FAMIGLIA: la sua crisi ha impatto sulla società e sulla Chiesa

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Mai come oggi la famiglia «è vittima di violenti attacchi». Queste parole allarmate sono del Pontificio Consiglio per la Famiglia, presieduto dal cardinale Alfonso Lopez Trujillo, e riflettono le crescenti preoccupazioni sul tema espresse da Benedetto XVI nel suo primo anno di pontificato. In un documento dal titolo Famiglia e procreazione umana, presentato al Papa il 6 giugno 2006, il Dicastero per la Famiglia analizza approfonditamente la crisi dell’istituto familiare, attribuendone la causa all’eclissi di Dio provocata dalla cultura contemporanea.

Le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti: esse vanno dalle manipolazioni tese a separare «il fine unitivo da quello procreativo, la sessualità dall’amore», fino alla legalizzazione di unioni innaturali come quelle omosessuali. La crisi della famiglia ha un pesante impatto sulla società e sulla Chiesa stessa. La famiglia infatti non ha solo il compito di trasmettere la vita mediante la generazione dei figli, ma anche quello, primario, di educare i figli alla fede che essi hanno ricevuto con il battesimo.

Il cardinale Antonio Cañizares, arcivescovo di Toledo, ha affermato, lo scorso 6 luglio, che la crisi della famiglia s’inserisce in una «situazione lacerante» che vede il «dramma dell’apostasia silenziosa di buona parte dei cristiani, di fronte alla secolarizzazione della stessa comunità ecclesiale». Questa situazione chiama la famiglia a rispondere alla propria «missione nobilissima e ineludibile», che è quella di «trasmettere la fede, il che implica la dedizione a Gesù Cristo e l’inserimento nella comunità ecclesiale».

La famiglia tuttavia non è solo una “piccola Chiesa”, è anche una “piccola patria”, senza di cui l’uomo non sopravvive. Essa è infatti una vera società composta da un uomo e da una donna, fondata sul dono mutuo degli sposi e sul loro matrimonio indissolubile. Tra famiglia e società il nesso è logico. «La società infatti», come afferma Pio XII, «è formata non da un conglomerato di individui, esseri sporadici, i quali appariscono un istante per poi svanire, ma dalla comunanza economica e dalla solidarietà morale delle famiglie che, trasmettendo di generazione in generazione la preziosa eredità di uno stesso ideale, di una stessa civiltà, della stessa fede religiosa, assicurano la coesione e la continuità dei vincoli sociali» (Discorso Noi potremmo oggi, del 26 giugno 1940).

L’attuale destrutturazione della società europea è strettamente correlata al processo di disgregazione della famiglia. D’altra parte, quando la società e lo Stato si dissolvono, la famiglia prende il loro posto. È una legge naturale: la natura aborrisce dal vuoto. La negazione della famiglia è iscritta nel codice genetico della Sinistra europea fin dalla Rivoluzione francese. Basterebbe ricordare le opere del marchese de Sade, o dei “padri del socialismo” come Saint-Simon, Fourier e soprattutto Engels, il celebre compagno e protettore di Marx, autore di un’opera su Le origini della famiglia, in cui pretende dimostrare scientificamente che la famiglia, come lo Stato e la proprietà, è una sovrastruttura storica borghese, destinata ad essere superata nell’irreversibile itinerario dell’umanità dalla società arcaica all’utopica società senza classi.I teorici del ‘68 criticarono il marxismo al potere proprio per la sua incapacità di estendere la Rivoluzione dalla sfera politica a quella più propriamente familiare e personale.

 Il ‘68 si proponeva di arrivare a trasformare l’essenza stessa dell’uomo portando la rivoluzione dall’ambito puramente statuale all’ambito familiare, senza limitarsi all’aspetto esteriore e superficiale a cui sembrava condannarla laprospettiva marxista classica. Erano gli anni in cui Pasolini, oggi recuperato anche a Destra, sul “Corriere della Sera” definiva il matrimonio un piccolo patto criminale, e le femministe manifestavano al grido di slogan come «Non più madri, moglie, figlie! / Distruggiamo le famiglie!».Il Paese dove la famiglia oggi è più aggredita, con un radicalismo senza precedenti, è la Spagna.

Basti ricordare che il Governo di questo Paese ha approvato un nuovo certificato di nascita in cui la parole “padre” e “madre” sono sostituite da “progenitore A e progenitore B”; mentre le parole “marito” e “moglie” con quella di “coniuge”: ciò al fine di evitare una individuazione dei sessi, maschile e femminile, che implichi una discriminazione delle unioni omosessuali. La liquidazione della famiglia in Spagna va dal cosiddetto “divorzio express”, fino alla tetra prospettiva di una nuova legge per la “donazione controllata” di cellule e tessuti umani. Non stupisce, in questo scenario, il pesante sgarbo del Primo Ministro José Luis Rodriguez Zapatero, che in occasione della visita di Benedetto XVI in Spagna, nello scorso giugno, non ha voluto assistere alla sua Messa, né essergli accanto nei momenti più importanti della visita.

Può essere interessante notare però che proprio in Spagna, a Valencia, alla vigilia del suo ritorno in Italia, il Papa ha rivolto un appello a gli italiani perché non disperdano «il patrimonio morale, spirituale e sociale del Paese» e difendano la famiglia di fronte alle sfide dell’epoca attuale. Le parole di Benedetto XVI ricordano quelle di Giovanni Paolo II che, nella lettera indirizzata ai vescovi del nostro Paese il 6 gennaio 1994, affermava: «all’Italia, in conformità alla sua storia, è affidato in modo speciale il compito di difendere per tutta l’Europa il patrimonio religioso e culturale innestato a Roma dagli Apostoli Pietro e Paolo».

Di fronte alla crisi della famiglia, che è anche la crisi della società civile e della Chiesa, il popolo italiano ha una grande responsabilità: quella di rivitalizzare le radici cristiane dell’Europa, a partire dalla famiglia, nella fedeltà alla sua storia e alla sua vocazione.

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