In Europa un’ecatombe, ma dagli Usa una speranza

Roe-versus-Wade
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(Mauro Faverzani) Aborto, un autentico dono di Natale è giunto dagli Usa, dove gli ambienti pro-life hanno riportato una colossale vittoria: la Corte Suprema ha stabilito che non esiste alcuna ragione al mondo che possa impedire ad uno Stato di votare una legge, che obblighi i medici a mostrare alle donne gravide il bambino che portano in grembo tramite ecografia.

Nulla di strano: in molte nazioni, anche europee, sono anzi previste tre ecografie obbligatorie, per verificare il regolare svolgersi della gravidanza. Eppure contro tale norma si sono scagliati diversi centri affiliati a Planned Parenthood ed i titolari di numerose cliniche abortiste americane, trascinando in tribunale il crescente numero di Stati della Confederazione, che l’hanno approvata come parte del pacchetto di 400 leggi studiate per depotenziare gli effetti del decreto «Roe versus Wade», quello che nel 1973 introdusse malauguratamente l’aborto negli Stati Uniti (si noti, sia detto per inciso, che Norma McCorvey alias Jane Roe, nome scelto ai fini processuali per tutelarne la privacy, colei cioè che con la propria querela avviò tutto l’iter giudiziario che rese legale l’aborto negli Usa, non ha mai abortito, anzi: resasi conto di esser stata strumentalizzata da un team agguerrito di avvocati pro-choice, si convertì al Cattolicesimo, divenendo una convinta militante pro-life).

Ciò che gli abortisti avrebbero voluto impedire è che le donne potessero vedere loro figlio dentro il grembo, notando così come sia un essere umano con un cuore che batte e non un grumolo di cellule. È evidente come questo susciti in loro, oltre ad una naturale commozione e ad un innato senso di maternità, anche molti interrogativi sulla propria scelta.

La decisione della Corte Suprema, favorevole a tale normativa, rende evidente anche come in essa non siano favorevoli alla vita solo quei 2 giudici supplementari pro-life su 9, che a fatica il presidente Trump riuscì a far nominare, bensì la maggioranza del collegio. Così come lo è, del resto, la stragrande maggioranza degli Americani.

Altra buona notizia, sempre dagli Stati Uniti: il comitato Michigan Values Life ha raccolto e depositato presso gli uffici competenti ben 379.418 firme per un nuovo progetto di legge, che proibisca l’aborto da smembramento, in termini clinici definito tecnica di «dilatazione ed evacuazione». Ciò in quanto si tratta, spiega il comitato, di una procedura «crudele, frequentemente utilizzata tra la 13ma e la 24ma settimana di gestazione»: richiede al medico di rimuovere dal grembo materno il bambino, «ancora non nato ma vivo, arto dopo arto, uno ad uno».

Nel 2018 in Michigan sono stati registrati 1.908 aborti da smembramento, secondo i dati diffusi dal Dipartimento della Salute e dei Servizi Umani. Ora l’ufficio elettorale dovrà verificare la validità delle firme presentate, dopodiché l’iniziativa di legge verrà inviata al Congresso: la norma anti-smembramento richiesta potrà a quel punto entrare in vigore col solo voto a maggioranza semplice del Senato o della Camera dei Rappresentanti. Se viceversa in aula non si raggiungesse questa maggioranza o se il testo del progetto di legge venisse snobbato e non fosse discusso, si andrebbe direttamente alle urne per chiedere al popolo se approvarlo o bocciarlo.

Ci volevano davvero queste buone notizie a fronte di quella, pessima, relativa al bilancio demografico del 2018 in Europa, dati drammatici diffusi dopo la pubblicazione di quelli definitivi relativi alla Spagna: i nati vivi sono stati 7.307.685 in Europa, un altro 3,4% in meno rispetto ai 7.564.333 del 2017. Si tratta della cifra peggiore registrata tra il 1953 ed il 2018, con l’unica eccezione del 1999, quando si toccò proprio il fondo, col record negativo di 7.205.000 nati vivi.

Il conto si riferisce a 44 dei 45 Paesi europei, escludendo dal computo solo Cipro del Nord, che dal 1974 è occupata dalla Turchia. Tenendo conto che alla cifra complessiva contribuiscono anche i nati delle famiglie immigrate, è evidente come ci si trovi di fronte ad un impressionante crollo demografico, specie a fronte dei decessi, cresciuti ulteriormente dello 0,6% rispetto al 2017 e giunti a quota 8.173.525, record assoluto negli ultimi quattro anni.

Non solo: il numero di nascite nel 2018 ha raggiunto il proprio punto più basso dal 1945 in ben 13 Paesi europei, tra i quali l’Italia, oltre all’Albania, Bosnia-Erzegovina, Bulgaria, Finlandia, Grecia, Lituania, Macedonia settentrionale, Moldavia, Paesi Bassi, Romania, Serbia ed Ucraina.

In Europa, più che di «inverno demografico», sarebbe corretto parlare di autentica ecatombe. Ma c’è di peggio ed è l’ignavia propria di coloro che rinunciano alla battaglia per la Vita: come è accaduto a Siviglia, dov’era stata promossa per le ore 11 dello scorso 28 dicembre presso la parrocchia di S. Maria di Grazia una S. Messa in memoria di «tutti i bambini abortiti nel corso del 2019» con un’intenzione precisa rivolta alle donne «che meditino l’aborto», affinché tornino sui propri passi e salvino la vita dei loro figli, custoditi nel grembo materno.

Alla vigilia della celebrazione, però, vale a dire il giorno 27, su indicazione dell’Arcivescovado, la Messa è stata cancellata, per «evitare problemi». La realtà è un’altra. La realtà è che anche chi voglia evitar problemi e fastidi finisce col rendersi corresponsabile di quell’autentica strage degli innocenti, che è l’aborto. Il che è ancor più grave quando ciò coinvolga dei cattolici, che si tratti di ecclesiastici o di semplici fedeli. 

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