(di Alfredo De Matteo) La battaglia istituzionale e politica per imporre al Paese le unioni omosessuali è solo l’obiettivo più importante di una guerra a tutto campo contro la legge naturale e divina che non tralascia alcun ambito della società civile; il più battuto è senz’altro quello culturale e massmediatico dove, con tempismo e precisione, le avanguardie rivoluzionare lanciano la loro velenosa offensiva tesa a dar man forte alle linee di combattimento più avanzate.
Il film più reclamizzato di quest’autunno, che uscirà nelle sale cinematografiche ad ottobre, narra la storia di due donne che vivono una relazione amorosa tormentata, in cui una delle due, oltre ad avere alle spalle un matrimonio fallito ed un figlio adulto che le fa da padre, ha una vita sessuale “fluida”. Tuttavia, il filo conduttore della pellicola commedia, le cui protagoniste sono interpretate da due attrici di fama internazionale come Sabrina Ferilli e Margherita Buy, sono i “sentimenti” in generale e non la relazione sessuale tra le due donne, che rimane sullo sfondo, probabilmente a sottolineare la pseudo normalità di una relazione di coppia tra persone delle stesso sesso.
La stessa regista del film ha dichiarato di essere stata molto attenta a non mostrare scene di sesso esplicito, preferendo aggirarsi tra pigiamoni e matriciane casalinghe, mentre per la Ferilli «questa normalità è il valore aggiunto, in un Paese bigotto come il nostro, che lascia per strada tutti, figurarsi chi non è normale. Togliendo la parola “sesso”, le cose sarebbero più accettabili».
Il film, malgrado la produttrice Francesca Cima tenga a precisare che Io e lei non si pone l’obiettivo di trainare ideologie né tantomeno entrare nel dibattito, ha ricevuto 500.000,00 di finanziamento pubblico da parte del Mibact ed un contributo, ancora imprecisato, da parte della Regione Lazio. D’altra parte, sono state le stesse attrici protagoniste ad ammettere candidamente che il film è politico e ad auspicare che «la politica faccia qualche passo avanti, anche attraverso un semplice film».
Anche la televisione si pone l’obiettivo di influenzare l’opinione pubblica e di riflesso le forze parlamentari attraverso una serie di trasmissioni costruite ad hoc: Il “Grande Fratello”, il noto reality in cui un gruppo di persone convive per un certo periodo dentro una casa, quest’anno ospiterà un trans. La particolarità è costituita dal fatto che tale persona è un ex novizio di un convento, il quale dopo sei anni ha abbandonato la vita religiosa; ora si sente una donna e si fa chiamare Rebecca anche se tende a precisare di aver conservato la sua fede. La cosa interessante e indicativa è che secondo l’autore del programma tale storia potrebbe servire a spiegare le ragioni umane che si celano dietro la scelta di un transgender.
Qui si potrebbe scorgere il tentativo da parte dei mass media di influenzare non solamente l’opinione pubblica ed i politici ma anche i padri sinodali che, tra le altre cose, nel prossimo sinodo dibatteranno, molto probabilmente, sulle questioni legate alla omosessualità in generale ed alle coppie omosessuali in particolare.
Non v’è alcun dubbio che si assiste ad una vera e propria escalation di attacchi da parte delle avanguardie rivoluzionarie. Da parte nostra non possiamo che rintuzzare attacco su attacco con tenacia e spirito di sacrificio, cominciando ad esempio a boicottare i film e le trasmissioni televisive che surrettiziamente vogliono propagandare, a spese della collettività, la presunta normalità della perversione morale ovvero spacciare per vero ciò che è evidentemente falso. (Alfredo De Matteo)