenderti 40 milioni di infetti e 400mila morti, è aritmetica, non opinioni. Se hai uno strumento in grado di prevenire il 90% di queste morti, usandolo hai salvato 360mila persone, non usandolo hai deciso che queste muoiano.
Sappiamo che poiché lo strumento sarà causa della morte di qualcuno, è necessario fare una ponderazione basata sui numeri. Al 26 luglio sono giunte all’AIFA 498 segnalazioni di decessi dopo il vaccino. Ammesso e non concesso che tutte siano state causate dal vaccino, la sproporzione solo un cieco può non vederla. Tanto per fare un paragone, se tutte le segnalazioni di morte dopo il vaccino fossero causate dal vaccino, avremmo 15 decessi per milione di persone vaccinate a confronto di 153 morti per milione di utilizzatori di aspirina considerando soltanto le complicanze gastro-intestinali.
A fronte di questi rischi, anche per l’aspirina vengono svolti studi che ci consentono di comprendere a chi somministrarla e a chi no. Anche per i vaccini si devono fare analisi di rapporto rischio/beneficio più raffinate, ad esempio stratificando i dati per sesso, età, comorbidità, ma questo è compito da lasciare a chi ha la competenza per fare questo tipo di studi, non da affidare a sgangherati interventi di soggetti privi delle qualificate necessarie, o alla pubblicazione di testimonianze volte a stimolare le corde emotive.
Ci permetta un’ultima domanda. Secondo Lei, perché tra i cattolici tradizionali osserviamo tanto spesso un atteggiamento “no vax” privo di senso critico e di supporto scientifico?
È questo uno degli aspetti che più mi preoccupa e fa soffrire e su cui mi sto confrontando con alcuni amici intellettuali cattolici impegnati sul versante pro-life. Se dovessi usare un termine per il fenomeno sociale che si sta compiendo, userei quello di catto-libertari. Probabilmente in maniera inconsapevole, questi cattolici hanno abbandonato gli schemi mentali del cattolicesimo per assorbire gran parte di quelli espressi dalla modernità. In questo senso potremmo parlare di neo-modernismo, per distinguerlo dal modernismo di matrice progressista. Si considerino alcuni aspetti che mi sembrano innegabili.
Lo scetticismo di fronte alla possibilità di individuare il vero, tipico della modernità, ha generato quel relativismo che è stato denunciato da papa Benedetto XVI. Nel corso di questa epidemia esso si manifesta anche tra i cattolici conservatori come “opinionismo”, attribuendo alla mera opinione lo stesso valore del dato di fatto, a cui essa è dialetticamente contrapposta. A fronte di una dimostrazione fattuale, si riceve la risposta “non sono d’accordo”, senza preoccuparsi di presentare nessun argomento per motivare il dissenso. Oppure pensiamo all’adozione pressoché incondizionata del principio di autonomia, frainteso per libertà, che si manifesta nel rifiuto delle limitazioni, dell’obbligo delle mascherine, della vaccinazione. E con quale argomento questi cattolici smarriti vorranno imporre il divieto di aborto o di eutanasia, dopo che loro hanno rifiutato per se stessi fardelli ben più lievi di un bambino gravemente malformato o della sofferenza imposta dalla malattia? Pensiamo all’adozione dell’antropologia funzionalista al posto del personalismo cattolico ontologicamente fondato, attestata dalla sottolineatura dell’età avanzata e delle numerose patologie delle persone morte, per sminuire la gravità dell’epidemia. Mi riferisco anche al ribellismo tipico dei movimenti rivoluzionari, iconicamente rappresentato dallo slogan sessantottino “vietato vietare”.
A questo riguardo si noti il sostegno alle manifestazioni di protesta contro i divieti imposti. Eppure, il cattolico ha ricevuto l’insegnamento di sottomettersi all’autorità, tranne il caso che questa imponga leggi intrinsecamente ingiuste. La Chiesa ha sempre insegnato che le leggi intrinsecamente ingiuste sono quelle che causano “intrinsece mala”, mali intrinseci, individuati classicamente in violazioni del bene della vita umana, del bene della sessualità coniugale, del bene della verità. L’obbligo della mascherina, o il divieto degli assembramenti in nessun modo costituisce un male intrinseco. Noto anche un certo abbandono del connubio cattolico fra scienza e fede, ribadito negli interventi magisteriali, per abbracciare una forma di pensiero magico; al riguardo si pensi al sostegno incondizionato per le cosiddette cure domiciliari precoci senza che nessuno di questi sostenitori abbia la minima idea di cosa esse siano e senza avvertire la necessità che se ne dimostri l’efficacia mediante i criteri adottati per tutti gli altri trattamenti medici. Questi, ed altri ancora, mi sembrano segni che giustifichino individuare questo movimento come un neo-modernismo catto-libertario.
I processi hanno una loro forza intrinseca che li spinge ad avanzare per inerzia. Temo che col tempo questi cattolici si troveranno a braccetto dei cattolici progressisti che magari ancora aborrono e tra un po’ tutti insieme celebreranno Pannella e la Bonino come profeti.