Ancora profanazioni: non lo si definisca teppismo ordinario

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CristianofobiaSi susseguono inarrestabili i casi di profanazione, ovunque: nella notte tra il 17 ed il 18 luglio nella chiesa di S. Pietro a Les Herbiers in Vandea, Francia, hanno fatto irruzione quattro criminali. Per entrare si sono serviti del ponteggio, presente da mesi per ristrutturare il tetto. Una volta all’interno, uno di loro ha defecato sull’altare, un altro ha urinato nell’acquasantiera. Infine, sono state rovesciate panche, vasi ed è stato completamente svuotato un estintore.

All’indomani, gli operai giunti al cantiere hanno fatto l’amara scoperta. Immediate le indagini avviate dagli inquirenti, positivo l’esito: i quattro autori del gesto sacrilego, giovani originari dell’alta Normandia, sono stati arrestati ed hanno confessato. Massimo il riserbo sui loro nomi, come riferito dal quotidiano Ouest-France. Hanno agito in odio alla religione cattolica, ma non è dato sapere in nome di chi o di cosa, se cioè appartengano a sette o a gruppi. Come a dire: si è scoperto l’esecutore materiale del delitto, però manca il mandante o, quanto meno, non è stato reso noto, benché sia l’elemento davvero decisivo.

A novembre comunque è possibile che si conoscano ulteriori particolari: per allora è stato infatti fissato il processo davanti al tribunale di La Roche-sur-Yon. Compariranno davanti alla Giustizia, ma con un capo d’imputazione veramente risibile a fronte del vero significato dell’atto compiuto ovvero quello di «danneggiamento e furto». Secondo il procuratore della Repubblica, Hervé Lollic, «la motivazione antireligiosa vi sarebbe egualmente riconosciuta». Ammesso che sia così, poteva certamente essere resa più esplicita.

In ogni caso qui è avvenuto un fatto inedito rispetto alla prassi, anche italiana: lo ha riferito l’agenzia L’observatoire de la Christianophobie. Un’organizzazione cattolica, l’Agrif (Alleanza Generale contro il Razzismo e per il rispetto dell’Identità Francese e Cristiana) proprio quest’oggi ha emesso un comunicato, in cui informa d’essersi costituita parte civile al processo, in considerazione dell’immonda profanazione, della devastazione e del degrado arrecato alla chiesa parrocchiale ed, ancor più, attraverso di essa alla Chiesa universale. E’ la prima volta che finalmente qualcuno si muove, per chieder anche legalmente la riparazione del torto arrecato alla nostra fede e con le giuste motivazioni. Speriamo che sia d’esempio anche per altri.

Le occasioni non mancano: in Italia, ad esempio, è stata letteralmente sequestrata una statua raffigurante la Madonna. E’ accaduto nella notte tra il 19 ed il 20 luglio nella frazione di San Giacomo, a Sanremo. Ai fedeli non è rimasto da far altro che raccogliere i vetri infranti della cappella votiva, ov’era posizionata, e prender atto dell’accaduto. Possibile che in questi casi, nel nostro Paese, nessuno si decida a sottolineare come non si tratti di banali atti di teppismo e nessuno ne evidenzi la componente marcatamente cristianofobica? (M.F.)

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