Il filmato dei poliziotti cinesi che percuotono a sangue i monaci buddhisti diffuso da gruppi di tibetani in esilio è stato «chiaramente ritoccato», sostiene il portavoce del governo cinese Qin Gang. Il 25 marzo scorso un funzionario del governo aveva detto che «alcuni esperti di tecnologia hanno constatato che immagini e sonoro del filmato sono stati montati per far apparire insieme posti, tempi e persone differenti». Ma proprio la diffusione del filmato in questione, secondo l’ipotesi più plausibile, ha indotto il regime di Pechino a bloccare il sito web Youtube e altri siti su cui era possibile vedere il filmato.
«Forse hanno imparato (a ritoccare le immagini, n.d.r.) dai loro colleghi della stampa occidentale», ha accusato il portavoce evitando, però, di definire il video «falso». Secondo Qin Gang nel reprimere le proteste cinesi verificatesi l’anno scorso nel Tibet, le forze di sicurezza cinese «hanno esercitato la massima moderazione» e hanno svolto il loro compito di difesa dell’ordine pubblico «in accordo con la legge». In Cina Youtbe non è accessibile da martedì 24 marzo, quando sono comparsi nel suo archivio il filmato sui tibetani e quello che mostrava il controverso incontro-scontro di una nave da ricognizione americana con motovedette cinesi al largo dell’isola cinese di Hainan.