Il noto filantropo e tycoon sudafricano Elon Musk negli ultimi tempi è stato più volte al centro del dibattito pubblico, non solo per le sue fortunate e innovative operazioni imprenditoriali, ma anche per le sue prese di posizione politiche controcorrente che ne hanno fatto un paladino della lotta alle “élites globaliste”. Ma qual è il reale pensiero e la visione politica di Musk? Un interessante saggio, a cura del giornalista Fabio Chiusi, dal titolo L’uomo che vuole risolvere il futuro. Critica ideologica di Elon Musk (Bollati Boringhieri, Torino 2023), cerca di rispondere a tali quesiti andando ad indagare la matrice culturale e filosofica che ispira il neo CEO di Twitter ed ideatore dei futuristici progetti SpaceX, Tesla, Starlink, Neuralink.
Secondo Chiusi, Musk rappresenta meglio di ogni altro il mito “soluzionista”, che ha il suo centro propulsore nella Silicon Valley, e che si propone di salvare il mondo attraverso appunto “soluzioni” tecnologiche in grado di erodere progressivamente l’intervento e il ruolo dello Stato nei vari problemi di carattere sociale ed economico delle nostre società. Ciò che ha contributo al suo successo e alla sua popolarità, nota l’autore del libro, è che Musk, «contrariamente alla maggioranza dei soluzionisti, qualche soluzione l’ha prodotta davvero».
Intervistato sul sito di informazione cyber, Guerre di Rete, l’autore sottolinea come, in realtà, il fine delle attività imprenditoriali di Musk vada ben oltre i risultati finanziari: «Attenzione, considerare Musk potente solo perché uno degli uomini più ricchi del mondo significa sottovalutarlo. I soldi, per lui, sono solo un mezzo per raggiungere l’obiettivo del mondo perfetto che ha in testa. Ne è un esempio l’operazione Twitter. Musk ha comprato Twitter per 44 miliardi di dollari. Una cifra monstre se si considera che il social non è mai stato una macchina per fare soldi: al momento dell’acquisto perdeva circa 300 milioni l’anno. Perché lo ha comprato, allora? Lo ha spiegato chiaramente all’annuncio dell’operazione: per trasformarlo in uno strumento di libertà di espressione dove dire ciò che si vuole, senza censura alcuna».
Al cuore della filosofia del fondatore di Tesla vi è una fiducia illimitata nella ragione e nelle potenzialità infinite dello sviluppo tecnologico, il pensiero di Musk, sottolinea Chiusi, teorizza infatti, «una sorta di religione laica che invece del sacro ha come pilastro la ragione, lo sviluppo tecnologico e le leggi di natura. Quello che ha in mente è un paradiso terrestre dove, ancora grazie alla tecnologia, non ci saranno malattie, scarsità di risorse e sarà assicurato benessere per tutti. A patto che l’umanità tutta ragioni e si comporti come una unica, enorme intelligenza collettiva intenta esclusivamente a massimizzare il bene aggregato del massimo numero di esseri umani, presenti e futuri (… ) A lui non importa quanto la realtà sia imbevuta di disuguaglianza, discriminazione, violenza. Importa solo quanto questi elementi si possano rimuovere grazie a risposte quantificabili e algoritmiche: li considera problemi di calcolo da risolvere nella maniera più efficiente possibile. Musk non è un socialista è, in sostanza, un libertario che non accetta alcun limite imposto dai governi, è un fan della destra trumpiana che strizza l’occhio a Qanon».
Tale visione affonda le sue radici ideologiche, a sua volta, in un’altro influente movimento sociale e filosofico, noto con il nome di «altruismo efficace” (effective altruism, EA), sorto alla fine degli anni Duemila presso l’Università di Oxford e diffusosi poi principalmente nella Silicon Valley, in particolare tra fondatori di startup, imprenditori digitali, manager di exchange di criptovalute. Secondo gli ideologi di tale movimento bisogna «utilizzare ragionamenti attenti ed evidenze scientifiche di alta qualità per individuare la maniera migliore per aiutare il più possibile gli altri». Tra i suoi maggiori estimatori ci sono supermiliardari come Bill Gates, l’ex CEO dell’exchange di criptovalute FTX, Sam Bankman-Fried, il cofondatore di Facebook, Dustin Moskovitz, oltre allo stesso Elon Musk. Il teorico principale di questo movimento è il giovane filosofo scozzese William MacAskill che nel suo ultimo bestseller, lodato da Musk, What We Owe the Future,afferma come «influenzare positivamente il futuro a lungo termine sia una priorità morale chiave del nostro tempo».
Alla base delle idee di MacAskill, come da lui stesso dichiarato, vi è il pensiero del filosofo australiano Peter Singer, noto, oltre che per le sue posizioni animaliste, anche per il tema dell’altruismo efficace da lui approfondito nel libroLa cosa migliore che tu puoi fare. Una visione filosofica, quella di Singer, puramente utilitarista per la quale il criterio di giudizio di ogni atto morale si misura appunto solo in termini di efficacia effettiva, ignorando qualsiasi altro criterio di ordine morale.
Il concetto di fondo dell’altruismo efficace è che il bene sia misurabile con metodi scientifici, e che dunque sia possibile valutare precisamente gli effetti positivi che le proprie azioni possono generare: da qui l’obbligo morale per ciascuno di migliorare il mondo in cui vive agendo con razionalità ed efficacia. Il movimento ha dato vita a diverse organizzazioni (milionarie) che si ispirano a tali principi: Giving What We Can, un’associazione che incoraggia i propri iscritti a fare una promessa pubblica (pledge) in cui si impegnano a donare il 10% del proprio reddito a favore delle proprie cause. Give Well, un valutatore di organizzazioni non-profit per individuare le più efficaci sulle quali far confluire le donazioni. 80,000 Hours, un servizio di orientamento verso carriere etiche in grado di contribuire in maniera concreta alle priorità dell’agenda di sviluppo globale. ACE – Animal Charity Evaluators , un valutatore di organizzazioni che si occupano di “diritti” e benessere degli animali per identificare le charities più efficaci sulle quali far convogliare le donazioni.
Parente diretto della filosofia dell’“altruismo efficace” è il “lungotermismo” (longtermism, in inglese), una sorta di vera e propria religione laica, che affonda le radici nel transumanesimo e che ha il suo padre fondatore nel filosofo svedese Nick Bostrom, direttore del Future of Humanity Institute e autore di un bestseller internazionale dal titolo Super Intelligence. L’obiettivo di questo movimento è quello di garantire il futuro della razza umana in tutte le sue forme e in questa prospettiva si devono “leggere” le dichiarazioni di Elon Musk nei confronti della crisi demografica globale secondo il quale al mondo, «non ci sono abbastanza persone» per conquistare nuovi “spazi” e popolare nuovi pianeti: «dobbiamo diventare una specie multi-planetaria» ha affermato a tale riguardo il fondatore di SpaceX, che sogna di trasferire gli esseri umani su Marte a bordo dei propri razzi per «salvarli dall’estinzione».
Le fragilità e le contraddizioni dell’“altruismo efficace” e del “lungotermismo” sono infine venute a galla improvvisamente, a novembre 2022, a seguito del clamoroso crac finanziario di FTX, una delle principali piattaforme di compravendita di asset digitali, fondata e gestita dal giovane guru delle criptovalute Sam Bankman-Fried, adepto e seguace della prima ora del movimento fondato da William MacAskill. Oggi l “altruista efficace” Bankman-Fried si trova agli arresti domiciliari e rischia 115 anni di prigione: l’accusa è quella di avere, poco altruisticamente, truffato decine di migliaia di piccoli investitori, mandando in fumo almeno 8 miliardi di dollari.
Soluzionismo, altruismo efficace, lungotermismo: differenti sono le terminologie di tali movimenti filosofici alla base delle visioni “futuristiche” di Elon Musk e compagni, ma identico sembra esserne l’obiettivo, ossia, l’utilizzazione di tutti i mezzi tecnologici a disposizione, senza alcuna remora di carattere etico-morale, per ottenere risultati efficaci e misurabili. Il fine ultimo è quello di costruire un sempreverde “uomo nuovo”, padrone e dominatore della terra, ma senza alcun legame con il cielo.