Il MES e la UE ai tempi del Coronavirus

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(Luca Della Torre) Nell’assordante silenzio tenuto dai grandi massmedia italiani che sostengono politicamente il governo giallorosso del Presidente del Consiglio Conte, con pochissime eccezioni sull’argomento, stanno sfuggendo quasi del tutto all’opinione pubblica gli enormi rischi che comporta l’ipotesi di ricorso da parte del governo sostenuto dal Partito Democratico e dal Movimento 5Stelle al MES, il Meccanismo Europeo di Stabilità, lo strumento della Ue che svolge la funzione di sostegno economico ai Paesi membri dell’Unione europea in caso di gravi crisi economiche, come quella determinata dalla pandemia del Covid-19 scatenata dalla irresponsabile condotta della Repubblica popolare cinese. Nella attuale fase di profonda incertezza economica, finanziaria e politica seguita alla drammatica pandemia da Covid-19, il dilemma a cui è chiamata l’Italia – come parecchi altri Stati membri dell’Unione europea – è se dare ora la massima priorità alla tutela della salute dei cittadini, a causa della crisi sanitaria, o guardare con maggiore attenzione alla drammatica situazione economica in cui versa il Paese, non meno preoccupante.

Il ricorso al MES, meglio noto come “fondo salva Stati” della Ue, è però al tempo stesso il vero banco di prova della tenuta della piena sovranità e dell’indipendenza politica di uno Stato, in quanto le conseguenze previste dal perverso sistema economico sovranazionale ideato dai banchieri tedeschi e francesi in accordo con il Fondo Monetario Internazionale, si traducono di fatto in una serie di stringenti condizioni capestro per i Paesi beneficiari, e de facto contemplano una completa espropriazione del potere politico degli Stati nazionali a favore di lobbies internazionali che poco o nessun interesse hanno per il rispetto del primato politico sovrano degli Stati.

Giovedì scorso 23 aprile si è svolto il più importante evento politico dell’Unione europea in questa fase di profonda crisi politico economica: la riunione del Consiglio dei capi di Stato e di governo Ue, al fine di definire le best practices – proposte, iniziative – da adottare a sostegno dei governi dei singoli Paesi membri, primo fra tutti l’Italia. Come peraltro già ampiamente scontato dagli analisti più attenti e critici del maldestro e sovversivo modello politico dell’Unione europea, la riunione si è risolta in un nulla di fatto, e nell’assordante clamore della più becera retorica europeista, si è confermata la linea dei Paesi nordici, Germania, Francia, Olanda in testa, con al seguito gli Stati scandinavi. Questa linea impone al governo italiano di inginocchiarsi – come letteralmente affermato dal Responsabile tedesco del MES, Klaus Regling, fidato economista della Cancelliera Angela Merkel – alle umilianti condizioni di vassallaggio politico che la cosiddetta Troika imporranno ai poteri di governo dell’Italia. Il governo Conte, che annaspa e non è assolutamente in grado di far valere il proprio inesistente peso politico sarà costretto, pur di sopravvivere al potere, ad accettare il capestro del MES, scaricando sui cittadini italiani le drammatiche conseguenze economiche di tale scelta.

Facciamo un poco di chiarezza a beneficio del lettore per comprendere appieno la gravità dello strumento economico finanziario del MES europeo, che in realtà è un deleterio pericolosissimo grimaldello per privare della sovranità politica gli Stati membri ed i propri cittadini. Apparentemente il MES – uno strumento ideato con un trattato della Ue nel 2012 in piena crisi economica internazionale – risponde alla “nobile” esigenza di accorrere in soccorso di quegli Stati membri che abbiano necessità di prestiti finanziari eccezionali per fronteggiare uno stato di crisi interna che possa tradursi nel fallimento delle casse dello Stato.Tutto ciò in una logica – soavemente diabolica in verità – di perseguimento politico ed economico del “bene comune” dell’Unione europea, in altre parole di mutuo soccorso reciproco.

In realtà il MES impone che lo Stato beneficiario sia in grado di garantire la cosidetta “sostenibilità del debito contratto”, ovvero sia in grado di restituire il finanziamento ricevuto ad alto tasso di interesse, secondo la più fredda e burocratica logica finanziaria del mercato: con buona pace per gli intenti ecumenici di solidarietà europea sbandierati ipocritamente in nome degli ideali dei padri fondatori dell’Europa, i cattolici Adenauer, De Gasperi, Schuman.

Nel caso lo Stato beneficiario non risulti in grado di garantire con rigore la sostenibilità del debito contratto ecco che scattano le tremende clausole “capestro” previste dal MES: gli organi di governo del MES, la cosidetta Troika, istituzione internazionale che riunisce i poteri della Banca Centrale Europea, della Commissione Ue, del Fondo Monetario Internazionale, avranno il diritto-potere di imporre ai governi nazionali – l’Italia in questo caso – leggi, norme, regole che dovranno essere automaticamente recepite nella legislazione italiana al fine di recuperare il credito finanziato attraverso il MES.

Un effetto drammatico di spoliazione della sovranità politica nazionale, poiché a quel punto, attraverso le logiche perverse dell’austerità e della ristrutturazione del debito nazionale imposte dagli accordi sottoscritti, l’Italia verrà consegnata a presso di svendita alle logiche usuraie delle banche tedesche, francesi, e della finanza internazionale: la restituzione del prestito ottenuto si tradurrà ad esempio nella svendita obbligata dei titoli di Stato italiani che i cittadini hanno acquistato e depositato nelle banche ad un valore tagliato, cioè abbattuto, riducendo in povertà la classe media di laboriosi risparmiatori; si tradurrà nella svendita a presso d’occasione di autentici pilastri strategici dell’industria nazionale, imprese di grande pregio a livello internazionale come ENI nel settore petrolifero energetico, Generali in ambito assicurativo, Leonardo nel settore degli armamenti.

Il processo di sottoposizione ad uno stato di “amministrazione controllata”, in cui il potere politico sovrano dello Stato italiano viene de facto esautorato a favore di poteri forti finanziari – non politici, e soprattutto non italiani – come la BCE ed il FMI è la cartina di tornasole della piena autorevolezza delle ragioni del pensiero sovranista, necessario a combattere la logica politica perversa della globalizzazione, in cui i processi decisori sulla sorte di una società civile passano con brutale indifferenza sopra le teste dei cittadini, delle loro tradizioni culturali, politiche, religiose, insomma della loro identità etica e morale di comunità sociale che si giustifica e legittima ben oltre le neutrali diaboliche logiche dell’interesse finanziario della globalizzazione. Paradossalmente in Europa l’Italia rappresenta un caso topico, la punta dell’iceberg, oggetto visibile delle mire totalitarie della schizofrenica perversa logica dellelobbies che sostengono i processi politici di globalizzazione internazionale.

Infatti in seno alla Ue l’Italia è, assieme a Francia e Germania, l’unico Paese cosidetto “pagatore netto”: ciò significa che solo codesti Stati versano nella casse della Ue ben più danaro di quanto ne ricevano. In buona sostanza, l’Italia “mantiene” tutti gli altri Stati membri della Ue, in virtù del proprio enorme Pil. Dai ricchi piccoli Stati del nord Europa, Svezia, Danimarca, Olanda, Finlandia, ai poveri Paesi dell’area orientale post-sovietica ancora in fase di ristrutturazione politico economica dopo cinquant’anni di tirannia comunista, ai poverissimi Stati del Mediterraneo come Grecia, Portogallo, Cipro: ebbene, tutti codesti membri dell’Unione sono de facto mantenuti grazie ai fondi in surplus versati da Italia, Francia, Germania. Non solo: l’Italia, per quanto di ciò siano a conoscenza solo gli addetti ai lavori, è uno Stato assai virtuoso, in quanto da decenni oramai spende molto meno denaro di quanto riceva a livello annuale in tassazione fiscale dai propri cittadini: è come si dice in “regime di avanzo primario”, cioè non dilapida soldi pubblici.Il problema di fondo che stringe per il collo politcamente l’Italia è dato infatti dagli esorbitanti importi che ogni anno deve invece pagare in termine di interessi alla finanza internazionale, alla BCE, per il debito pubblico contratto parecchi decenni orsono.

Questo quadro dimostra inoppugnabilmente le piene ragioni dei fautori del cosidetto “sovranismo”, cioè un modello politico che sappia con pugno di ferro mantenere saldo il legame tra i processi decisionali politici di uno Stato e la sua economia e finanza: un modello che, a dispetto della logica provincialista e ottusamente internazionalista della sinistra europea, ha pieno efficace successo tra i Paesi più stabili e prosperi del pianeta, siano essi democrazie o regimi autoritari, come il Giappone, gli USA, la Gran Bretagna, la Russia, la Cina. 

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