Wu Heping, portavoce del ministero della Pubblica sicurezza della Repubblica Popolare cinese, accusa i tibetani di «avere organizzato squadre suicide per lanciare attentati violenti» ma Tsering Choedup, coordinatore per l’Asia del sud di International Tibet Support Network, respinge al mittente le accuse bollandole come «un altro tentativo della Cina di farci passare per estremisti e terroristi» e giustificare la repressione violenta.
Wu Heping, portavoce del ministero della Pubblica sicurezza della Repubblica Popolare cinese, accusa i tibetani di «avere organizzato squadre suicide per lanciare attentati violenti» ma Tsering Choedup, coordinatore per l’Asia del sud di International Tibet Support Network, respinge al mittente le accuse bollandole come «un altro tentativo della Cina di farci passare per estremisti e terroristi» e giustificare la repressione violenta.
«È un’accusa inventata dalla propaganda cinese, del tutto priva di fondamento e assurda – continua Choedup – È invece nota l’enfasi dei tibetani per la non-violenza. Gli esuli tibetani sono al 100% seguaci della non-violenza. (…) La propaganda cinese persegue questa strategia dalla prima pacifica marcia il 10 marzo (…). Da allora ci accusano di violenze del tutto slegate alle nostre proteste pacifiche. Dal 10 marzo descrivono i tibetani come violenti e distruttivi, ora parlano al mondo del “terrorismo tibetano”».
Circa le presunte violenze di monaci a Lhasa contro cittadini di etnia cinese e islamica, denunciate da Pechino nei primi giorni delle proteste, il Dalai Lama ha dichiarato che «in una fotografia vediamo un Lama che impugna una spada, ma non è una spada tradizionale tibetana. Sappiano che alcune centinaia di soldati si sono vestiti come monaci».
Choedup aggiunge che «non si tratta solo di una foto, ce l’hanno confermato testimoni oculari che vivono a Lhasa. Attraverso telefoni cellulari che hanno dato a loro parenti, che sono qui in India, ci hanno confermato di avere visto soldati e agenti di sicurezza cinesi cambiarsi con vestiti da monaci e incitare la folla. Dopo le accuse di Wu Heping, temiamo che cinesi possano vestirsi da tibetani e fare attentati».
È altrettanto falso che l’esercito resti a Lhasa per proteggere I cinesi. Al contrario, a detta di Tsering Choedup, «i cinesi Han e gli islamici Hui sono sempre più scontenti per le azioni di Pechino (…). Anche loro sono vittime per la crescente repressione militare e la pesante presenza di soldati nelle strade. Le autorità non hanno colpito solo i tibetani, ma vanno di porta in porta e hanno sigillato l’intera zona».
La fiaccola olimpica sarà a New Delhi il 17 aprile e il ministro indiano per gli Affari esteri ha detto che non vuole azioni che possano «compromettere» le relazioni tra India e Cina. «Stiamo ripensando le nostre proteste – conferma Choedup – non vogliamo assolutamente nuocere al Governo indiano, il nostro obiettivo è solo Pechino. Ora la nostra campagna è “Grida forte per il Tibet”. Stiamo chiedendo ai tedofori di indossare qualcosa che simbolizzi il Tibet. Il divo di Hollywood Aamir Khan ha detto che vorrebbe portare la torcia “con una preghiera nel cuore” per il popolo del Tibet. Noi gli chiediamo di indossare almeno una bandana o una t-shirt che lo ricordi (…). Chiediamo ai Potenti del mondo di boicottare la cerimonia d’apertura».