(di Lupo Glori) Domenica 25 gennaio, le elezioni politiche greche hanno rispettato le previsioni, sancendo il trionfo di Alexis Tsipras, il leader di Syriza, partito della sinistra radicale anti-austerità che, con il 36% dei consensi, ha conquistato 149 seggi, soli due in meno della maggioranza assoluta. Poche ore sono bastate a Tsipras per stringere una anomala e machiavellica alleanza di governo con il partito dei Greci Indipendenti, formazione della destra nazionalista, guidata da Panos Kammenos, che con il 4,75% si è aggiudicata 13 seggi.
STOP AUSTERITY. I due partiti, accomunati dalla acerrima avversione nei confronti delle misure d’austerità richieste dalla cosiddetta “Troika”, formata dal Fondo Monetario Internazionale (FMI), la Banca Centrale Europea (Bce) e la Commissione Europea, potranno cosi contare su una maggioranza di 162 seggi su 300. Il partito Nuova Democrazia, del primo ministro uscente Antonis Samaras, si è fermato al 27,81%, aggiudicandosi 76 seggi; importante risultato del partito di estrema destra Alba Dorata che, con il 6,28% dei voti e 17 seggi, diviene il terzo partito greco; seguono il nuovo partito To Potami del giornalista Stavros Theodorakis con 17 seggi (6,05%), i comunisti del Kke con 15 seggi (5,47) e i socialisti del Pasok con 13 seggi (4,68%).
STRANA COPPIA. Quella che è subito stata definita la “strana coppia”, per via delle opposte visioni ideologiche, temperate dalla comune ostilità per le politiche di “lacrime e sangue” della “Troika”, sembra fare parte di una attesa e pianificata strategia e, in tal senso, il leader dei Greci Indipendenti aveva già ipotizzato un tale scenario nello spot della sua campagna elettorale nel quale si vedeva egli stesso aiutare un bambino di nome Alexis a non far deragliare il proprio trenino elettrico. Una chiara metafora di propaganda elettorale che si concludeva con il profetico auspicio: «Vogliamo essere la valvola di sicurezza del paese».
Dopo aver stretto il fulmineo accordo di governo con il partito di Kammenos, Alexis Tsipras, ha giurato come primo ministro greco, davanti al presidente Karolos Papoulias. Il neo-premier, ateo convinto, ha voluto dare subito un segnale di rottura rispetto ai protocolli e alla tradizione, scegliendo di giurare sulla Costituzione piuttosto che sulla Bibbia.
All’indomani della ampia vittoria, il leader di Syriza, di fronte alla folla festante riunita all’università di Atene, ha dichiarato come il voto dei greci abbia «spezzato il circolo vizioso dell’austerità», auspicando un diverso percorso europeo fondato su nuovi paradigmi: «la Troika è una cosa del passato. Il voto contro l’austerità è stato forte e chiaro». La vittoria del partito anti-euro ha suscitato immediate e divergenti reazioni del mondo politico e finanziario.
LE REAZIONI. Da Berlino, Steffen Seibert, portavoce della cancelliera Angela Merkel, ha commentato i risultati delle elezioni, ricordando alla Grecia che «gli impegni vanno mantenuti». Anche Jens Weidmann, presidente della Bundesbank, prima ancora dei risultati definitivi, ha lanciato il proprio monito, dichiarando: «La Grecia rispetti gli impegni, fare le riforme è nel suo interesse».
In Francia, esulta invece Marine Le Pen, presidente del Front National, la quale, intervistata alla radio “RTL”, si è detta felice, «per lo schiaffo democratico mostruoso che il popolo greco ha dato all’Unione europea».
LE RIPERCUSSIONI. La netta vittoria di Syriza sembra essere destinata ad avere profonde ripercussioni non solo su Atene, ma sull’intero fragile scacchiere europeo. Essa infatti, se da un lato infonde fiducia e nuove energie alle, ormai sempre più numerose, formazioni politiche anti europeiste, dall’altro rappresenta il fallimento del progetto tecnocratico dell’Unione Europea, rischiando di innescare un pericoloso effetto domino negli altri Stati europei sottoposti alle severe e sterili ricette di risanamento e austerità della “Troika”. (Lupo Glori)