«Secondo Gallinari, erano mille i militanti di Sinistra a conoscere la prigione di Moro. Nessuno ha parlato, tranne uno, lo studente dell’Autonomia bolognese che attraverso Ciò e Prodi ci indicò il covo di Moretti». Lo rivela Francesco Cossiga nell’intervista di Aldo Cazzullo pubblicata sul “Corriere della Sera” del 14 novembre 2007.
La breve stagione del governo Prodi, si chiude ingloriosamente. Prodi è stato l’unico Presidente del Consiglio italiano a cadere per una sfiducia in aula: la prima volta nell’ottobre 1998, la seconda nel gennaio 2008, dopo neanche venti mesi di governo.
La soddisfazione per la caduta del governo Prodi, uno dei peggiori degli ultimi cinquant’anni, non può non accompagnarsi ad una seria inquietitudine per il futuro, meno roseo di come ci verrà presentato in campagna elettorale, quale che sia l’esito delle elezioni del 13 aprile.
Il risultato più eclatante delle elezioni del 13 aprile non è stato la netta vittoria di Silvio Berlusconi (46,8% alla Camera e 47,3% al Senato), ma la bruciante sconfitta della Sinistra, spazzata via dal Parlamento italiano.
Quali sono le ragioni profonde dell’esito elettorale del 13 aprile? Bisogna partire dalle prime elezioni repubblicane, quelle del 18 aprile 1948, quando la Democrazia Cristiana prevalse massicciamente contro il Partito Comunista.