(di Mauro Faverzani) Secondo le “anime belle” di certo cattolicesimo nostrano, ma probabilmente anche secondo i vertici del Partito comunista cinese – convinti forse che tutti i Cattolici siano come le suddette “anime belle”… –, sarebbe sufficiente una visita turistica di un quarto d’ora da parte del presidente Xi Jinping presso la splendida Cappella Palatina di Palazzo Reale a Palermo, per cancellare dall’immaginario collettivo decenni di martirii, di persecuzioni, di lutti, di sangue, di dolore, di torture, di laogai e per dimostrare al Pontefice l’efficacia dell’accordo segreto segretissimo stretto tra Cina e Vaticano sulla testa dei fedeli e dei Vescovi (quelli legittimi), sentitisi ovviamente traditi.
Accordo, oltre tutto, che non ha bloccato lo stretto controllo di regime sull’amministrazione di qualsiasi organizzazione religiosa cinese. E che non ha fatto cessare minimamente arresti, violenze, sequestri, vessazioni, demolizioni di chiese, abusi, divieti e quant’altro. A partire dai testi sacri.
È in corso infatti una sorta di «sinizzazione» della Sacra Scrittura, attuata con l’intento di epurarla da qualsiasi elemento ritenuto «sovversivo e straniero», omologando così la Dottrina cristiana alla «cultura cinese» ovvero ai «valori del socialismo». Così la teologia si piega ad una mera ideologia, travestita da «coscienza nazionale». L’unico ritenuto autorizzato a compiere tale improbabile, ma sistematica reinterpretazione dei testi sacri è infatti lo stesso regime comunista, ergo ateo. E già da qui è facile comprendere quale sorta di corto circuito intellettuale si sia verificato.
Non solo: chiunque venga sorpreso a diffondere idee «religiose» fra gli studenti (specie se idee «occidentali», come il Cristianesimo) dev’essere perseguito ed ai suoi compagni dev’essere imposto di respingerle e combatterle, sotto giuramento.
Intendiamoci: al bando sono finiti anche tutti i testi, che, secondo l’intellighentsia cinese, diffondano «valori occidentali» come democrazia e Stato di diritto. Che però si arrivi al punto da “riscrivere” la Sacra Bibbia ad uso e consumo del “verbo” socialista è veramente troppo.
Eppure l’ansia d’imporre l’ideologia a tutti i costi è ormai un’autentica ossessione per le autorità cinesi. È stato lo stesso presidente Xi Jinping, ad esempio, a raccomandare agli insegnanti d’inculcare patriottismo e comunismo nelle teste dei loro alunni, «nutrendo» in essi un’autentica fede verso il Partito e rifiutando le «idee sbagliate». Il Paese deve insomma sfornare, «generazione dopo generazione», giovani, «che sostengano il governo del Partito comunista cinese ed il sistema socialista della Cina».
Due considerazioni: 1) quali frutti positivi, alla fine, ha sortito l’accordo con la Santa Sede? A giudicare anche da queste notizie, non se ne vedono. 2) è questa la Cina, che dovrebbe piacerci tanto? Quando sarà possibile porre il tema anche nelle sedi istituzionali e vaticane? (Mauro Faverzani)