Quest’anno la data del 13 maggio, 106° anniversario delle apparizioni di Fatima non è passata inosservata. Ha colpito l’inaspettata visita in Vaticano del presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelens’kyj, proprio sabato 13 maggio, dopo avere incontrato il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e il presidente del Consiglio Giorgia Meloni, e il fatto che lo stesso giorno la Fondazione Lepanto abbia svolto a Roma un convegno su Fatima l’Ucraina nel momento storico attuale, con la straordinaria partecipazione dell’arcivescovo Svjatoslav Ševčuk, in collegamento diretto on-line da Kyiv. Molte testate, tra cui Il Messaggero (qui) e Radio Maria (qui) hanno dato ampio risalto al convegno promosso dalla Fondazione Lepanto. L’accostamento tra l’arrivo di Zelens’kyj e Fatima è stato sottolineato dallo stesso papa Francesco che, prima di incontrare il presidente ucraino, ha diffuso un tweet con queste parole: «La Madonna di Fatima, Madre di Gesù e nostra, ci aiuti a costruire vie di incontro e sentieri di dialogo verso la pace, e ci dia il coraggio di intraprenderli senza indugio. Preghiamo insieme».
Sempre nella giornata di sabato il Cardinale Segretario di Stato vaticano Pietro Parolin era al santuario di Fatima, in Portogallo, per chiudere il tradizionale pellegrinaggio del 12 e 13 maggio, alla presenza di oltre 200 mila pellegrini provenienti dal mondo intero, ai quali ha ricordato che «la pace si realizza anche attraverso la preghiera e la penitenza».
Come sottolinea Antonio Socci su Libero del 14 maggio, il messaggio di Fatima non si è esaurito con il crollo del Muro di Berlino e la fine dell’Unione Sovietica. Benedetto XVI lo affermò esplicitamente, nel 2010, proprio nel santuario portoghese: «Si illuderebbe chi pensasse che la missione profetica di Fatima sia conclusa». Poi proseguì così: «L’uomo ha potuto scatenare un ciclo di morte e di terrore, ma non riesce ad interromperlo». Commenta Socci: «In effetti il suo successore, Francesco, appena eletto, nel 2013, ha consacrato il suo Pontificato alla Madonna di Fatima e ancora a lei è ricorso quando è scoppiato il conflitto in Ucraina facendo, il 25 marzo 2022, la Consacrazione della Russia e dell’Ucraina al Cuore Immacolato di Maria. Questo atto era stato domandato esplicitamente dalla Madonna ai tre pastorelli (dopo la visione dell’inferno): «Se accetteranno le Mie richieste, la Russia si convertirà e avranno pace; se no, spargerà i suoi errori per il mondo, promuovendo guerre e persecuzioni alla Chiesa. I buoni saranno martirizzati, il Santo Padre avrà molto da soffrire, varie nazioni saranno distrutte. Finalmente, il Mio Cuore Immacolato trionferà. Il Santo Padre Mi consacrerà la Russia, che si convertirà, e sarà concesso al mondo un periodo di pace». Da qui viene la consacrazione voluta da Francesco. Ed ecco perché l’incontro con Zelensky, proprio il 13 maggio, fa riflettere. Naturalmente non si può sovraccaricare troppo l’importanza di questa data. Però è una coincidenza che stupisce ».
Si è discusso tra i cattolici sulla autenticità o integralità del testo del Terzo Segreto di Fatima, rivelato dalla Santa Sede il 26 giugno 2000 e sulla validità della consacrazione della Russia al Cuore Immacolato di Maria, compiuta da Francesco il 25 marzo 2023. A tali controverse questioni, se ne aggiunge una nuova, scrive Fabrizio D’Esposito su Il Fatto del 15 maggio: «La nuova domanda che divide i commentatori cattolici è questa: la Russia di Putin, nazionalista ed ex comunista e alleata della Cina maoista, sta continuando a spargere i suoi errori per il mondo, secondo la visione della Madonna di Fatima?».
Nel corso del convegno promosso alla Lumsa dalla Fondazione Lepanto, è stato lo stesso arcivescovo Ševčuk, Capo e padre della Chiesa greco-cattolica in Ucraina e nel mondo, a rispondere a questa domanda, affermando che «da più di un anno ormai l’Ucraina è vittima di un’aggressione militare russa su vasta scala, che ha portato morte, distruzione e tanta sofferenza sulla nostra terra. Tuttavia, in questo periodo drammatico della nostra vita abbiamo capito che non si tratta soltanto della guerra di un paese contro un altro, né tantomeno di una semplice “operazione militare”, ma di un vero genocidio del nostro popolo e di terribili crimini di guerra della Russia in Ucraina, causati anche dalla distorsione della storia con una esplicita connotazione ideologica».
L’arcivescovo ucraino ha individuato l’origine di questa disinformazione ideologica nella narrazione del patriarca Kiril, ex agente del KGB. «Tante volte abbiamo sentito dai vertici della Chiesa ortodossa russa della presunta diabolica alleanza dell’Ucraina con le forze dell’Ade. Demonizzare l’Ucraina e il mondo occidentale come infedeli senza Dio va di pari passo con la disinformazione al servizio del Cremlino secondo cui l’Occidente intende distruggere i “valori tradizionali”. Invece sempre loro presentano la Russia come protettrice di questi valori tradizionali. Purtroppo, anche l’Occidente per anni ha creduto a questa propaganda, vedendo la Russia come la salvezza dei valori cristiani di fronte a tutte le sfide di oggi».
Sulla base di questa narrazione, ha dichiarato da parte sua il prof. Roberto de Mattei, nel suo intervento alla Lumsa: «Vladimir Putin vuole reinventare il passato e riscrivere la storia della Russia e dell’Europa. (…) La Russia, per essere un reale baluardo della Civiltà cristiana, dovrebbe combattere non l’Occidente in quanto tale, ma la sua decadenza, estirpando il virus del comunismo. Così purtroppo non è. La Russia dice di combattere l’Occidente depravato, ma vuole sostituire le radici romane e cattoliche dell’antico Occidente con nuove radici slave, ortodosse e neo-staliniste, al fine di rendere l’Europa ciò che è geograficamente, ma non spiritualmente: un’appendice del continente asiatico».
Le parole della Madonna non hanno perso dunque la loro straordinaria forza profetica. Ma mentre, fino alla caduta dell’Impero sovietico, il Messaggio di Fatima divideva i cattolici dai comunisti e dai loro alleati, oggi, esso appare come un segno di contraddizione all’interno dello stesso mondo cattolico, che attraversa uno dei momenti più confusi della sua storia. Ne è prova l’intervista dell’arcivescovo Viganò all’emittente russa Rossyia 24 TV, apparsa il 15 maggio 2023. In questa intervista il prelato italiano si presenta come un vibrante difensore del Patriarcato di Mosca aggredito dalle manovre della «élite globalista, che ha come scopo l’instaurazione di una sinarchia totalitaria che prelude all’instaurazione del regno dell’Anticristo». Da parte sua, secondo Viganò, «la Federazione Russa, si sta ponendo in questo momento come un argine al Great Reset, quantomeno nell’opporsi alla perversione dei costumi e alla corruzione dei popoli portata avanti dall’ideologia globalista».
Nessun riferimento, nell’intervista dell’Arcivescovo, al Messaggio di Fatima e alla diffusione degli errori della Russia nel mondo. Nessun riferimento alla conversione della Russia. Nessun riferimento alla Madonna stessa. All’intervistatore che gli chiede di nominare gli scismi della Chiesa che sono avvenuti nella storia del mondo, mons. Viganò risponde citando lo scisma anglicano, ma ignorando quello di Bisanzio che dal 1054 separa e contrappone la chiesa greca a quella di Roma. La Madonna sbagliò presentando la Russia come lo strumento del castigo divino, invece che come la via di salvezza del mondo? Oppure, quando si sostituisce il Messaggio di Fatima con quello del Cremlino, come sembra fare mons. Viganò, è segno che la situazione è drammatica e il compimento della profezia mariana è ormai alle porte?