Il dilemma ecumenico di Francesco in Ucraina

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Dalle ultime notizie sembra che l’esercito russo sia sul punto di invadere l’Ucraina e i leader cattolici, incluso papa Francesco, hanno insistentemente sollecitato una pacificazione. I leader cattolici dell’Ucraina hanno riferito che i loro territori sono uniti, religiosamente e politicamente, contro l’incursione russa nel Paese, facendo eco agli appelli della comunità internazionale per il supporto e le preghiere.

Figura chiave tra i leader mondiali che chiedono la pace c’è papa Francesco che «ripone molta fiducia nella popolazione ucraina, anche se la maggioranza non è cattolica», secondo il nunzio apostolico a Kiev. Ma alcuni leader cattolici locali hanno richiesto un intervento diretto del Papa.

L’Arcivescovo Sviatoslav Shevchuk, capo della Chiesa Ucraina Greco Cattolica, ha rivolto un recente appello al Santo Padre chiedendo una visita in quei territori, sostenendo che molti ucraini credono che una visita papale possa prevenire una quasi certa invasione russa. «La gente dice che se il papa viene in Ucraina, la guerra finirà», ha detto Shevchuk la settimana scorsa.

Ci sono tuttavia poche informazioni da Roma sul fatto che il papa stia pianificando un viaggio-lampo a Kiev. Infatti, mentre Francesco ha denunciato la “follia della guerra” e ha fatto appelli urgenti per la pace, non ha fatto una condanna esplicita della Russia come aggressore, anche se i leader cattolici ucraini come Shevchuk hanno denunciato una guerra di aggressione economica, di rafforzamento militare e di incessante disinformazione e propaganda. 

Ma se la minaccia di un conflitto aperto sembra ora vicina alla certezza, e se Francesco decide che non può rischiare un viaggio in Ucraina, la situazione solleva un’altra domanda sul programma di papa Francesco nei mesi a venire, e sulla prospettiva dei suoi sforzi per promuovere l’unità ecumenica con il capo della Chiesa ortodossa russa, che conta 110 milioni di membri. Può un’invasione russa dell’Ucraina bloccare i piani di uno storico incontro tra papa Francesco e il patriarca Cirillo di Mosca, che è primate della Chiesa Ortodossa Russa dal 2009? Probabilmente sì.

I funzionari ortodossi russi hanno detto ai media statali a dicembre che i piani stavano procedendo per un incontro nel 2022 tra papa Francesco e il patriarca russo. E Francesco stesso ha confermato recentemente che i piani di incontro erano in corso, dicendo in una conferenza stampa il 6 dicembre durante un volo che «un incontro con il patriarca Cirillo non appare troppo lontano».

Francesco e Cirillo hanno avuto uno storico, quanto meno inusuale, incontro esattamente sei anni fa, il 12 febbraio 2016. Si sono incontrati nella sala d’attesa di un aeroporto a L’Avana mentre il Papa stava andando in Messico. Fu il primo incontro tra il Papa e il patriarca della Chiesa Ortodossa Russa, che è la più grande Chiesa Ortodossa al mondo. La Santa Sede disse che quello del 2016 fu un momento di fraternità, e da allora c’è stata speranza in Vaticano per un altro incontro tra i vari sforzi del pontefice per approfondire i legami con un certo numero di patriarchi ortodossi.

Ma se Putin davvero invaderà l’Ucraina, appare improbabile che il pontefice e il patriarca possano riuscire ad organizzare un incontro. Per il patriarca Cirillo, sarebbe probabilmente considerato come una vittoria nelle pubbliche relazioni riuscire ad avere in patria un secondo storico incontro con il vescovo di Roma mentre il suo Paese sta invadendo l’Ucraina ancora di più di quanto non abbia già fatto. 

Ma un incontro con Francesco potrebbe essere considerato un tradimento, specialmente tra la gerarchia della Chiesa greco-cattolica ucraina, la più grande delle 23 Chiese cattoliche orientali in comunione con Roma.

L’arcivescovo cattolico ucraino Borys Gudziak ha detto a The Pillar il mese scorso che crede che la Chiesa ortodossa russa sarebbe complice di un’invasione dell’Ucraina guidata da Putin. L’arcivescovo ha detto che è «scioccante» che «la Chiesa ortodossa russa cammini a braccetto con un assalto militare aggressivo contro un paese e una società democratici». Questo sentore è ampiamente condiviso tra la gerarchia greco-cattolica ucraina. Se il Papa si impegnasse fraternamente con Cirillo mentre i vescovi ucraini lo accusano di aiutare un’annessione violenta del loro paese, sarebbe, ovviamente, una dichiarazione non da poco per quei vescovi ucraini e il loro popolo – molti dei quali nutrono già una serie di insicurezze di lunga data sulla parità della loro comunione con Roma.

Nel caso di un’invasione russa dell’Ucraina, un incontro tra il Papa e il patriarca Cirillo avrebbe anche un enorme significato ecumenico tra i cristiani ortodossi, a causa delle divisioni in corso all’interno dell’ortodossia su un complesso insieme di fratture e scismi tra gli ucraini di religione ortodossa. In particolare, il riconoscimento nel 2018 della Chiesa ortodossa ucraina come autocefala, indipendente e autogestita, è stata una questione profondamente divisiva all’interno della Chiesa ortodossa. 

La Chiesa ortodossa russa ha a lungo rivendicato la giurisdizione spirituale sull’Ucraina, e ha rifiutato il riconoscimento di un patriarcato ortodosso ucraino autonomo. D’altra parte, il patriarca di Costantinopoli, che dovrebbe essere riconosciuto come il primus inter pares dei leader ortodossi, ha guidato un certo numero di gerarchi ortodossi nel riconoscere formalmente la Chiesa ortodossa indipendente di Ucraina.  Questo disaccordo ha portato a una decisione formale del 2018 da parte della Chiesa ortodossa russa di “rompere la comunione eucaristica” con Costantinopoli per l’accettazione di quella che ha definito la Chiesa ucraina “scismatica”. 

La questione non è ancora stata risolta. Ci si aspetta infatti che una presa di potere russa in Ucraina includa la soppressione della Chiesa ortodossa indipendente del paese. Se papa Francesco dovesse incontrare Cirillo mentre la Chiesa russa assorbe la Chiesa ortodossa dell’Ucraina, il suo rapporto con gli altri gerarchi ortodossi, incluso il Patriarca di Costantinopoli, diventerebbe a dir poco teso.

Si dà infatti il caso che le tensioni religiose e politiche nelle relazioni russo-ucraine si allineino. Mentre il patriarca di Mosca ha insistito che la Chiesa ortodossa di Ucraina è una fazione ribelle e non rappresenta i cristiani ortodossi del paese, questa, in realtà, conta tra i suoi membri la maggioranza dei cristiani ortodossi del paese. 

Ma, anche se gli ortodossi dell’Ucraina sono divisi tra loro su questioni ecclesiastiche, sono uniti nell’opporsi a una nuova invasione russa del loro paese, almeno secondo i leader cattolici locali. 

L’arcivescovo Gudziak ha detto a The Pillar a gennaio che c’è solidarietà tra i cristiani del paese, anche se il governo russo ha usato la religione come pretesto per la sua invasione della Crimea otto anni fa. «Non si tratta di difendere la Chiesa ortodossa russa, perché molte di quelle persone che sono state uccise [in Crimea] erano battezzate nella Chiesa ortodossa russa», ha detto. «I russi stanno uccidendo i russofoni, stanno uccidendo i membri della Chiesa ortodossa russa, e la ragione è che l’Ucraina è una democrazia nascente e, per molti versi, vibrante».

Gli Stati Uniti e altri Paesi hanno avvertito i loro cittadini di lasciare l’Ucraina, con la prospettiva di un conflitto armato apparentemente imminente. Se dovesse scoppiare la guerra in Europa orientale, con l’Ucraina che si difende da un’ondata di soldati russi, le ambizioni ecumeniche del papa – e i suoi piani per un incontro con il vescovo Cirillo – diventeranno quasi certamente una vittima dell’invasione. (JD Flynn e Ed. Condon, Russian roulette: The pope’s ecumenical dilemma in Ukraine, in The Pillar, traduzione della Redazione)

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