(di Mauro Faverzani)Incredibile! Accade nel Piacentino, a Grintorto di Agazzano, al confine tra Valtidone e Valluretta: qui la chiesetta intitolata a San Michele Arcangelo, risalente al XII secolo ed ancora consacrata, potrebbe presto passare, così com’è, nelle mani di un privato «al prezzo di un monolocale di periferia», come lamentano i fedeli, contrarissimi. A decidere di venderla perché «inutilizzata», sarebbe stato proprio l’Ufficio diocesano per i Beni Culturali. L’acquirente, che sarebbe già in possesso delle chiavi, si sarebbe impegnato a non limitarne l’utilizzo liturgico ed a garantirne cura e manutenzione.
Tuttavia, immediata è stata la replica della comunità locale, che ha davvero mal digerito la notizia: ben quattromila firme contro l’operazione (criticata, anche perché – si lamenta – «avvenuta in silenzio») sono state raccolte nel giro di una settimana, depositate in Curia ed inviate al Vescovo della Diocesi competente, quella di Piacenza-Bobbio, mons. Gianni Ambrosio. Inoltre, ci si è rivolti alla stampa ed è stato aperto un profilo Facebook «Chiesa di Grintorto Comunità». Tutto questo, per spiegare come l’edificio sacro, dichiarato di interesse storico-artistico dieci anni fa, si trovi in un ottimo stato di conservazione, sia tutt’altro che abbandonato e venga ancora utilizzato per matrimoni, funerali e Messe di suffragio. Ogni primo sabato del mese, alle ore 18, vi ha inoltre luogo una celebrazione liturgica. La stessa organizzazione cattolica dei Templari di San Bernardo si è detta disponibile a prestare servizio nella struttura (come già ha fatto a Borgotrebbia), assicurandone il presidio e l’utilizzo, a patto però ch’essa resti diocesana e non divenga proprietà privata.
La diffidenza dei fedeli parte da lontano: nel 2008 allo stesso privato, che ora vorrebbe la chiesetta, fu già venduta la canonica con alcune prescrizioni: una della Sovrintendenza, che ne chiedeva un sollecito restauro, e due della Curia, che voleva la realizzazione dei servizi igienici e di un ripostiglio. Però la comunità locale osserva come nulla di tutto questo sia stato fatto, evidenziando anzi tutt’attorno uno stato di degrado con erbacce alte, rovi e canne di bambù mai potate. Senza che alcuno, al momento, abbia mosso osservazioni. Ora la gente teme, tra l’altro, che un privato possa concedere l’uso della chiesa anche ad altre confessioni, oltre a quella cattolica, o destinarla a fini non propri. Perché procedere all’acquisto senza limitarsi piuttosto, com’è consuetudine, ad una donazione di pari o anche inferiore importo, come tanti han fatto, anche in passato, pretendendo al massimo d’esser ricordati su di una lapide o di una targa?
Tanti gli interrogativi rimasti senza risposta ed è questo ad impensierire: il timore che Grintorto possa rivelarsi il prototipo di una serie di iniziative analoghe anche oltre i confini della Diocesi di Piacenza-Bobbio… (Mauro Faverzani)